di PierLuigi Zoccatelli
Molti – che hanno conosciuto i Testimoni di Geova soltanto in queste occasioni – pensano che si tratti soltanto di una curiosità, o di un problema che riguarda soprattutto gli americani. Non vi è nulla di meno vero.
Le statistiche sui Testimoni di Geova non sono facili da interpretare: infatti, mentre molti movimenti religiosi esagerano il numero dei loro fedeli, i Testimoni in un certo senso lo riducono, perché considerano membri in senso stretto della loro organizzazione soltanto coloro che si impegnano nella “testimonianza” di porta in porta. Questi Testimoni di Geova “militanti”, le cui statistiche del 1991 ci dicono essere quantificabili a livello mondiale in quattro milioni di fedeli, sono presenti in Italia con circa duecentomila adepti che si impegnano nel “servizio di campo” di porta in porta.
Ma se oltre ai “militanti” volessimo farci un’idea del reale bacino di utenza dei Testimoni di Geova, il riferimento che dovremmo prendere in considerazione è offerto dal numero di persone che partecipano alla celebrazione annuale della Cena del Signore, l’unico evento “liturgico” di questo “nuovo movimento religioso”; i numeri ci direbbero allora che i Testimoni di Geova presenti in Italia sono circa quattrocentomila, ovvero che l’Italia ospita complessivamente una percentuale di aderenti in rapporto alla popolazione globale che è maggiore a quella di qualsiasi altro Paese del mondo.
I sondaggi mostrano che la maggior parte degli italiani ha sentito parlare dei Testimoni di Geova, ma pochissimi sanno spiegare esattamente di che cosa si tratta e chi sono. In questa sede ci limiteremo a qualche semplice osservazione utile a comprendere tre aspetti del problema: le origini storiche, la realtà attuale e il giudizio dei cattolici sui Testimoni di Geova.
A. Origini
La nascita dei nuovi movimenti religiosi si colloca in un processo in cui gli elementi che costituiscono la sintesi della visione cristiana del mondo vengono progressivamente negati; possiamo dire che la nascita dei Testimoni di Geova si colloca nella prima delle quattro tappe storiche fondamentali che costituiscono le diverse “ondate” della nuova religiosità, ovvero il rifiuto del ruolo della Chiesa (“Cristo si, Chiesa no”).
I Testimoni di Geova sono soltanto la punta di un iceberg di una corrente molto più grande che è quella delle “sette cristiane”, un fenomeno che va distinto dal protestantesimo storico anche se affonda le radici nella medesima epoca, quella della Riforma protestante guidata da Lutero, Calvino e Zwingli. Parallelamente alla nascita del protestantesimo si ha la corrente della “Riforma radicale”, secondo la quale la Chiesa non è da riformare ma da rifondare, e all’interno di questa corrente emergono alcuni temi fra i quali:
1. l’idea secondo cui la fine di questo mondo è imminente e che con vari calcoli basati sui numeri che si trovano nella Bibbia sarebbe possibile determinarne la data;
2. il condizionalismo, ovvero la dottrina secondo cui l’anima non è immortale: dopo la morte l’uomo resta nella tomba, e solo al momento del giudizio finale – a certe condizioni – gli uomini risorgeranno e potranno accedere a una vita eterna;
3. la dottrina del “sacro nome”, secondo cui Dio ha un nome che deve essere obbligatoriamente usato se si vuole conseguire la salvezza.
Intorno a queste tesi sono nati centinaia di movimenti religiosi, fra cui l’avventismo di William Miller, i cui seguaci attendevano la fine di questo mondo per l’anno 1844 e che patirono in quell’anno la conseguente “Grande Delusione”. Il gruppo da cui derivano gli attuali Testimoni di Geova era soltanto uno fra i molti che, dopo la Grande Delusione del 1844, riprendevano i calcoli e cercavano nuove date per la fine del mondo.
Charles Taze Russell (1852-1916), che si situa alle origini degli attuali Testimoni di Geova, proponeva la data del 1914. Questa data sarà poi spostata al 1925, quindi al 1975. Ma in queste teorie non vi è nulla di eccezionale. Gli specialisti contano – fra le sette di origine cristiana dell’America del secolo scorso – poco meno di un migliaio di movimenti che proponevano date per la fine del mondo.
