Nuove tecnologie e intelligenza artificiale.
Esperienza del limite e desiderio di infinito
Cuneo 21-24 Settembre 2023
Relazione di
don Luca Peyron
all’Incontro nazionale di studi delle Acli nazionali
LA DIMENSIONE SPIRITUALE DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
(testo non rivisto dal relatore )
Non c’è nessuno che non abbia un telefono con sistema operativo Android o Ios, che sono due sistemi che lo fanno funzionare e quando lo avete comprato avete digitato tutti: si, si, si… senza neppure leggere. Del resto se qualcosa non piaceva non si poteva digitare “no” perché il telefono si sarebbe fermato. Abbiamo speso 1.700 euro in un I-phone e non andiamo fino in fondo? Ma ad ogni “si” avete rinunciato a tutti i vostri diritti costituzionali decidendo di dare un pezzetto significativo del vostro mondo a qualcun altro. Questo è il tempo che viviamo. Un tempo in cui l’elettronica e l’antropologia, lontane parenti, la tecnologia ha avvicinato fino ad unirle in matrimonio.
Oggi il rapporto con la tecnologia e le macchine è vitale nella nostra esistenza e là dentro ci sono tante intelligenze artificiali. Tutta questa roba ha cambiato e sta cambiando il nostro mondo, tanto che possiamo parlare di rivoluzione ma forse il termine più adatto, e alcuni sociologi la definiscono così, è “metamorfosi”.
Ci siamo svegliati una mattina in un mondo diverso e il Covid-19 ha accelerato tutto questo, facendo diventare normale ciò che era particolare. Questa cosa che ci è rotolata addosso alcuni la chiamano “condizione digitale”. C’è una situazione esistenziale, una storia, una vita in cui il digitale preme sulla nostra esistenza, in modo negativo o positivo; certamente non in modo neutro. E chi vi dice che la tecnologia è un mezzo ed è neutro sicuramente ha una zappa e una vanga a casa ma non ha capito cosa ha in tasca: il suo telefono.
LA TECNOLOGIA NON E’ NEUTRA
La tecnologia non è un mezzo neutro. Non più. Lo era la zappa, il coltello, la macchina da scrivere. Ma sicuramente quello che abbiamo tutti in tasca neutro non è. Non dipende solo da come lo usiamo ma sempre di più anche da come lui forse ci sta usando.
Questa è una rivoluzione, nel senso che cambia le cose, ed è caratterizzata dalla parolina: irreversibilità. Vi sarà magari capitato di andare in auto seguendo il navigatore e scoprire ad un certo punto che si è sbagliato ma non potete girare e dovete farvi quattordici chilometri a marcia indietro perché il navigatore ha sbagliato strada. Ci sono situazioni, specialmente quelle in cui c’entra la tecnologia, che una volta imboccata una strada non si torna indietro. Pensate ad una cosa un po’ banale: chi usa ancora le candele? Neppure la nonna ha più nel cassetto una candela per quando va via la luce, perché abbiamo il faro da stadio del telefonino.
Questa è la irreversibilità della tecnica: se assumiamo una tecnologia e questa tecnologia diventa parte del nostro quotidiano ovunque è difficile tornare indietro; anzi, è quasi impossibile. Prima allora di infilarci in una strada e dover fare marcia indietro per quattordici chilometri bisognerebbe chiederci in quali strade stiamo entrando e dove ci portano, perché poi accade che se usiamo quello che abbiamo tra le mani senza pensare a cosa stiamo facendo arriviamo a fare questo: (il relatore mostra due giovani che si fanno un selfie davanti all’ex campo di sterminio di Auschwitz n.d.r).
