Agenzia ZENIT giovedì, 21 giugno 2007
La scrittrice ebraica Bat Ye’Or presenta il suo libro “Europa o Eurabia?”
“Cristiani e cattolici nei Paesi arabi e in Medio Oriente rappresentano una minoranza sempre più esigua – ha spiegato il professor De Mattei –. Ciò avviene non soltanto nel martoriato Iraq, (dove attualmente i cattolici sono 25mila) ma anche nella ‘laica’ e ‘pacifica’ Turchia che cent’anni fa contava due milioni di cristiani cattolici o ortodossi, scesi a 100mila al giorno d’oggi”.
“A tale inquietante realtà – ha proseguito De Mattei – si aggiunge la progressiva islamizzazione dell’Europa, favorita dalla forte crescita demografica dei musulmani e condotta con un criterio simile a quello dell’egemonia gramsciana”.
“Come devono agire cristiani e occidentali di fronte a tale sfida? Ci sentiamo dire che dobbiamo evitare scontri di civiltà e islamofobia: un po’ come era nello spirito della ‘distensione’ nei confronti del blocco sovietico nei primi anni Sessanta”, ha osservato lo storico.
“Quella linea di ‘dialogo’ nei confronti del comunismo, però, non diede i frutti sperati. Sono stati, invece, l’approccio decisionista di Ronald Reagan e la nuova evangelizzazione di Papa Giovanni Paolo II a mettere finalmente al parola fine alla tragedia del socialismo reale”, ha continuato.
“Oggi noi cristiani siamo fuorviati dal grosso equivoco di confondere l’evangelizzazione con l’azione diplomatica (spettante alla Santa Sede) – ha detto ancora il Presidente del Cnr –. Tutti i più importanti Papi sono stati abili nel conciliare i due aspetti e i cattolici laici devono fare altrettanto, curandosi di annunciare la verità”.
“Non si tratta di evocare alcuna crociata – ha concluso De Mattei –. Le crociate del resto non furono un atto aggressivo ma difensivo: nessun cristiano, a quei tempi si sarebbe mai sognato di dire: ‘sottometteremo La Mecca!’. L’unico tipo di conquista auspicabile per i cristiani nel mondo arabo è la conversione dei musulmani. Se oggi un francescano partisse per l’Afghanistan con l’intenzione di convertire Bin Laden sarebbe preso per folle o esaltato. Eppure è proprio quello che San Francesco tentò di fare nel 1200 con il sultano d’Egitto”.
Ha preso poi la parola Bat Ye’Or, per illustrare i contenuti del proprio libro a partire dall’islamizzazione del Nord Africa e del vicino Oriente. Un processo storico, quest’ultimo, ricco di sfaccettature ma con due parole chiave imprescindibili.
“Le parole-chiave – ha spiegato Bat Ye’Or – sono jihad e dihmmitudine. La jihad, a differenza delle crociate che furono un evento circoscritto e contestuale ad un’epoca, è una vera e propria strategia teologica di lungo periodo, avente ad oggetto l’islamizzazione del mondo e degli ‘infedeli’. Le fonti della jihad stanno proprio nei testi sacri musulmani. Con la globalizzazione essa ha assunto dimensioni mondiali”.
“La dhimmitudine (dall’aggettivo dhimmi) simboleggia altresì la sottomissione dei fedeli ad Allah e può avere tre conseguenze: la resistenza all’invasore islamico; la sottomissione e l’emarginazione con conseguenti discriminazioni; la completa e definitiva conversione all’Islam”.
“A partire dagli anni ’70 – ha denunciato la scrittrice – complice la crisi petrolifera e il conflitto israelo-palestinese, l’Unione Europea ha iniziato la sua resa nei confronti della Lega Araba e della Jihad, alleandosi a Yasser Arafat, precursore del terrorismo palestinese”.
