Pietro Mainardi
I quasi otto anni di pontificato di Benedetto XVI sono stati per la Chiesa un dono immenso:il suo magistero costituisce un tesoro enorme lasciato in eredità alle generazioni future. Ma l’atto certamente più significativo del suo pontificato, cioè la liberalizzazione della Messa antica, ha avuto il pregio di risvegliare, da subito, in chi ovviamente ha maggiore sensibilità cattolica, una rinnovata e ritrovata attenzione liturgica in ordine al mistero più grande che la Chiesa conserva, coerentemente con l’idea cattolica secondo cui la legge della preghiera stabilisce la maniera del credere e nella convinzione espressa dal pontefice che «nel rapporto con la liturgia si decide il destino della Fede e della Chiesa».
Riflessioni su un gesto fondante del Cristianesimo, Città Ideale, pp. 280, € 16,00, corredato di una prefazione di monsignor Nicola Bux e di una Nota pastorale di Mons. Mario Oliveri, vescovo di Imperia-Albenga.
Il fumo di satana, di montiniana memoria, è appunto rappresentato dalla diabolica corruzione della liturgia, strumento necessario per corrompere a sua volta, e facilmente, la dottrina e quindi l’intera fede cattolica. Ed infatti è proprio quello che è accaduto a partire dalla riforma postconciliare che, partita da tutt’altre premesse contenute nel documento della Sacrosanctum Concilium, ha finito per aprire le porte ad ogni tipo abuso che è andato principalmente a colpire proprio il cuore della liturgia, vale a dire l’Eucaristia.
Il lavoro di Russo, ricchissimo di citazioni da Documenti del Magistero, denuncia lo svilimento cui l’Eucaristia è stata sottoposta tanto nel modo di distribuirla quanto nel modo di riceverla. Il Magistero papale, fin da Paolo VI aveva subito intuito il pericolo: papa Montini fu sempre contrario alla distribuzione dell’Eucaristia sulla mano; ma abuso dopo abuso, Sacerdoti e Conferenze episcopali hanno messo la Santa Sede davanti al fatto compiuto, strappando l’indulto che ha consentito di ricevere l’Ostia sulla mano.
La stessa ricezione in piedi, già ammessa, ma a patto che venisse effettuato un gesto in segno di adorazione e riverenza (peraltro quasi sistematicamente disatteso), costituì un altro strumento di desacralizzazione del momento della Comunione; gesto che si impose quasi universalmente attraverso mirate “catechesi” atte a far scomparire la ricezione in ginocchio.
Allora il gesto esemplare di Benedetto XVI di ripristinare la comunione in ginocchio e sulla bocca diventa davvero il punto di partenza per tornare alla certezza della nostra fede che deve manifestarsi anche in gesti sensibili. Perché, tuttavia, tanta resistenza fra i cattolici nel compiere un gesto di adorazione, quale quello di inginocchiarsi davanti al Dio vivo, e a quello più rispettoso del riceverlo sulla lingua?
Appare evidente che qui la logica umana, lo sviluppo storico, le categorie socio-psicologiche non sono sufficienti a rendere ragione di questa ostinata resistenza alla legge e agli usi della Chiesa e all’esempio, chiarissimo, del Pontefice.
Qui – e Russo fa davvero centro – occorre andare in profondità e saper leggere bene “i segni dei tempi”, con gli elementi che la Sacra Scrittura ci fornisce, anche avvalendosi di quelle Rivelazioni, quali quelle della beata Anna Catharina Emmerick, sulle quali la Chiesa non si è pronunciata ma che restano autorevoli non solo per effetto della sua beatificazione, ma soprattutto perché sembrano avverarsi con straordinaria puntualità; strumenti questi che consentono di gettare un sguardo soprannaturale e quindi più completo sullo scenario della storia umana e sugli accadimenti contemporanei dove, effettivamente, si può notare come la lotta tra il bene il male si sia fatta sempre più serrata e sia penetrata anche all’interno della Chiesa.
Così come assai felice è il ricordare come la prassi della Comunione sulla mano sia stata introdotta proprio dai protestanti, e specificamente dai calvinisti, proprio al fine di educare i loro fedeli a negare la Presenza Reale. Gettando in tal modo un legittimo sospetto su coloro che hanno sostenuto la necessità di questa trasformazione.
Dunque, se la tesi di Russo è giusta, siamo nel cuore di una lotta escatologica che ci investe non solo come uomini, ma come credenti, cioè appartenenti al Corpo mistico di Cristo rappresentato dalla Chiesa Cattolica e quindi, tenuti anche noi a lottare con Lei e per Lei, per preservarla dai falsi profeti e dalla profanazione di ciò che di più sacro ha ricevuto: la Liturgia ed in essa il vero Sancta Sanctorum, cioè il Corpo di Cristo.