L’Osservatore Romano, 12 settembre 2010
La visita del metropolita ortodosso Ilarione al primate anglicano
LONDRA. Le priorità nel servizio missionario della Chiesa ortodossa russa, i doveri nell’educazione e nella formazione di una nuova generazione di sacerdoti (riforma fortemente voluta dal Patriarca di Mosca Cirillo), ma anche e soprattutto la preoccupazione, tra i fedeli ortodossi, per la diffusione di tendenze liberali in materia di teologia e di etica in seno alla Comunione anglicana, che rischiano di allontanare quest’ultima dalla tradizione della Chiesa indivisa dei primordi.
Sono i principali temi trattati nel colloquio tra l’arcivescovo anglicano di Canterbury, Rowan Williams, primate della Comunione anglicana, e il metropolita di Volokolamsk, Ilarione, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne (Decr) del Patriarcato di Mosca, colloquio svoltosi giovedì scorso a Lambeth Palace, residenza londinese del primate anglicano.
Durante l’incontro – momento centrale di una breve visita di Ilarione in Gran Bretagna – i due rappresentanti religiosi hanno sottolineato la necessità di sviluppare- ulteriormente le relazioni bilaterali tra le due Chiese per difendere in maniera più adeguata i tradizionali valori cristiani nella società e nella cultura. Il metropolita ortodosso, in particolare, ha espresso a Williams la convinzione che il processo «liberale» vissuto all’interno della Comunione anglicana può essere arrestato. La situazione «non è irrimediabile», ha detto Ilarione.
Il presidente del Decr ha poi sviluppato questi e altri temi in una relazione tenuta alla cena annuale del Nikaean Club, istituzione che deve le sue origini alle celebrazioni, nel 1925 a Londra, del milleseicentesimo anniversario del primo concilio ecumenico della Chiesa cristiana (a Nicea nel 325). Il Club, che è presieduto dall’arcivescovo di Canterbury e ha sede nello stesso palazzo di Lambeth, ha l’obiettivo di mantenere le relazioni con le Chiese cristiane non anglicane, assistendo gli studiosi e offrendo ospitalità ai rappresentanti di tali Chiese.
Il punto centrale del discorso del metropolita Ilarione è stato ancora una volta dedicato alle preoccupazioni per il liberalismo e il relativismo che caratterizzano molti settori dell’anglicanesimo contemporaneo.
«Tutte le attuali versioni del cristianesimo – ha affermato – possono essere grossomodo suddivise in due gruppi principali: tradizionale e liberale. La distanza oggi non è tanto fra gli ortodossi e i cattolici o fra i cattolici e i protestanti quanto appunto fra i tradizionalisti e i liberali.
Alcuni leader cristiani, ad esempio, ci dicono che il matrimonio tra un uomo e una donna non è più il solo modo per costruire una famiglia cristiana: esistono altri modelli e la Chiesa dovrebbe diventare adeguatamente “inclusiva” riconoscendo standard comportamentali alternativi e dando loro la benedizione ufficiale.
Alcuni – ha proseguito il rappresentante del Patriarcato di Mosca – cercano di persuaderci che la vita umana non è più un valore assoluto, che si può porre fine a essa nel grembo materno e a proprio piacimento. Ai tradizionalisti cristiani si sta insomma chiedendo di riconsiderare il proprio punto di vista con il pretesto di mantenersi al passo con la modernità».
Ilarione ha ricordato che una delle priorità della Chiesa ortodossa russa è la testimonianza del significato eterno dei valori spirituali e morali cristiani nella vita della società moderna. Sottolineando, in questa direzione, la comunione di intenti con la Chiesa cattolica, con la quale, ha detto il metropolita, «stiamo considerando la possibilità di instaurare un’alleanza in Europa per difendere i valori tradizionali del cristianesimo, per ridare un’anima cristiana all’Europa», contro il secolarismo e il relativismo.
Ilarione ha concluso il suo intervento ribadendo «amore cristiano» per i fratelli e le sorelle anglicani, nella speranza che essi «condividano con noi quella fiducia in Dio che poggia sulle solide fondamenta della fede dei santi apostoli e dei padri del concilio di Nicea e sulla tradizione della Chiesa indivisa».