Nei giorni scorsi Benedetto XVI è tornato ad auspicare il riconoscimento delle “radici cristiane” da parte di questa Europa laicista e ostile. Romano Prodi si è affrettato a dire che lui – da presidente della Commissione europea – fece di tutto per includere questa menzione nel testo della Costituzione. Naturalmente è vero l’esatto contrario. Non fece nulla, come ha dimostrato l’on. Mario Mauro, vice Presidente del Parlamento europeo. Anche allora a Prodi interessava solo mantenere la poltrona. Tutto passava in subordine. Sebbene le radici cristiane d’Europa fossero tutt’altro che una cosa confessionale: “è semplice osservanza della verità” come scrisse il laico Benedetto Croce nel famoso saggio “Perché non possiamo non dirci cristiani”.
di Antonio Socci
Ma il suo significato nel sito viene spiegato con un brodino sciocco di “politically correct” e buoni sentimenti: “La corona di stelle dorate rappresenta la solidarietà e l’armonia tra i popoli d’Europa. Il numero delle stelle non dipende dal numero degli Stati membri. Le stelle sono dodici in quanto il numero dodici è tradizionalmente simbolo di perfezione, completezza ed unità”.
E poco sotto si torna sul significato di quel dodici: “In varie tradizioni, il dodici è un numero simbolico che rappresentata la completezza. Si tratta inoltre ovviamente del numero dei mesi dell’anno e delle ore indicate sul quadrante dell’orologio. Il cerchio è tra l’altro un simbolo di unità”. Sennonché la genesi di quel simbolo dice un’altra cosa. Fu scelto fra più di cento proposte in concorso dal Consiglio d’Europa nel 1955. Mauro – riprendendo un articolo di Vittorio Messori – ricorda che a disegnarlo fu il pittore Arsène Heitz che si ispirò – da cattolico – al cerchio di dodici stelle che incoronano l’immagine della Madonna nella famosa “Medaglia miracolosa” che egli portava al collo. Secondo questa versione Heitz rivelò solo in seguito il significato di quel simbolo.
Tuttavia ormai la sua genesi iconografica è acquisita e – secondo Mauro – nasconderla oggi rientra in quella ideologica ostilità alla storia cristiana che pervade la tecnocrazia europea, quella stessa che – grazie al fanatico anticlericalismo di Chirac – ha accanitamente rifiutato la menzione delle “radici cristiane” nella Costituzione europea. Tuttavia siamo proprio sicuri che coloro che scelsero quel simbolo non avessero in mente – come il pittore Heitz – proprio la corona della Vergine?
Carlos Eduardo Cossermelli ha pubblicato uno studio, “La bandiera europea”, dove rivela come andarono le cose. La diatriba iniziale sul numero delle stelle fu risolta dal Segretario Generale Léon Marchal che suggerì il 12 pensando esattamente alla figura di Maria nel dodicesimo capitolo dell’Apocalisse (quello che si legge per la festa dell’Assunta).
Il belga Paul Lévy, presidente della commisione giudicatrice (che era ebreo, che era assai sensibile al simbolismo biblico del numero 12 e che ebbe un ruolo decisivo nella scelta) racconta cosa accadde subito dopo l’approvazione: “In quel momento, Léon Marchal, il Segretario Generale che lasciò la sala, passando la soglia mi ha detto piano: ‘Abbiamo ritrovata la questua della messa dell’Assunzione!’. Era vero e non ci avevo pensato.
Fu più tardi che il figlio di Léon Marchal scrisse su ‘Le Monde’ che era a questo che il suo defunto padre aveva pensato, poiché il XII capitolo dell’Apocalisse comincia così: ‘Un gran segno apparve nel cielo, una donna con il sole per manto, la luna sotto i piedi e sulla testa una corona di dodici stelle’ ”. Ecco svelato quel simbolo. E’ la storia della salvezza dall’Antico al Nuovo Testamento di cui Maria, “figlia di Sion” e “Regina del cielo e della terra”, rappresenta il punto d’incontro: le dodici tribù di Israele e poi i dodici apostoli, infine le dodici porte della Gerusalemme celeste.
