Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân
Newsletter n.563 14 gennaio 2025
(Testo presentato al convegno della Fondazione Magna Carta a Norcia del 22 novembre 2014 sul tema “Tra il califfato e il postumano: il futuro dell’Occidente”)
di Stefano Fontana
Il destino dell’Occidente è legato al tema della secolarizzazione, tema che purtroppo continua a sfuggirci nelle sue dimensioni più profonde. Non temo di segnalare questa mancanza di comprensione: del processo di secolarizzazione non abbiamo ancora compreso tutto quello che serve comprendere.
I cattolici in particolare – i laici, a partire da Karl Löwith hanno visto forse più in profondità – hanno espresso una sorprendente ingenuità circa il processo di secolarizzazione. Lo hanno confuso con la legittima autonomia delle realtà terrene, con la laicità, con l’ambito dei diritti umani, oppure con il piano naturale rispetto a quello soprannaturale.
Sono tutte interpretazioni corrette ma ampiamente insufficienti. La secolarizzazione si è rivelata essere molto di più e di peggio.
Una lunga fase storica dei cattolici è stata caratterizzata dall’ingenua illusione che la secolarizzazione fosse cosa in sé buona e che potesse fermarsi ad un livello di compatibilità con la fede cattolica. Forse potremmo indicare Jacques Maritain come il campione di questa lunga fase che, per altro, ha molti altri protagonisti. E’ sorprendente leggere oggi “L’uomo e lo Stato”, con quella fiducia infondata su una fede ed una morale comune laica e democratica che già ai tempi di Maritain era in via di dissoluzione. Del resto, l’ottuagenario Maritain ripensava criticamente a tutto ciò ne “Il contadino della Garonna”.
A lungo i cattolici hanno cercato di convergere con gli altri sulla persona umana ed intanto la secolarizzazione aveva secolarizzato la persona umana.Di dialogare con gli altri sul piano della natura e intanto la secolarizzazione secolarizzava la natura. Ci si è a lungo illusi di fondare l’incontro sulla libertà e intanto la secolarizzazione rendeva gli uomini non più desiderosi di essere liberi. La ragione, e la verità, sono stati individuati da Benedetto XVI come interlocutori privilegiati della fede e intanto la secolarizzazione secolarizzava la stessa ragione, al punto da renderla irriconoscibile alla fede.
L’attuale “crisi antropologica” che sta svuotando l’Occidente di se stesso è, in fondo, frutto del processo di secolarizzazione, il quale non finisce mai. La secolarizzazione è un processo vorace ed insaziabile. Su questo ci siamo illusi a lungo. All’inizio sembrava riguardare solo la religione, poi ha secolarizzato anche la morale ed ora sta secolarizzando la natura umana in quanto tale. L’ideologia del gender è la completa secolarizzazione della natura umana e della natura in genere.
I cattolici si sono divisi in due schieramenti. La teologia di Karl Rahner ha accettato e battezzato la secolarizzazione, sostituendo il mondo alla Chiesa come evento dell’autocomunicazione di Dio e unificando storia sacra e storia profana. Col Concilio la Chiesa si è “aperta al mondo”, e quindi anche alla secolarizzazione. Ma nel postconcilio – a seguito della diffusione della teologia rahneriana – ha accettato la sostituzione del mondo a se stessa. La Chiesa che condivide questa impostazione non solo oggi accetta la secolarizzazione ma la promuove. L’altro campo è occupato dal tradizionalismo, che si pone in antagonismo con la secolarizzazione. Esso è costretto a rimanere attaccato alla natura, riesce così a salvaguardare la tradizione ma non riesce a farla diventare storia.
Quali sono i punti da chiarire sulla secolarizzazione in modo da riuscire a comprendere il fenomeno e a dare all’Occidente qualche chance rispetto al nichilismo che lo estenua?
Il primo è che la secolarizzazione spietata di oggi ha una dimensione assoluta, è un nuovo assoluto che si contrappone alla religione cattolica come da assoluto ad assoluto. La secolarizzazione non si ferma su un piano di neutralità, tanto è vero che, per esempio, la negazione della natura si esprime riplasmando una nuova natura.
Il secondo è che essa avviene non teoricamente ma praticamente, ossia facendo fare alle persone delle cose. Mettendo in mano alla gente nuove tecniche, nuove possibilità e chance di vita, nuovi modi di relazionarsi, di lavorare, di impiegare il tempo libero, di vestire, di divertirsi.
Senza approfondire la nostra conoscenza di questi due aspetti non riusciremo a fermare e invertire il processo.