L’ “Unione” fra negazione della natura e suo culto pagano
di Tempi
Che la retorica del dialogo fra le identità sia in realtà una mistificazione funzionale al rafforzamento del potere statale sulla società lo si capisce meglio quando si scorrono le pagine del programma dell’Unione e i volti dei suoi candidati.
Apologeti delle identità quando si tratta di compiacere gli odiatori dell’Occidente, i leader della sinistra dimostrano di aver svenduto e dissipato da tempo quel gioiello di connubio fra universale e particolare che è l’identità storica italiana.
Sottoscriviamo il tagliente giudizio di Giulio Tremonti: «Al posto dell’identità, la formula, la chiave semantica del loro programma è “trans”. Transnazionle, transvita, transessuale. Il mondo all’incontrario. La famiglia orizzontale, la vita artificiale. Il mondo come un grande bazar, l’Italia come periferia, come segmento piano della geografia globale del mercato» (Corsera, 26 febbraio).
La stessa Unione che non riconosce la realtà di una natura umana a cui attenersi quando mette a tema sessualità, famiglia, bioetica, riproduzione, introduce poi nel suo programma «una nuova alleanza con la natura», concetto altrettanto contraddittorio che la zapateriana “alleanza delle civiltà”.
Quando si manifesta nell’uomo la natura può essere stravolta, quando invece si manifesta fuori di lui ad essa ci si sottomette, al modo degli antichi pagani. Le identità culturali vanno tutte rispettate acriticamente, ma se un Marcello Pera decide di alzare la mano e dire metaforicamente: “D’accordo, io e i miei amici vogliamo rappresentare quella occidentale”, i Verdi lo tacceranno di “fondamentalista” e Bertinotti ne chiederà le dimissioni da presidente del Senato.
Le contraddizioni della sinistra dipendono in parte dalla sua inclinazione storica ad allearsi con gli avversari del capitalismo, per quanto impresentabili. Ma anche da un fenomeno culturale più serio: l’implosione dell’illuminismo, alla cui agonia stiamo oggi assistendo.