di Piero Sinatti
Sulla rivista di Kiev “Korrespondent” è apparsa in questi giorni la lista aggiornata dei primi cinquanta più ricchi ucraini, miliardari in dollari, non solo in grivny, la moneta di Kiev.
E’ curioso notare che tra le miniere di carbone di Akhmetov (spesso, anche di recente, colpite da gravi incidenti mortali causati dalle inadeguate strutture di sicurezza e dai tempi stretti di estrazione e relativi premi di produzione) si annovera una miniera, a lui intitolata, in cui lavorò il celebre “lavoratore d’assalto” ed “eroe del lavoro” dell’epoca staliniana Stakhanov.
Il patrimonio di Akhmetov è calcolato da “Korrespondent” a 31,1 miliardi di dollari. Questo vuol dire che l’oligarca ucraino, 42 anni, originario della grande regione russofona del Donbass (in Ucraina orientale: è uno dei maggiori bacini carboniferi dell’ex-Urss), figlio di un minatore tartaro crimeano, diplomato in economia, si colloca al secondo posto tra i magnati dell’intera area post sovietica, subito dopo l’oligarca russo Oleg Deripaska (il re dell’alluminio, 40 miliardi di dollari).
Addirittura, Akhmetov sembrerebbe più ricco dell’arcinoto oligarca russo Roman Abramovich, il cui patrimonio è stato di recente valutato a 23 miliardi di dollari, secondo posto tra i magnati russi.
Akhmetov e i suoi legami politici
Con Abramovich, presidente del club londinese “Chelsea”, Akhmetov condivide la passione per il calcio: è il proprietario della squadra più volte campione di Ucraina Shakhtar-Donetsk. Inoltre per più legislature Akhmetov è stato membro del parlamento ucraino (Rada) e lo è tuttora, eletto nelle file del filorusso “Partito delle regioni” di cui è finanziatore, oltre che legato personalmente al suo leader, già governatore della regione di Donetsk, già premier e ora capo dell’opposizione Viktor Janukovich.
Tuttavia, Akhmetov è ora in buoni rapporti anche con il presidente ucraino Viktor Jushchenko, dopo che quest’ultimo è entrato in conflitto con la premier Julija Timoshenko. La cosiddetta “pasionaria” arancione aveva ordinato tre anni fa l’annullamento della privatizzazione della maggior azienda metallurgica del paese, la Kryvoryzhtal (acciaio) in cui sarebbe stato favorito grazie a procedure scorrette Akhmetov, assieme all’altro oligarca ucraino Viktor Pinchuk. Kryvoryzhtal, sottratta ad Akhmetov e Pinchuk, è stata acquisita in un’asta successiva dal gruppo del magnate indiano dell’acciaio Mittal, “Mittal Steel”, con un certo guadagno per le casse dello stato.
Akhmetov ha inizia la sua attività imprenditoriale come banchiere, alla metà degli anni Novanta, e in breve è diventato il leader del cosiddetto “clan di Donetsk” (che comprendeva imprenditori, banchieri, ma anche “avtoritety” del mondo criminale di quella città, oltre che personalità e società sportive), succedendo al potente Akhat’ Bragin, fatto saltare in aria da una bomba nello stadio dello Shakhtar, di cui questi era presidente.
Nei secondi anni Novanta Akhmetov ha concentrato nelle sue mani un vero impero industriale ed ha creato uno schema estremamente redditizio che lega i diversi momenti della produzione dei metalli.
Alle fortune di Akhmetov ha sicuramente contribuito, oltre le sue capacità personali, lo stretto legame che ha avuto con il secondo presidente (per circa un decennio) ucraino Leonid Kuchma.
Viktor Pinchuk
Personalmente legato, anche per stretti rapporti d’affari, ad Akhmetov e genero dell’ex-presidente Kuchma, è il tycoon che occupa nella classifica di “Korrespondent” il secondo posto, con un patrimonio calcolato in 8,8 miliardi di dollari. Di origini ebraiche, Pinchuk è stato legato a un altro clan finanziario e imprenditoriale, quello di Dnepropetrovsk il maggior azionista del conglomerato “Interpipe”, che comprende due grandi impianti produttori di tubi e di laminati d’acciaio, oltre che fonderie, aziende petrolchimiche, imprese di costruzioni.