Quanto vi pesa essere costantemente sotto processo, sotto giudizio? E doverlo essere, perché se non hai Instagram non hai una vita sociale ma questo significa dover costantemente mostrare, mostrarsi, dire…
DIGITALIZZAZIONE E DIGITISMO
Arrivo al punto. Personalmente sono favorevole alla tecnologia, dunque si alla digitalizzazione perché lo abbiamo sempre fatto e fa parte del nostro essere umani in quanto siamo tecnologici da sempre ed è l’essere umano che costruisce tecnologia. Banalmente anche il linguaggio è un artefatto tecnologico, abbiamo inventato le palafitte e il modo di avere il fuoco senza aspettare il fulmine. Noi umani siamo tecnologici. Anzi, solo gli umani lo sono. Si, la Lontra fa le dighe ma fa solo quello e sulla Luna non c’è andata.
La digitalizzazione è parte di noi ma il digitismo, ovvero il far diventare questa una roba non pensata, non scelta, non voluta e che subiamo, ci disumanizza. Se parliamo di intelligenza artificiale verosimilmente ci rincretinisce. L’IA non è sicuramente intelligente ma ha una capacità intelligente: di rincretinirci, il che – come il selfie davanti ad Auschwitz.– non è una buonissima idea.
L’Esodo 31-1,6 è l’unico brano della Scrittura in cui ad un essere umano sono date determinate caratteristiche: saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro. Per la Bibbia l’essere umano che fa tecnologia, usando saggezza, intelligenza e scienza la fa secondo il cuore di Dio, cioè fa tecnologia in modo tale che questa permette all’essere umano innanzitutto di essere pienamente se stesso.
Cosa mi può importare di ogni artefatto tecnologico se mi porta via quello che sono?
IA E TECNOLOGIA. CARLO ACUTIS
Concludo parlando di Carlo Acutis, un beato, un ragazzino morto giovane e santo perché ha vissuto la vita in un certo modo.
Carlo è un ragazzo normale che andava più o meno bene a scuola ed era appassionato di informatica, che allora era agli albori. Ma era anche cintura nera di catechismo. Lo propongo perché quello che lui ha intuito da ragazzino può essere interessante oggi per noi: quale spiritualità al tempo dell’intelligenza artificiale? che tipo di spiritualità al tempo dell’intelligenza artificiale ci permette di avere saggezza, intelligenza e scienza? che tipo di atteggiamento interiore ed esteriore ci può aiutare a costruire tecnica che umanizzi? ovvero una società con delle regole e dei limiti che mi custodiscano. Carlo credo possa raccontarcelo.
Lui aveva tre punti fermi nella vita: il rosario, l’eucarestia e il demonio.
Il rosario è una serie di Ave Maria con dei misteri, che sono pezzi della vita di Gesù; scopo del rosario è meditare la vita di Gesù con l’obiettivo dell’eternità. E vivere senza la paura di dover morire può essere interessante. Una vita escatologicamente orientata significa vivere una vita a manetta, bella, piena, senza la paura della morte e addirittura costruendo nella mia vita di qua il mio futuro di la. Questa è l’escatologia. Il rosario serve a meditare la vita di Gesù, ovvero uno che la morte l’ha fregata perché è risorto. Cos’è allora una tecnologia escatologicamente orientata? E’ una tecnologia che ci permette di essere liberi di volere che quello che facciamo giorno per giorno e quello che stiamo diventando ci faccia scegliere la nostra eternità.
Un esempio banale: se l’algoritmo del social che usiamo decide cosa dobbiamo pensare e come dobbiamo vestire, quell’algoritmo e quell’oggetto sono tecnologia che non orienta, nel senso che permette di essere liberi, ma che spinge ad essere consumatori, che è un’altra roba. Fare codice non è neutrale e farlo con questi principi significa pensarsi nell’eterno già adesso.
IA E TECNOLOGIA. CARLO ACUTIS E L’EUCARESTIA
L’eucarestia per Carlo era il centro della sua vita. Per un cristiano l’eucarestia è la presenza reale di Cristo, vero Dio e vero uomo ed è complicato esserlo in contemporanea ma questa complicatezza diventa una ricchezza nella misura in cui l’eucarestia mi consegna l’equilibrio dinamico, ovvero il tenere insieme pezzi che sembra non possano stare insieme: et, et. La digitalizzazione rispetto al digitismo è questo et, et: avere una vita digitale ma anche una vita reale. Non che il digitale non sia reale, ma c’è una vita che non sia solo digitale?
