Il Borghese n. 7 luglio 2017
Mons. Arborelius
di Giuseppe Brienza
Un’altra tacca per il Pontificato di Bergoglio: nel cinquecentesimo anniversario della Riforma protestante (1517-2017) ha creato il primo cardinale svedese, un ex luterano convertito al cattolicesimo da adulto. Si tratta di mons. Anders Arborelius, attuale vescovo di Stoccolma, che ha ricevuto la porpora al Concistoro del 28 giugno, assieme a mons. Jean Zerbo, arcivescovo di Bamako (Malí), mons. Juan José Omella, arcivescovo di Barcellona (Spagna), mons. Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun, vicario apostolico di Paksé (Laos) e Mons. Gregorio Rosa Chávez, ausiliare dell’Arcidiocesi di San Salvador (El Salvador). Con questi cinque diventano 69 i cardinali creati da Bergoglio nei quattro anni di pontificato che hanno ridisegnato la geografia ecclesiastica.
Dopo il viaggio in Svezia del 2016, un’iniziativa che ha attirato al Santo Padre molte critiche per le presunte aperture sulla figura di Martin Lutero, Papa Francesco ha voluto come principe della Chiesa proprio questo frate carmelitano, nato in Svizzera nel 1949 da genitori svedesi, entrato nella Chiesa di Roma a vent’anni suonati. D’allora ha compiuto i suoi studi prima a Bruges poi al Pontificio ateneo “Teresianum”. Ordinato sacerdote nel 1979, san Giovanni Paolo II l’ha elevato alla dignità episcopale nove anni più tardi, affidandogli l’incarico della diocesi di Stoccolma. Successivamente è stato presidente della Conferenza episcopale della Scandinavia (2005-2015), membro del Comitato di presidenza del Pontificio Consiglio per la famiglia e, fin dall’inizio del suo pontificato (gennaio 2014), Papa Francesco l’ha nominato Consultore del Pontificio Consiglio per i laici.
Arrivata la notizia della porpora, pare che mons. Arborelius sia rimasto molto sorpreso, indice che, probabilmente, Bergoglio ha scelto proprio l’uomo giusto per una dignità, come quella cardinalizia, che il Papa ha sempre pensato non come una “promozione”, bensì una chiamata ad «aiutare più efficacemente il Vescovo di Roma nel suo servizio alla Chiesa universale» (Papa Francesco, Angelus, piazza San Pietro, 12 gennaio 2014).
Una ragione della scelta della nomina del vescovo di Stoccolma a cardinale è stata la predilezione del Pontefice per le realtà ecclesiali “minori”. Scombinando gli usi consueti, infatti, Papa Francesco ha finora promosso al cardinalato presuli di diocesi “periferiche” e, in questo senso, la comunità cattolica svedese risponde perfettamente alle esigenze del Pontificato di favorire una visione (anche geografica) dell’universalità della Chiesa e valorizzare le realtà ecclesiali “marginali”.
In Svezia, oggi, i cattolici sono una estrema minoranza, circa 115mila persone su un totale di più di 9 milioni di abitanti, e ciò anche come frutto della dura repressione che hanno dovuto subire fino a pochi decenni fa. La scissione protestante, infatti, separò il Paese scandinavo da Roma e il sovrano Gustav Vasa varò drastiche misure contro i credenti rimasti fedeli alla Chiesa di Roma. Professare il cattolicesimo costava la perdita di tutti (o quasi) i diritti civili.
Con la scelta dei nuovi cardinali i Paesi rappresentati nel collegio sono ormai 18, con la presenza di realtà che non avevano mai avuto un cardinale come Capo Verde, Tonga, Myanmar etc. e di comunità ecclesiali piccole o in situazioni di minoranza (per es. Oceano Pacifico, Cabo Verde, Morelia in Messico).
Altro che “protestantizzare” la Chiesa di Roma! Qui si tratta di offrire al mondo luterano e affine il tesoro prezioso della dottrina cattolica e, in particolare, quello della spiritualità dei grandi Ordini religiosi che Lutero stesso volle abolire! Per quanto riguarda la Svezia, il suo glorioso passato annovera una santa del calibro di Brigida di Svezia, che Giovanni Paolo II ha voluto co-patrona d’Europa nel 1999.