Ma chi era Paul Michel Gabriel Lévy, l’uomo decisivo nella scelta? Sarà un altro “caso”, ma nacque un 27 novembre, giorno della festa di Nostra Signora della Medaglia miracolosa. Grande intellettuale ebreo, chiuso dai nazisti nel lager di Braendonk, fuggì, nel 1942 divenne cattolico, arrivò in Inghilterra ed ebbe un ruolo fondamentale per liberare i prigionieri dai campi di sterminio (fu lui che portò gli americani a Dachau). Lévy – secondo padre Caillon – pare aver presieduto anche la commissione per la “vetrata dell’Europa, nel fondo della cattedrale di Strasburgo. Questa vetrata rappresenta la Vergine che allontana le mani per separare i popoli che si sono sempre battuti sul Reno. Nella parte superiore della vetrata vedrete ancora le dodici stelle della medaglia miracolosa e dell’Apocalisse”.
Che la bandiera dell’Europa si scopra essere il simbolo regale della Regina della Pace è significativo: in effetti doveva rappresentare l’unione (finalmente) di quell’Europa che aveva scatenato in pochi anni due devastanti guerre mondiali. In quegli anni Cinquanta la classe dirigente europea, quella che ha dato origine all’unione, era perlopiù cattolica e sapeva bene che solo ritrovando le antiche radici cristiane l’Europa poteva costruire un futuro di pace. E non aveva affatto paura di menzionare la parola “Dio”. Nella cerimonia di inaugurazione del vessillo, il 13 dicembre 1955, il ministro irlandese che presiedeva il Consiglio d’Europa disse solennemente: “signori, ho l’onore di presentarvi questa bandiera… che sventoli a lungo, liberamente e in pace con la benedizione di Dio”.
Per una di quelle “strane” coincidenze che abbondano in questa storia, l’approvazione della bandiera avvenne “casualmente” l’8 dicembre 1955. Ma l’8 dicembre per la Chiesa cattolica è la festa dell’Immacolata Concezione, coincidenza che ci riporta di nuovo alle apparizioni della Medaglia miracolosa (Parigi 1830). Infatti a Caterina Labouré la Vergine apparve con un Serpente sotto ai piedi.
La Madre di Cristo incaricò Caterina di coniare e diffondere la Medaglia dove fossero rappresentate le dodici stelle dell’Apocalisse e la scritta: “Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a te”. Per la Chiesa l’Immacolata che schiaccia il Serpente rappresenta anche la missione attuale di Maria che libera l’umanità delle ideologie sataniche della modernità. E’ una lotta iniziata con la Rivoluzione francese quando la Cattedrale di Notre Dame, nel cuore di Parigi e dell’Europa fu profanata e trasformata in tempio della Dea Ragione. L’Europa anticristiana e pagana che nacque da lì è quella che finì in macerie nel 1945.
Col dopoguerra nel segno di Maria rinacque invece l’Europa pacifica dei popoli cristiani. Sarà un’altra coincidenza, ma i Trattati di Roma che si sono appena celebrati e che segnarono l’atto di nascita dell’Europa unita furono firmati il 25 marzo 1957, festa dell’Annunciazione a Maria e dell’Incarnazione del Verbo divino. Negli ultimi anni si è accentuata la deriva laicista dell’Europa. Chirac sbeffeggiò il premier italiano Berlusconi quando – a nome di otto paesi europei – chiese la menzione delle radici ebraico-cristiane nella Costituzione. La menzione non ci fu, ma la Costituzione è naufragata proprio in Francia.
Forse per ritrovarne lo spirito bisogna far caso al giorno in cui è stata approvata solennemente la Carta. Lo notò padre Livio Fanzaga di Radio Maria: “alle ore 22, fra il 18 giugno 2004, festa del Sacro Cuore di Gesù, e il 19 giugno festa del Cuore Immacolato di Maria. L’Europa nasce stretta fra questi due cuori”. In effetti è qui, sul continente che ha evangelizzato il mondo, che oggi si gioca la battaglia decisiva del cristianesimo. Infatti il pontificato di Benedetto XVI punta tutto sull’Europa, indicando l’Italia come l’esempio da seguire. Nelle letture della liturgia di quel 18 giugno si leggeva: “Ecco io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura”.
Chi vincerà? Stalin chiedeva: quante divisioni ha il papa? Non sapeva che la Chiesa dispone davvero di forze invisibili. E poi c’è la profezia fatta dalla Madonna a Fatima: “Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà”. E non parlava solo del suo trionfo sul comunismo.