Newletter di Giulio Meotti 20 gennaio 2021
Hanno decine di milioni di follower e incitano alla guerra contro i “nemici dell’Islam”. Ma i nostri leoni liberal da tastiera li lasciano fare. C’è anche un imam bandito dall’Italia
Giulio Meotti
Gli account Twitter (88 milioni di follower), Facebook (35 milioni) e Instagram di Donald Trump sono stati chiusi per “incitamento”. Snapchat, TikTok, Twitch, Microsoft, Youtube e Reddit hanno fatto lo stesso. E’ la prima volta che un capo di stato in carica ha visto la propria libertà di espressione soppressa in questo modo.
Il saggista e analista francese Alexandre del Valle fa notare che i social così lesti con Trump chiudono più di un occhio sui regimi islamici. Come gli account di Recep Tayyip Erdoğan (17,3 milioni su Twitter, 10 milioni su Facebook), “che ha insultato Emmanuel Macron, che ha minacciato i paesi della UE (Austria, Francia, Grecia, Cipro), che ha negato il genocidio armeno, che ha massacrato i curdi in Siria, che ha tentato di impadronirsi delle acque e del gas della Grecia e di Cipro del Nord, che ha sostenuto i jihadisti di Siria e Libia e che li ha inviati a massacrare gli armeni in Karabakh, che ha sostenuto Daesh….
Nonostante tutto non è mai stato sospeso dai social”. I predicatori islamici sono liberissimi sui social di dire quello che vogliono. Prendiamo l’ex primo ministro malese Mahathir bin Mohamad, che ha 4 milioni di follower su Facebook e 1,3 milioni su Twitter.
Il 29 ottobre, su Twitter, dopo la decapitazione di Samuel Paty, Mahathir ha scritto che “i musulmani hanno il diritto di uccidere milioni di francesi” … Il tweet è stato rimosso, l’account è sempre lì. Come quello del dittatore ceceno Ramzan Kadyrov (400.000 su Facebook), che ha giustificato il massacro a Charlie Hebdo, o dell’ayatollah Khamenei, che su Twitter ha invocato l’eliminazione di Israele.
Tra i 200 account nel mondo con il maggior numero di seguaci ci sono quelli di tanti predicatori salafiti o dei Fratelli musulmani: Mohamed al-Arifi (21,4 milioni di follower su Twitter; 25 milioni su Facebook, primo account saudita, primo account religioso al mondo e 86esimo al mondo) che giustifica il diritto di picchiare la moglie; Ayid al-Qarni (19 milioni di follower su Twitter) che combatte i valori occidentali; Ahmad Al Shugairi (18 milioni), che sostiene l’odio per i “miscredenti”; Salman al-Ouda (14,2 milioni), fino al più famoso dei predicatori dei Fratelli Musulmani, Youssef Al Qardaoui (642.362 su Facebook), mai bandito dai social mentre chiedeva l’uccisione di apostati, ebrei, omosessuali, adulteri e che ha giustificato gli attacchi suicidi…
Cinguetta beato su Twitter Hani Ramadan, fratello di Tariq, che sostiene la lapidazione ed espulso dalla Francia. Così come continua a cinguettare ai suoi 10 milioni di follone Tareq al-Suwaidan, il predicatore bandito dal Belgio, dagli Stati Uniti e dall’Italia per le sue idee.
Chiamatelo multiculturalismo digitale.
Contro le vostre leggi vi conquisteremo e con le nostre leggi vi domineremo…