(cavalieridellaverita@virgilio.it)
Anche sulla concezione del Tempo la cultura postcristiana mostra tutto il suo fallimento. Quando il Tempo non è orientamento verso l’eterno è solo illusione e maledizione
2. Cosa vuol dire questo?
3. Che nel medioevo vi era un senso della speranza che per noi uomini postmoderni è ormai inconcepibile. Certo, quella dei medioevali non era una speranza terrena; la vita era quella che era, si moriva subito e facilmente, ma era una speranza diversa, una speranza che era posta come sigillo e proseguimento della vita terrena.
4. Un altro particolare: nel medioevo si piantavano molti noci. Il noce, si sa, è un albero che cresce con una lentezza tediante, un albero che non si vedrà mai nella sua maturità tanto è lento nel crescere. Eppure si piantavano i noci, anche questi per donarli non tanto ai figli quanto ai figli dei figli.
5. Oggi invece c’è l’ansia. La vita è senz’altro più lunga di quella dei medievali, eppure c’è sempre il timore che finisca, che svanisca. Oggi di piantare i noci neanche a dirlo. Piuttosto si piantano i pini dell’Arizona, quelli sì crescono velocemente e si possono ammirare subito alti alti.
6. Queste considerazioni vengono facilmente quando si riflette sul rapporto tra l’uomo contemporaneo e il tempo.
7. Il tempo o è apertura all’eternità o maledizione. Non c’è altro modo di impostare la questione.
8. Perché deve trascorrere il tempo se il mio destino è l’abisso, il vuoto?
9. Diceva Albert Camus: la vita è un ponte fra due nulla. Una frase non solo illogica (il ponte deve pur reggersi su qualcosa), ma anche terrificante nella sua disperazione. Un ponte che conduce all’abisso. Ma allora perché percorrere questo ponte? Perché non puntare i piedi? Perché gioire di un altro giorno che passa, di un’altra ora e di un altro minuto?
10. C’è una bella poesia di un autore spagnolo del XIX secolo, José Zorilla; s’intitola L’orologio. Ad un certo punto la poesia dice: Se attraversando la vasta piazza (che vuol dire una vita ormai disorientata, così come la piazza disorienta), si vedono nel loro lento movimento girare le lancette sulla sfera e lasciare un segno dietro (un assurdo che vuol dire tanto: la scia viene lasciata da un movimento veloce non lento, il che vuol dire che questa scia sta a significare il ricordo, la nostalgia), si fissano gli occhi e il cuore freme, poiché crescendo il tempo, più piccolo rimane. E intanto gira la lancetta e l’esistenza trascorre. Questo è il momento più bello: poi tutto si perde.
11. Ed è proprio così. Quando il tempo è orientato verso il nulla, non resta che apprezzare il tempo nel suo attimo, ma cos’è l’attimo se non un passaggio impercettibile e fuggevole?
12. Anche sul tempo la cultura contemporanea mostra il suo fallimento. La sua illusione è naufragata sulla distruzione di tutto, anche del progetto e della speranza che sono connaturati in ogni essere umano.
13. Il tempo o è apertura verso l’eternità o è maledizione, questo nessuno lo può negare.
14. E il tempo verso l’eternità implica che l’uomo rimanga creatura, senza alcuna pretesa di onnipotenza; e che l’eterno non sia un mistero astratto, frutto del proprio pensiero, ma una persona concreta che entra nella storia e incontra l’uomo per offrirsi come Risposta.
15. E’ l’eterno in carne ed ossa, che è Gesù Cristo!
I tre sentieri del Cavaliere della Verità.