Il miliardario, originario di Dnepropetrovsk (Ucraina orientale), di formazione ingegnere, è considerato il re dei media Tv (possiede tre canali e un quotidiano nazionale, “Fatti” ). Non solo: si occupa di numerose attività benefiche a favore di istituzioni ebraiche, reparti ospedalieri neo-natali, è amico e finanziatore del regista e produttore americano Steven Spielberg, gode della fama, da lui sapientemente creata, di grande mecenate dell’Europa orientale: ha fondato a Kiev un grande centro di arte contemporanea, il Pinchuk Art Centre.
Legato, come Akhmetov, a Viktor Janukovich è stato più volte deputato della Rada. Anche la fortuna di Pinchuk è stata messa in relazione al secondo presidente Kuchma, suo suocero.
Nei secondi anni Novanta, Pinchuk fece parte del “clan di Dnepropetrovsk”, allora dominato dall’ex governatore dell’omonima regione e successivamente premier Pavlo Lazarenko, nel 2000 a fuggire negli Stati Uniti, inseguito da mandato d’arresto per reati finanziari. Un tribunale californiano lo condannò a una pesante pena detentiva per riciclaggio.
Altri oligarchi ucraini
Seguono, ampiamente distanziati, gli oligarchi Igor’ Kolomojskij (6,6 miliardi di dollari) e Gennadij Bogoljubov (6,2). Sono a capo di una sorta di conglomerato-ombra chiamato informalmente “Gruppa Privat”.
Si tratta di due personaggi “opachi”. Poche le notizie biografiche, nessuna apparizione in pubblico, né alcuna intervista sui giornali o in TV. Non hanno mai partecipato in prima persona alla vita politica. I loro settori sono legati alla produzione di leghe ferrose, derivati da petrolio e raffinerie, attività finanziarie. Sono considerati vicini al presidente Jushchenko.
Alla premier Timoshenko, invece, è legato il quinto miliardario ucraino, Konstantin Zhevago, 34 anni, patrimonio di 5,4 miliardi di dollari, grazie agli attivi di cui dispone nel settore metallurgico e in quello finanziario.
Infine, seguono di poco Zhevago, i magnati dell’energia Viktor Nusenkis e Leonid Bajsarov, con attivi soprattutto nel settore dell’energia (holding “Energija”).
Tra i miliardari si annoverano proprietari di imprese di costruzioni (Nikolaj Tolmacev e Lev Partskhaladze) e di grandi reti commerciali.
Altri elementi di valutazione
Il giornale che ha pubblicato la classifica dei 50 miliardari dell’Ucraina – un paese che si appresta ad entrare nella NATO, con circa il 30% di persone al di sotto della soglia di povertà e in cui il salario medio supera di poco i 100-200 dollari mensili, mentre le pensioni si aggirano sui 100 dollari e anche meno – fa notare che in tutto i “top-50” possiedono patrimoni per complessivi 112,7 miliardi di dollari, pari a circa due budget annuali del governo di Kiev.
La maggior parte dei miliardari vive a Kiev (16) – così come a Mosca si concentra il più alto numero di miliardari russi – ma non sono pochi quelli che, come Akhmetov, vivono a Donetsk (11) e Dnepropetrovsk (6).
Concludendo, la differenza tra i tycoon ucraini e quelli russi è che i secondi, oltre ad essere molto più numerosi, sono soprattutto legati ai settori della materie prime, mentre i primi ai settori industriali (metallurgia) e al carbone, di cui l’Ucraina è uno dei maggiori esportatori mondiali .
Quanto ai legami con la politica, la presidenza Putin ha cercato di distanziarsi dagli oligarchi. Non altrettanto hanno fatto i leader ucraini, sia quelli dell’ala anti-russa e pro-occidentale, gli arancioni, sia quelli (predominanti numericamente) dell’ala filo russa di Janukovich, come gli oligarchi dei grandi centri industriali di Dnepropetrovsk e Donetsk.