Il gruppetto di Russell, è vero, combinava il tema della fine del mondo con altri due a cui abbiamo già fatto cenno: un “nome sacro”, Geova, con cui è obbligatorio chiamare Dio se si vuole essere salvi, e la negazione condizionalista dell’immortalità dell’anima. Ai tre temi principali i Testimoni di Geova uniscono tutta una serie di negazioni per cui sono noti: negano la divinità di Cristo, negano la Trinità, negano i sacramenti, negano il Paradiso e l’Inferno, negano il simbolo della Croce, e via dicendo.
Bisogna anche dire che, fra centinaia di movimenti più o meno affini, quelli che si sarebbero chiamati Testimoni di Geova non spiccavano per profondità teologica, come può verificare ancora oggi chiunque prenda in mano una loro pubblicazione. Tuttavia i Testimoni di Geova hanno acquisito dimensioni notevolissime.
B. Il successo
Rimandando il lettore desideroso di un approfondimento all’esemplare volume di sintesi scritto da Massimo Introvigne (I Testimoni di Geova, Mondadori, Milano 1991), poniamoci la domanda: perché i Testimoni di Geova hanno successo oggi? Come abbiamo visto, dal punto di vista teologico i Testimoni di Geova non costituiscono un fenomeno nuovo né originale. Vi è però un aspetto in cui i Testimoni di Geova sono diversi da quasi tutti gli altri movimenti religiosi: essi infatti hanno avuto nei loro primi presidenti autentici geni dell’organizzazione e della dottrina dell’azione.
Nei settori della stampa, della propaganda, dell’organizzazione, della gestione finanziaria (in cui la chiave della loro stabilità consiste in un piccolo guadagno moltiplicato per i milioni di pubblicazioni che vengono vendute ogni anno nel mondo e in un sistema estremamente razionale di concentrazione e distribuzione dei contributi dei fedeli), i Testimoni di Geova sono stati protagonisti di tutta una serie di intelligenti innovazioni.
Essi costituiscono perciò un prezioso richiamo all’importanza, nel mondo moderno, della dottrina dell’azione, un ambito questo che spesso i cattolici hanno la tendenza a trascurare.
C. L’atteggiamento dei cattolici
Che fare di fronte ai Testimoni di Geova? Anche nel mondo cattolico non mancano proposte un poco semplici. Alcuni propongono il dialogo, ma come ben sanno gli specialisti ogni dialogo con i Testimoni di Geova è purtroppo impossibile: tutte le religioni – quella cattolica in testa – per il geovismo sono manifestazioni diaboliche. Altri, al contrario, propongono di fermarne l’avanzata rivolgendosi allo Stato. A precindere dalle obiezioni che si possono e si devono rivolgere a queste proposte, si tratta comunque di tentativi che sono sempre falliti. Il problema va quindi affrontato sul piano culturale e religioso.
In primo luogo di fronte al Testimone che bussa alla nostra porta occorre sapere che si tratta di una persona che non viene in visita di cortesia, non vuole iniziare un dialogo genuino, ma ha l’unico scopo di convertirci alla sua fede. Benché l’assenza di cultura biblica presso i fedeli cattolici non sia certamente un dato positivo, è anche vero che per salvarsi non è necessario essere in grado di partecipare a quiz televisivi sul Vecchio Testamento.
L’importante, dunque, è non entrare nel cerchio in cui i Testimoni ci vogliono chiudere. Il cardinale Martini, in una sua lettera alle famiglie ha scritto che con i Testimoni di Geova il modo migliore di “farsi prossimo” può essere, qualche volta, quello di chiudere la porta… In secondo luogo, l’esperienza dimostra che una buona conoscenza dei Testimoni di Geova normalmente impedisce che la loro azione abbia successo: se i Testimoni di Geova avanzano è anche perché molti ignorano gli aspetti più discutibili della loro storia e della loro dottrina. Infine – ed è l’indicazione principale che ci proviene dal Magistero della Chiesa sull’argomento -, come ha ricordato il Concistoro del 1991, le nuove religioni svelano “i punti deboli nel ministero pastorale e nella vita delle comunità cristiane”.
L’ignoranza della dottrina cattolica, la freddezza e il disordine liturgico, la confusione teologica, l’assenza di spirito missionario presso i cattolici, sono tutti aspetti che indubbiamente favoriscono la penetrazione dei nuovi movimenti religiosi. Da questo punto di vista i Testimoni di Geova ci sono paradossalmente utili perché ci spingono a riflettere sulla situazione della Chiesa nel mondo, e di ciascuno di noi nella Chiesa.