Interpellato nel cinquecentenario della “Riforma”, mons. Arborelius ha sempre detto chiaramente la sua opinione riguardo alle accuse di “cedimento” del Papa al protestantesimo: lasciano il tempo che trovano. Esse sono spesso frutto di frettolosa malafede che valuta le azioni singolarmente e non riesce a leggere complessivamente il pontificato di Bergoglio.
Nelle parole del nuovo cardinale, ma anche nella recezione della notizia della sua nomina da parte della comunità svedese, c’è il senso di un incoraggiamento alla presenza dei cattolici non solo nel Paese scandinavo ma in tutto il Nord Europa. Come ha riportato il quotidiano della CEI Avvenire in occasione del Papa in Svezia, «secondo gli ultimi report forniti dalla Conferenza episcopale dei Paesi scandinavi, in Danimarca dal 2004 al 2014 i cattolici “ufficiali” sono passati da 37.648 a 42.768, in Islanda da 5.775 a 11.911, in Norvegia da 57.498 a 160.746, in Svezia da 81.259 a 110.392, in Finlandia da 8.790 a 13.422».
Mentre il relativismo e il laicismo hanno portato molti svedesi lontano dalla “religione di Stato” cristiano-protestante, sta crescendo lentamente ma progressivamente il numero dei convertiti al Cattolicesimo. Di questo aveva parlato lo stesso neo-cardinale svedese, in un’intervista recentemente concessa all’agenzia di informazioni Zenit. Parlando del suo Paese, fra l’altro, mons. Arborelius ebbe a sottolineare le nuove conversioni che, «ogni anno si registrano dalla Chiesa di Svezia [luterana] e alcuni di questi nuovi cattolici sono ex ministri del culto, maschi o femmine. Ultimamente, però, un buon numero di convertiti provengono dalle Chiese libere [provenienti cioè altri rami del protestantesimo]. Sono spinti da diversi motivi. Alcuni sono attratti dalla spiritualità cattolica, dalla fedeltà alla tradizione, dalla dottrina sociale, dal carattere universale della Chiesa. Sono un centinaio, più o meno, le conversioni ogni anno» (cit. in Federico Cenci, Vescovo di Stoccolma: “La comunità cattolica in Svezia cresce ogni anno di più”, in Zenit, 24 ottobre 2016).
La nomina di Arborelius può essere quindi un segnale importante per il cattolicesimo in Svezia, anche di prossima ulteriore crescita delle conversioni. Alla Chiesa Cattolica in Svezia il Papa avanza due richieste: proseguire nel dialogo con il protestantesimo ma, allo stesso tempo, rafforzarsi in una maggiore coscienza della propria identità. I tempi sembrano maturi, dato il processo di sradicamento della cultura popolare svedese. Stando per esempio a dati OCSE, gli stranieri pesano per il 14% della popolazione totale del Paese e, circa il 19% di essi, sono arrivati negli ultimi 5 anni. Una percentuale alta per una nazione con una popolazione che supera di poco i 9 milioni ma, la cosa peggiore, è che solo il 62% di loro lavora, il livello più basso della media OCSE, e nel 2010 il 5,5% della popolazione straniera è stata “naturalizzata”, contro la media OCSE del 2,9%.
I dati e le proiezioni sull’immigrazione mostrano un trend preoccupante per la Svezia, con il numero il picco massimo di immigrati previsto di oltre 65mila unità nel 2040. Arrivano dunque stranieri e, contestualmente, se ne vanno gli svedesi. E cosa hanno portato questi anni di immigrazioni di massa in Svezia, oltre a pesanti fenomeni di tensione e instabilità sociale? La solita impennata del tasso di disoccupazione giovanile, come accaduto in altri Paesi del Nord Europa. La mancanza di abitazioni, per fare solo un esempio, è stata esacerbata in maniera spaventosa dall’immigrazione di massa e ora l’aumento continuo dei prezzi sta gettando benzina sul fuoco di una situazione esplosiva.
C’è, infine, il dato religioso, visto che la gran parte degli immigrati che stanno arrivando è di religione musulmana. Nell’Unione europea, chi sarà ad avere la popolazione musulmana maggiore? Secondo alcuni osservatori proprio la Svezia, seguita da vicino dal Regno Unito del Londonistan e poi dalle solite Francia e Germania. Signori, ecco a voi il mondo senza confini!