di Marco Invernizzi
Moderatamente conosciuto e stimato, molto meno studiato, il venerabile Giuseppe Toniolo verrà beatificato quest’anno, dopo che Benedetto XVI, venerdì scorso, ha riconosciuto un miracolo attribuito alla sua intercessione.
L’evento induce alla speranza per diversi motivi. Intanto, ovviamente, perché avremo un beato in più da venerare, in cammino verso la canonizzazione, quando la Chiesa impegna definitivamente la propria infallibilità nell’indicare come esempio e modello ai fedeli la vita di un cattolico.
Ma il motivo di speranza riguarda anche il tempo di Toniolo e quello che ha rappresentato nella storia del movimento cattolico. Di lui si conosce poco. I venti volumi della sua opera sono stati pubblicati fra il 1947 e il 1953, poi quasi più nulla, fino a due testi pubblicati nel corso degli ultimi anni dalla Fondazione di Verona che porta il suo nome. Lo ha studiato, fra i pochi, l’attuale arcivescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, che ha pubblicato una sua biografia nel 1987, per le edizioni Paoline.
Toniolo era nato a Treviso nel 1845 e dal 1879 insegnava economia politica all’università di Pisa, dove sarà docente fino al 1917, un anno prima della morte. Normalmente il suo nome viene associato alla prima democrazia cristiana, ma senza un minimo di spiegazioni si rischierebbe soltanto di fare confusione.
Intanto la prima democrazia cristiana, quella di don Romolo Murri (1870-1944), è finita male, cadendo nell’eresia e nella rottura con la Chiesa. Toniolo faceva parte di quell’ambiente di militanti del movimento cattolico di quell’epoca che, all’interno dell’Opera dei congressi, venivano definiti cattolici sociali. Questi, fra i quali il suo grande amico Stanislao Medolago Albani (1851-1921), avevano compreso il grande cambiamento in atto nella società in seguito alla rivoluzione industriale e volevano, come vorrà l’enciclica Rerum novarum, che lo Stato intervenisse nella vita pubblica per affrontare e tentare di disinnescare la drammatica “questione operaia”. In questo senso si distinguevano dagli intransigenti veneti contrari a ogni cambiamento, e volevano offrire una prospettiva d’azione ai giovani della democrazia cristiana.
Non vi riuscirono però, perché i democratici cristiani entrarono in rotta con la Santa Sede e scelsero la strada dell’abbandono. In sostanza Toniolo voleva che l’azione dei cattolici trasformasse in senso cristiano (la grande “controrivoluzione cattolica” dirà a Genova nel 1892 nella relazione al Congresso degli studiosi cattolici di scienze sociali) la società liberale della seconda metà dell’Ottocento, ammalata dall’epoca della Rivoluzione del 1789, favorendo una maggiore diffusione del potere attraverso una più ampia partecipazione popolare.
In questo senso antistatalista usava il termine democrazia: egli avrà sempre come modello la società medioevale, impostata sui Comuni e sul rispetto e la valorizzazione dei corpi intermedi, proprio per impedire un’ingerenza dello Stato che al professore pisano sembrava già allora assai invasiva e pericolosa. Egli era obbediente all’insegnamento di papa Leone XIII e divenne un sostenitore convinto dell’enciclica Rerum novarum (1891), cioè del modo non socialista pensato dal Magistero della Chiesa per affrontare la questione operaia.
Toniolo era certamente un grande intellettuale. La sua proposta era strategica, riguardava i fondamenti della vita pubblica e spaziava dall’economia alla storia, alla filosofia. Come aveva provato il beato Antonio Rosmini circa 50 anni prima, anche Toniolo aveva in mente un progetto globale di riforma della società, che partiva dai problemi del momento ma andava ben oltre.
Erano le ideologie che si erano affermate negli ultimi secoli, dal Rinascimento alla Riforma, al liberalismo delle rivoluzioni nazionali dell’800, che costituivano un problema. Esse tentavano di sfruttare i problemi esasperati anche dalla diffusione degli errori di cui loro stesse si erano rese responsabili per offrire soluzioni peggiori del male che intendevano curare: questa era l’ottica socialista, alla quale Toniolo fu sempre contrario.
Tuttavia non era soltanto un intellettuale. Fonderà l’Unione cattolica per gli studi sociali con la Rivista internazionale di studi sociali, mentre nel 1907, a Pistoia, inaugurerà la prima settimana sociale dei cattolici italiani e darà un contributo decisivo alla fondazione dell’Unione delle donne cattoliche d’Italia.
Sarà un dirigente dell’Opera dei Congressi sotto il pontificato di Leone XIII (1878-1903) e contribuirà a ridisegnare le nuove caratteristiche del movimento cattolico durante il pontificato di san Pio X (1903-1914), il quale lo volle alla guida dell’Unione popolare fra i cattolici d’Italia.
Sposato con Maria Schiratti di Pieve di Soligo, la cittadina trevigiana dove è sepolto, padre di sette figli, Toniolo ci ha lasciato un grande esempio di uomo semplice, legato alla famiglia, intento alla preghiera quotidiana, che non trascurò mai. Proprio nella sua cittadina di adozione si è verificato il miracolo che è stato riconosciuto e gli ha permesso la beatificazione.
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di Giuseppe Toniolo La genesi storica dell’odierna crisi sociale ed economica Vol 1