dal sito dell’ UCCR – Unione Cristiani Cattolici Razionali 10 settembre, 2011
Maurizio Ravasio
Oltre a Jeff Sparrow (cfr. Ultimissima 29/06/11) e André Comte-Sponville (cfr. Ultimissima 28/06/11), c’è un altro intellettuale non credente che ha sentito recentemente la necessità di prendere le distanze dal fronte laicista. Si tratta di Costanzo Preve filosofo e studioso di Marx e del marxismo (in particolare di Lukàcs, Bloch e Althusser, di cui fu anche allievo all’Università di Parigi), «pensatore razionalista dialettico» e «allievo indipendente di Marx» come si definisce nel volume Gesù uomo nella storia, Dio nel pensiero (CRT 2000), libro di riferimento per la cultura laicista.
Il filosofo torinese, che dunque non è certo assimilabile al mondo culturale cattolico, ha scelto di denunciare in diversi interventi quella che chiama «l’arroganza laica». Preve inizia le sue riflessioni distinguendo tra laicità, che considera positiva poiché «è un terreno istituzionale che legittima il necessario pluralismo delle forme di vita del mondo attuale» e laicismo, deriva metodologica della laicità innalzata ad ideologia, negativo dal momento che «considera lo spazio pubblico una sorta di grande “buco” simbolico, produce continuamente anomia, individualismo e spaesamento relativistico.
Il “relativismo” piace solo agli intellettuali sradicati, ma essi sono meno del 3% della popolazione globale. Il rimanente 97% è angosciato dalla morte di Dio, e dal fatto che essa viene sostituita dal circo mediatico, dalla simulazione televisiva, dall’incontinenza pubblicitaria, dalle mode pilotate e dallo spettacolo porno. Ridotta l’intera filosofia a smascheramento delle illusioni metafisiche (…) effettivamente la religione torna ad essere il deposito del senso complessivo delle cose».
Citando poi il collega Norberto Bobbio, con cui Preve nonostante le divergenze filosofiche ha avuto uno stretto rapporto, mette in guardia dai pericoli del laicismo organizzato: «Il “laicismo” è invece a tutti gli effetti un profilo ideologico, anche se spesso si traveste da innocua metodologia istituzionale sotto il velo (anzi, sotto il burka) della laicità». Del resto, questo fu detto in modo cristallino dal “papa” laico per eccellenza, Norberto Bobbio: «Il laicismo che ha bisogno di armarsi e di organizzarsi rischia di diventare una chiesa contrapposta ad altre chiese». Con un’aggiunta necessaria: non “rischia” per nulla, è a tutti gli effetti una chiesa, anzi una setta.
I tarantolati di Darwin
In un altro intervento pubblicato sulla rivista di studi umanistici Atrium il filosofo non credente analizza con occhio critico l’approdo all’ideologia laicista dei «tarantolati di Darwin» come fase finale di un processo sociale di riconversione ideologica degli ex-sessantottini «che s’interessavano freneticamente di Marx alcuni decenni fa e oggi lo hanno sostituito con Darwin», passati quindi da un «grottesco “marxismo”» all’«uso del darwinismo e della teoria dell’evoluzione come profilo identitario di appartenenza del nuovo illuminismo in lotta con il vecchio oscurantismo».
E’ giusto e normale – osserva il filosofo– «essere atei o credenti, materialisti e idealisti, sopportarsi a vicenda e dialogare nel modo più sereno e serio possibile. Come professore di filosofia, non ho fatto altro per tutta la mia vita. Ma qui abbiamo a che fare con dei tarantolati i quali, disillusi dalla propria arrogante ideologia precedente, e completamente “riconciliati” con la società capitalistica ed i suoi apparati di consenso, hanno deciso di alzare la bandiera dell’ateismo “laico” legittimato dal darwinismo come rivendicazione della loro “superiorità” scientifica e morale». Nasce così il “New Atheism”
La furia di Corrado Augias.
Sotto la lente di Preve finiscono anche alcuni esponenti significativi del laicismo italiano, tra cui il giornalista Corrado Augias, «colonna della furia anticattolica del gruppo finanziario Repubblica-Espresso, ha recentemente scritto con l’aiuto di due “esperti” due libri sul Gesù storico e sul primo cristianesimo, riciclando fatti ben conosciuti dal tempo almeno di Reimarus, Renan e Schweitzer. Dal momento che mi sono occupato personalmente di questi temi sono in grado di capire dove sta la specifica cialtroneria dell’approccio di Augias».