L’eucarestia racconta questo a Carlo Acutis.
Lui fa una serie di siti internet in cui racconta i miracoli eucaristici e la cosa interessante è che lui fa in digitale una mostra sui miracoli eucaristici che hanno a che fare con una cosa – l’eucarestia – che vivi solo in presenza reale. La comunione non si può fare attraverso il televisore. Senza questo equilibrio dinamico si rischia di andare da una parte o dall’altra e di rimanere squilibrati in tutti i sensi.
Il demonio è il male – diaballo in greco significa colui che separa – perché noi siamo fatti per stare con, per abbracciare, per annusare l’altro. Siamo fatti per essere fuori da noi stessi e andare oltre. Perché il successo di queste tecnologie? Perché si basano su un concetto di fondo: la comunicazione, l’informazione, il darsi il riceversi, il raccontarsi. Il demonio, il male, è esattamente l’antitesi di questo e ci vuole soli, isolati; perché se si è soli ci distrugge: se si è isolati si diventa tristi e se si è tristi poi ci si ammazza. Il diavolo odia la vita, che è relazione.
IL POTERE DI TECNOLOGIA E AI
La tecnologia ha un potere immenso: isolarci e separarci per farci fare, farci dire o non farci dire. Ma ha anche un potere opposto. Pensate a quanto è stato importante in pandemia che una persona morente in ospedale potesse salutare attraverso un tablet i suoi nipoti e dirgli addio. Ma cosa significa se sei talmente solo da passare il resto dei tuoi giorni a parlare con Siri. Se i tuoi segreti e la tua vita la racconti solo a Siri, che ti darà sempre ragione e dirà che fai sempre bene e poi arriverà a dire: sparati: ed è successo. I tuoi amici se li chiami alle tre di notte ti mandano a quel paese; Siri c’è sempre. Voi sapete cosa c’è dentro ad un computer? C’è del silicio, ovvero sabbia. E’ possibile che il nostro amico sia un mucchietto di sabbia?
Carlo cosa ci insegna? Che a chi fa tecnologia, a chi la vende, a chi la insegna e a chi la programma va detto che questo è un potere e a un grande potere corrisponde una grande responsabilità.
La tecnologia è potere che condiziona la nostra vita. Come la voglio? che mondo desidero? come spendo questo potere in un tempo che ci chiede di essere radicali, ovvero tornare alla radice? Ve lo faccio vedere con un video
Su IA e tecnologia Carlo Acutis credo ci insegni questo: costruire tecnologia, condividere tecnologia che ci permetta di avere lo sguardo di quella bambina stupito, umano e di meraviglia sul mondo. Uno sguardo non più cieco, ottuso ma saggio, intelligente, pieno di scienza; che ci permetta di essere più umani, più intelligenti. Uno sguardo che ci permetta semplicemente di essere quello che siamo.
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Luca Peyron: presbitero diocesano è direttore della Pastorale Universitaria dell’Arcidiocesi di Torino e delegato regionale, coordinatore del Servizio per l’Apostolato Digitale, membro della consulta nazionale della Cei per l’Educazione, la Scuola e l’Università, membro del comitato di redazione della rivista Vocazioni della Cei, collabora con la Congregazione per l’Educazione Cattolica presso la Santa Sede. Membro dell’Associazione Italiana per lo studio della Morale collabora con blog Moralia in particolare sui temi della trasformazione digitale.
Le altre relazioni pubblicate:
Intelligenza artificiale e tecnologia digitale. La dimensione etica – prof.ssa Daniela Tafani
Intelligenza artificiale, tecnologia digitale, democrazia e algoterica – Paolo Benanti
Democrazia, Costituzione e intelligenza artificiale – Giulio M. Salerno
Come l’intelligenza artificiale apprende – Andrea Bonarini
Intelligenza artificiale e lavoro che cambia – Ivana Pais