Nove devastanti e disinformanti luoghi comuni su Islam, terrorismo e immigrazione
di Gianfranco Morra
Chi sono i migliori alleati dell’Isis? Persone che non sanno di esserlo. E che cercano, con i loro sofismi, di trovare argomenti speciosi a favore della pace e della coesistenza. Ottenendo puntualmente il contrario. Riportiamo in grassetto alcuni di questi (s)ragionamenti e facciamo seguire la loro confutazione da parte di antropologi e politologi.
1) Anche l’islamismo è una religione monoteista, ha lo stesso Dio dei cristiani. Occorre un dialogo tra le due fedi. Nel cristianesimo l’essere delle creature partecipa all’essere di Dio come origine. Creatore e creatura sono omologhi. Nell’Islam questa partecipazione manca, le creature sono un prodotto effimero della volontà divina. E tutto ciò che è difforme alla volontà divina non ha titolo alla esistenza, ha solo il diritto ad essere distrutto. Un dialogo è impossibile (G. Baget Bozzo, introd. a S. Nitoglia, L’islam com’è, Il Minotauro).
2) Ciò che abbiamo di fronte non è una guerra di religione. La guerra santa (jihad) è un dovere della fede: contro gli infedeli all’estero e contro gli apostati all’interno. La bandiera saudita ha due emblemi collocati in campo verde. Uno è il credo musulmano: «Non c’è altro Dio che Dio, e Maometto è il profeta di Dio». L’altro è l’immagine inconfondibile di una spada (B. Lewis, La crisi dell’Islam, Mondadori).
3) Il terrorismo non appartiene all’Islam, ma solo ad una piccola setta di fanatici. La maggioranza degli islamici sono moderati. Non credo alla frode dell’Islam moderato. Che è una invenzione, una illusione fabbricata dall’ipocrisia, dalla furberia di chi mente sapendo di mentire. L’Islam moderato non esiste. […] Il terrorismo è solo la punta più barbara della guerra dell’Islam contro l’Occidente. Più perniciose e catastrofiche sono la religione e l’immigrazione, per cui l’Europa è ormai una Eurabia. (O. Fallaci, Discorso del 2005, quando fu insignita dell’Annie Taylor Award; e La forza della ragione, Rizzoli).
4) Ciò che dobbiamo favorire è la formazione di una società multiculturale. I fautori del pluralismo culturale sono molto spesso dei separatisti etnocentrici i quali nella tradizione occidentale non vedono altro che i crimini perpetrati dall’Occidente (A. M. Schlesinger Jr., The Disuniting of America: Reflection on a Multicultural Society, 1992).
5) Abbiamo il dovere di accogliere tutti i migranti. Una nazione ha il diritto di gestire e regolare l’afflusso di gente che vuole entrare a ogni costo, non ha il dovere di aprire indiscriminatamente le proprie frontiere agli islamici, ben decisi a rimanere sostanzialmente «diversi», in attesa di farci diventare tutti sostanzialmente come loro (card. Giacomo Biffi, Sulla immigrazione, LDC).
6) Dell’immigrazione un Occidente indebolito dalla denatalità non può fare a meno. La cultura occidentale è minacciata da gruppi operanti all’interno delle stesse società occidentali. Una di queste minacce è costituita dagli immigrati provenienti da altre civiltà che rifiutano l’assimilazione e continuano a praticare e propagare valori, usanze e culture delle proprie società d’origine (S. P. Huntington, Lo scontro delle civiltà, Garzanti).
7) Occorre promuovere l’integrazione. La politica della cittadinanza a tutti è non solo una politica destinata a fallire, ma anche ad aggravare e rendere esplosivi i problemi che si illude di risolvere. L’immigrazione avviene tra integrabili, concederla a immigrati non integrati non porta a integrazione ma a disintegrazione (G. Sartori, Pluralismo, multiculturalismo e estranei, Rizzoli).
8) Un accordo tra Occidente e Islam è possibile sulla base dei diritti naturali proclamati dall’Onu. Il termine legge va inteso nel senso di shari’a, cioè come totalità degli ordinamenti ricavati dal Corano e dalla sunna e di ogni altra legge dedotta da queste due fonti con metodi ritenuti validi dalla giurisprudenza islamica (Dichiarazione islamica universale dei diritti dell’uomo, 1981).
9) Avremo la pace quando la democrazia sarà accolta dai paesi islamici. L’Islam è storicamente incompatibile con la democrazia. In nessun paese islamico è possibile un’alternanza di governo. Il potere esecutivo è controllato sempre e ovunque da militari o è a loro subordinato; le uniche eccezioni sono le monarchie feudali, prive addirittura di istituzioni e fastidi elettorali (C. Pannella, Piccolo atlante del Jihad, Mondadori).