La Nuova Bussola quotidiana
5 luglio 2016
Stefano Magni
“Chiediamo urgentemente a Greenpeace e ai suoi sostenitori di riesaminare l’esperienza di agricoltori e consumatori di tutto il mondo con le colture e il cibo migliorati dalla biotecnologia, riconoscere i risultati delle ricerche di autorevoli istituzioni scientifiche e agenzie regolatrici, abbandonare la sua campagna contro gli Ogm in generale e il riso dorato in particolare”. Così inizia la lettera firmata da 109 premi Nobel e 2212 scienziati di tutto il mondo, indirizzata a Greenpeace e all’Onu. Gli scienziati chiedono di salvare vite tramite la liberalizzazione delle colture Ogm. Greenpeace risponde in difesa dello “sviluppo sostenibile”.
Sono questi i contenuti del duello scientifico più eclatante di questa settimana, che rivela due opposte visioni dello sviluppo. La posizione dei Nobel firmatari è basata su una convinzione ormai radicata nella comunità scientifica internazionale: non c’è alcuna prova che gli Ogm fanno male alla salute dell’uomo. “Agenzie scientifiche e regolatrici in tutto il mondo hanno ripetutamente e coerentemente dimostrato che le colture e il cibo migliorati dalla biotecnologia siano sicuri tanto quanto quelli prodotti con altri metodi, se non ancora più sicuri”. “Non c’è stato un solo caso confermato di impatto negativo del loro consumo sulla salute di uomini e animali – continua la lettera – Il loro impatto ambientale, come è stato ripetutamente mostrato, è meno dannoso per l’ambiente ed è un vantaggio per la biodiversità”. Perché, dunque, non diffonderli per cercare di risolvere le piaghe croniche della fame e delle malattie legate alla malnutrizione?
La lettera insiste sull’opportunità di produrre riso dorato, una qualità di riso Ogm che, nel prossimo futuro, potrebbe aiutare a debellare i danni provocati dalla carenza di vitamina A. Nel mondo in via di sviluppo, in Africa e nel Sudest asiatico soprattutto, sono circa 250 milioni le persone che soffrono di carenza di vitamina A. L’Unicef stima che i morti ogni anno siano da 1 a 2 milioni di persone. E secondo l’Oms, è causa di cecità per centinaia di migliaia di bambini in età di sviluppo, dai 250mila ai 500mila ogni anno. Pur non sostenendo che il riso dorato sia una bacchetta magica, i premi Nobel chiedono almeno che Greenpeace cessi la sua campagna contro la sua ricerca “… e contro i raccolti e il cibo migliorati dalla biotecnologia, in generale”.
L’appello è rivolto anche all’Onu e “Ai governi del mondo, affinché rifiutino la campagna di Greenpeace contro il riso dorato in particolare e quelle contro le colture e i cibi migliorati attraverso la biotecnologia in generale. Chiediamo che facciano tutto ciò che è in loro potere per opporsi alle azioni di Greenpeace e accelerare l’accesso degli agricoltori a tutti gli strumenti della biologia moderna, specialmente ai semi migliorati grazie alla biotecnologia. L’opposizione basata sull’emozione e sul dogma che è stata confutata dai dati deve finire. Quante persone povere in tutto il mondo devono morire prima che questo venga considerato un ‘crimine contro l’umanità’?”
Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace Italia, ha pubblicato la risposta della Ong sulla rivista Wired Italia: “Respingiamo al mittente le accuse secondo cui staremmo bloccando il ‘Golden rice’ (il riso dorato, ndr), si tratta di falsità. Lo sviluppo di questo riso Ogm si è rivelato essere finora fallimentare, e non una soluzione per la carenza di vitamina A, tant’è che dopo oltre venti anni di ricerche e finanziamenti questo progetto è ancora in alto mare. Come ammesso dallo stesso International Rice Research Institute (IRRI), non è stato ancora dimostrato che il ‘Golden rice’ sia in grado di far fronte alla carenza di vitamina A. Quindi, per essere chiari, stiamo parlando di qualcosa che non esiste nemmeno”.
Greenpeace, tuttavia, sta conducendo una serrata campagna contro gli Ogm, in generale e anche contro il riso dorato in particolare come si può dedurre dal loro stesso sito Web. Inoltre, la lettera della Ferrario non risponde alla questione più importante: gli Ogm fanno male alla salute e all’ambiente? Secondo i premi Nobel firmatari della lettera aperta, non sono dannosi, come abbiamo visto. Secondo Greenpeace, al contrario, lo sono?
Gli argomenti usati dalla Ong, non sono tanto scientifici quanto economici ed etici. Leggiamo infatti, nella replica della Ferrario, che: “Le aziende biotech cercano di esaltare questo riso Ogm per spianare la strada di altri Ogm per loro più redditizi. Il costoso esperimento del ‘Golden rice’ non è riuscito a produrre risultati negli ultimi venti anni e ha solamente distolto attenzione e risorse da metodi non solo efficaci, ma soprattutto già esistenti. Invece di investire in questo oneroso esercizio di pubbliche relazioni, dobbiamo affrontare la malnutrizione attraverso una dieta più varia e un accesso al cibo più equo”. Dieta più varia, sempre che in Africa e nel Sudest asiatico se la possano permettere. Ovviamente. Infine: “Per Greenpeace produrre cibo sano non serve solo a combattere la malnutrizione, ma è anche uno strumento per adattarsi ai cambiamenti climatici”.
E’ questo il vero nodo della questione. L’atteggiamento della comunità scientifica è “almeno proviamo”: proviamo a combattere la fame con strumenti che si sono dimostrati sicuri. L’atteggiamento della Ong (non solo Greenpeace) e dei governi che hanno adottato politiche anti-Ogm è fondato sulle parole d’ordine: “sviluppo sostenibile” e “lotta al cambiamento climatico” (e si può leggere il sotto-testo marxista: lotta alle multinazionali), con toni molto più ideologici che pragmatici. Si sta anche creando una spaccatura fra due mondi, con una comunità scientifica ormai convinta della necessità degli Ogm e una comunità politica (come era abbastanza evidente durante l’Expo 2015) appiattita su posizioni ideologiche contrarie. E dove sono gli oscurantisti, adesso?