“L’Europa si è dunque alleata al terrorismo arabo e palestinese in funzione anti-israeliana e anti-americana – ha proseguito Bat Ye’Or –. Le conseguenze di ciò sono anche a livello accademico con la progressiva palestinizzazione delle università che hanno iniziato ad inculcare il senso di colpa tra gli occidentali e un cinismo morale che porta a tacere la persecuzione dei cristiani in Medio Oriente e del genocidio in Sudan”.
“Altra conseguenza è stato l’avanzare del multiculturalismo – ha detto ancora la studiosa – considerato lo strumento principe per garantire la pace nel Mediterraneo. Sistemi elitari sovragovernativi hanno assecondato il sodalizio franco-arabo, rinnegando il progetto originario della comunità europea”.
“Tra gli obiettivi: accogliere indiscriminatamente milioni di immigrati dall’altra sponda del Mediterraneo, combattere l’islamofobia e purgare il cristianesimo delle sue radici giudaiche”.
“Questo progetto – ha concluso Bat Ye’Or – porta acqua al mulino di chi si batte per l’unificazione della Umma mondiale saldando due sponde del Mediterraneo nel segno del panislamismo. L’Unione Europea ha quindi posto le condizioni per la ‘libanizzazione’ dell’Europa”.
A commento dei contenuti del libro di Bat Ye’Or è intervenuto Marcello Pera, filosofo e Presidente del Senato dal 2001 al 2006. “È stato concluso un vero e proprio contratto tra Europa e Islam – ha esordito il senatore – che ha portato ad Eurabia, continente in balìa della paura, del silenzio, della dissimulazione e della diffamazione”.
“I sintomi più evidenti – ha proseguito Pera – sono stati la crescita dell’antisemitismo, dell’antiamericanismo e l’adesione alla causa antipalestinese. È seguita la stesura di un trattato costituzionale europeo che, se fosse stato approvato, sarebbe stato la pietra tombale dell’Europa, oltre che un errore storico ed identitario”.
“Abbiamo rinnegato le nostre radici cristiane – ha ribadito Pera – e, insieme ad esse, abbiamo iniziato a censurare i nostri simboli religiosi: dai crocifissi ai presepi, dai canti natalizi alle opere d’arte”.
“Le violenze anticristiane in Medio Oriente, gli attentati alle ambasciate e ai consolati non sortiscono alcuna reazione. In compenso le vignette satiriche su Maometto sono state severamente condannate, mentre il papa è stato lasciato solo dopo il discorso di Ratisbona”.
“Quanto al multiculturalismo – ha proseguito Pera – esso è l’altra faccia del relativismo e non porta alcun tipo di integrazione, né assimilazione: ha invece prodotto soltanto ghetti e, nei casi estremi, la richiesta dell’applicazione della sharia”.
“Intanto il sodalizio euro-arabo prosegue con la sedimentazione di organismi (tutti a spese del cittadino!) come l’associazione parlamentare per la lega euro-araba, l’istituto euro-arabo, forum parlamentari e altri soggetti che ormai vivono di vita propria e sono completamente ideologizzati nella loro convinzione che la cultura islamica è più meritevole della nostra”, ha aggiunto Pera.
Concludendo il suo intervento l’ex Presidente del Senato ha espresso un cauto ottimismo sulla scorta dei recenti cambiamenti culturali e geopolitici all’interno del vecchio continente.
“La cultura sta cambiando: intellettuali come Jurgen Habermas, un tempo severissimi con gli Usa e negatori di qualsiasi fondamento prepolitico dello stato moderno, stanno rivalutando la tradizione cristiana”, ha osservato.
“Sta cambiando il senso comune della gente e l’opinione pubblica – ha sottolineato Pera –. Cambiano anche gli equilibri in politica estera: se è vero che la gestione dell’Unione Europea è sempre stata un affare franco-tedesco, all’antimericanismo di Chirac e Schroeder, sta facendo seguito una politica più aperta agli Usa da parte di Sarkozy e Merkel”.
“Dovendo valutare dagli elementi fin qui elencati, dovremmo parlare di sintomi di un’inversione di tendenza. In tal senso anche il libro di Bat Ye’Or è un segno dei tempi”, ha detto infine.