Il libro di Augias in questione è quello scritto con Mauro Pesce intitolato: Inchiesta su Gesù (Mondadori 2006). Ha quindi continuato: «Il Codice da Vinci di Dan Brown ha venduto in tutto il mondo 70 milioni di copie, e tutto gira intorno all’amplesso sacro di Gesù con Maria Maddalena (…) Ma dal momento che oggi, oltre alle femministe, regnano simbolicamente anche i gay, bisognava a tutti i costi fornire l’immagine di un Gesù omosessuale. A questo ha ovviato il libello del giornalista dilettante romano Corrado Augias, incentrato su un cosiddetto “prediletto” (immagino san Giovanni), che adombrerebbe una vera e propria amitié amoreuse fra i due uomini (vulgo, un rapporto gay). E questa sentina è diventato un best seller. Perché?».
Il libro di del giornalista di Repubblica, rileva ancora Costanzo Preve, «gira tutto intorno alla sessuomania presente. Un tempo Gesù era un annunciatore di pace, poi è divenuto un rivoluzionario latino-americano, oggi è iscritto di forza all’Arci-Gay. Su queste cose il tempo sarà galantuomo».
Il dilettante Flores D’Arcais.
Ce n’è anche per il «dilettante filosofico» Paolo Flores D’Arcais, direttore della rivista di filosofia Micromega del gruppo Repubblica-L’Espresso, rivista che Preve definisce «organo del neodarwinismo italiano di tipo istericosapienziale». Asserisce: «L’esempio di Paolo Flores D’Arcais, il guru laico-sapienziale di Micromega, è in proposito esilarante. Questo signore, che ha iniziato la sua carriera filosofico politica come estremista trotzkisteggiante ed allievo di Lucio Colletti, è diventato oggi un vero tarantolato del darwinismo come concezione del mondo e metafisica per eccellenza del laicismo».
L’armata Brancaleone.
Il filosofo torinese traccia poi un profilo idealtipico del laicismo contemporaneo «che si nasconde dietro la laicità, ma che in realtà vuole ben altro». E ancora: «Davanti c’è il nobile ritratto di Norberto Bobbio, dietro sfilano sguaiate le truppe di Emma Bonino for President, lo spinellatore invasato Pannella, i cartelli di “No Taliban, No Vatican”, i gruppetti di tromboni universitari che si considerano proprietari esclusivi della razionalità e della scienza, i centri sociali, il personale politico professionale della cosiddetta “sinistra radicale”, e via via tutta la ben nota Armata Brancaleone mediatica.
Costoro non vogliono soltanto espellere le religioni dallo spazio pubblico, e per questo sono sempre maniacalmente preoccupati dall’espulsione di crocefissi (…). Costoro – con la scusa di espellere Dio dalla filosofia e dalla scienza – vogliono imporre il loro Dio idolatrico» basato – continua il filosofo – sulla scienza «come unica legittima forma di conoscenza e su di una concezione limitativa ed astorica di “ragione”».
Dalla parte di Ratzinger.
Costanzo Preve interviene anche su Benedetto XVI, ma questa volta i toni da parte dell’ “allievo di Marx” sono nettamente diversi, riconoscendo la «superiorità della sua diagnosi filosofica sul presente storico rispetto a quella della tribù laico-postmoderna-ateo-sbeffeggiatrice». Analizza poi quello che considera «lo scontro simbolico Ratzinger-laici» in riferimento soprattutto ai fatti dell’Università La Sapienza, quando fu impedito a Benedetto XVI di tenere una lezione (in un’università fondata, tra l’altro, da un altro pontefice: Bonifacio VIII) sottolineando come da un lato, quello del papa, c’è «il recupero del grande umanesimo classico, a partire ovviamente da Aristotele.
Dall’altro, una ricostruzione fumettistica della storia dell’umanità, della filosofia e della religione». «Se Ratzinger – argomenta infine Preve – è per la legittimazione della categoria filosofica di verità, mentre i cosiddetti “laici” sono di fatto per il fisicalismo e per il relativismo, non ho dubbi. Pur essendo un allievo critico di Spinoza, Hegel e Marx, e non un pensatore cristiano, e neppure cattolico, sto dalla parte di Ratzinger».