Notiziario di un gruppo di volontari libanesi membri di “Oui pour la vie”, associazione di volontariato con sede a Damour in Libano, legalmente riconosciuta e operante in favore dei più poveri.
di padre Damiano Puccini
Centinaia di migliaia di persone sono in fuga dall’Iraq verso i Paesi vicini. Una diaspora silenziosa come ad esempio in Giordania, dove secondo le stime ufficiali i profughi sono 500.000, anche se fonti locali parlerebbero di oltre un milione di esuli.
Nelle ultime settimane sono giunte in Libano circa 350 famiglie di iracheni, fuggite alla follia omicida di gruppi estremisti che vogliono cancellare ogni traccia del cristianesimo e di altre minoranze islamiche.
Le famiglie irachene portano visibili sul loro volto le tracce delle sofferenze che sono state loro inflitte attraverso uccisioni, rapimenti, estorsioni di denaro e violenze efferate. Hanno raggiunto il Libano camminando nel deserto o usando mezzi di fortuna, ma sempre con un grande spirito di abbandono a Dio e alla sua Provvidenza. Li vediamo pregare cantando, piangere la morte dei loro cari e la distruzione dei loro beni e dei luoghi di origine, ma senza essere animate da spirito di vendetta.
Sono rifugiati “invisibili”, dispersi nelle principali aree urbane, senza campi dove essere soccorsi e privi della possibilità ormai di lavorare in maniera legale, di usufruire di assistenza sanitaria e di mandare i loro figli a scuola. Anche i nostri volontari di Oui pour la Vie mettono tutto il proprio impegno e offrono gran parte delle risorse personali, per cercare di soccorrere questi sventurati, che si aggiungono al milione e mezzo di profughi siriani, ormai in Libano da tre anni.
Una famiglia del nostri volontari, non avendo il denaro per la bolletta del telefono al punto che attualmente può solo ricevere chiamate, ci ha portato un’offerta ricavata da un lavoro straordinario del marito dicendo:“Questi soldi, piuttosto che per le nostre telefonate, è meglio che servano a dare da mangiare a questi disperati”.
Alcuni nostri insegnanti, che già offrono un terzo e anche oltre del loro stipendio per i figli dei rifugiati, si stanno impegnando fortemente per la preparazione da privatisti dei ragazzi per gli esami di scuola (visitandoli nei loro rifugi e pagando loro stessi le tasse di iscrizione).
La famiglia di Madame Ambar, che piange l’uccisione del padre in seguito al mancato pagamento del riscatto dopo un lungo rapimento, ha ricevuto abiti e cibo e insieme ai nostri volontari e li ha condivisi con la famiglia di un’altra vedova irachena come loro, Suhair, appena arrivata e in condizioni di grande disagio: volti stremati di bambini e anziani stesi per terra sulle coperte; sette persone intorno a tre soli piatti per consumare un pasto unico giornaliero.
La famiglia della vedova Maimuna, dopo aver assistito alla strage di alcuni abitanti del paese e alla distruzione della propria casa ad opera degli estremisti sunniti in Iraq, è stata accolta da un nostro volontario, Kamal, anche lui musulmano sunnita. Il figlio di Madame Maimuna, Imraan, era animato da profondi sentimenti di vendetta. Dopo, però, aver conosciuto il nostro Kamal, che da islamico aiuta con molta serenità bisognosi di ogni origine e appartenenza, si è notevolmente calmato.
Chi è interessato a maggiori informazioni o a conoscere le modalità per una testimonianza in Italia o un contributo in favore della nostra opera può inviare un sms al 333/5473721 in Italia o al 0096171509475 (Libano) o scrivere un email a: info@ouipourlavielb.com