Lettera di Alleanza Cattolica
4 Ottobre 2016
Marco Invernizzi
«Il matrimonio è la cosa più bella che Dio ha creato. La Bibbia ci dice che Dio ha creato l’uomo e la donna, li ha creati a sua immagine (cfr Gen 1,27). Cioè, l’uomo e la donna che diventano una sola carne sono immagine di Dio».
Queste parole di Papa Francesco sono una brevissima ed efficace sintesi di quanto il suo santo predecessore, Giovanni Paolo II, aveva detto lungo l’arco di cinque anni, dal 1979 al 1984, nel corso di tante Udienze generali del mercoledì, dalle quali nacque la Teologia del corpo. Queste parole invece le ha pronunciate pochi giorni fa in Georgia, l’1 ottobre, durante un viaggio pastorale in cui come un buon padre il Pontefice è andato a trovare i suoi fedeli anche dove sono pochissimi, come in Georgia, paese ortodosso con una piccola minoranza cattolica, e in Azerbaijan, paese invece islamico con pochissimi cattolici. La frase non avrebbe fatto il giro del mondo se il Pontefice non ne avesse pronunciata un’altra:
«…un grande nemico del matrimonio, oggi: la teoria del gender. Oggi c’è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio. Oggi ci sono colonizzazioni ideologiche che distruggono, ma non si distrugge con le armi, si distrugge con le idee. Pertanto, bisogna difendersi dalle colonizzazioni ideologiche».
Il mondo dei media è malato di sensazionalismo e se non c’è una polemica, se non si può fare un titolo ad effetto, nessun messaggio passa. Per cui la bellezza del matrimonio e l’idea che marito e moglie sono immagine di Dio in quanto uniti nella carne non è degna di essere pubblicata, anzi, ma se il Papa parla contro il gender, allora si può fare.
Almeno noi non lasciamoci ingannare: il Papa parla contro il gender perché questo «sbaglio della mente umana» è una «colonizzazione ideologica» che rovina le persone e distrugge le famiglie, perché offende Dio e porta un enorme dolore nei cuori soprattutto dei bambini. Chi paga il dolore provocato dalla diffusione di questa ideologia e dai risultati della “guerra mondiale in atto contro il matrimonio” si è chiesto il Pontefice:
«Paga Dio, perché quando si divide “una sola carne”, si sporca l’immagine di Dio. E pagano i bambini, i figli. Voi non sapete, cari fratelli e sorelle, voi non sapete quanto soffrono i bambini, i figli piccoli, quando vedono le liti e la separazione dei genitori!»
Non si tratta di fare polemiche, ma di difendersi dal gender, che viene insegnato nelle scuole ed è diventato un luogo comune nella vita sociale delle nazioni occidentali, come si può notare da tanti piccoli particolari, guardando la Tv, ascoltando gli intellettuali e gli uomini politici politicamente corretti parlare di “quote rosa”, di famiglie invece che di famiglia, di stereotipi di genere, del primato della scelta rispetto al dato di realtà della natura. Altro che il gender non esiste, come molti ripetono polemicamente.
Certo, a qualcuno non piace un Papa politicamente troppo scorretto e se ne lamenterà, sulle pagine dei quotidiani più diffusi, Repubblica o Corriere, ammonendo che un Papa così fa il gioco della reazione oscurantista. Qualche altro, invece, eleverà l’ennesimo lamento perché avrebbe dovuto dire di meglio e di più. La “teologia del lamento” è molto diffusa e abita in tutti gli ambienti ideologici, senza distinzioni, anche perché paga in termini di lettori e di vendite, e quindi di notorietà. E’ pericolosa perché contribuisce a fare crescere una mentalità rancorosa, sempre e soltanto polemica, tipica della cultura moderna, dove si litiga su tutto a prescindere, e dove vince chi fa la battuta più efficace, non chi mette in campo delle ragioni.
Anche il Papa usa le battute e cerca di comunicare con alcune sintesi, quasi dei tweet, per descrivere temi importanti. Ma non cerca sempre la polemica e riesce a mostrare i diversi aspetti di un problema.
Per esempio, dopo avere ricordato la bellezza del matrimonio nel piano di Dio e come il gender sia contro la natura umana, ritornando in aereo dal viaggio in Georgia e Azerbaijgian ha ricordato come i cattolici si occupano di aiutare e accompagnare le persone che sono state vittime delle ideologie precedentemente condannate. E così ha ricordato come anche da Papa abbia incontrato e accompagnato una persona transessuale e abbia elogiato quel sacerdote che ha invitato la persona transessuale a riconciliarsi con Dio nel sacramento della confessione, invece dell’altro che gli minacciava l’inferno.
Questo è il mondo contemporaneo, pieno di vittime di quella rivoluzione antropologica che ha nel gender il suo culmine attuale. E’ un mondo che muore, ma nel quale vivono persone che vanno aiutate a liberarsi da quel male che spesso condanniamo a parole, senza preoccuparci troppo delle sue vittime. Papa Francesco in questo sta dando un insegnamento importante, come del resto i suoi predecessori. Ricordando in particolare il Magistero del beato Paolo VI, Francesco ci rammenta che sarà la santità a fare nascere un mondo nuovo dentro il mondo che muore. Una santità certamente cosciente, dottrinalmente preparata, ma consapevole che l’uomo di oggi è disposto ad ascoltare un maestro se quest’ultimo è un testimone, cioè un santo (cfr. Evangelii nuntiandi, 8 dicembre 1975).
E la santità comporta la necessità di piegarsi sulle ferite delle persone di oggi, come del resto la Chiesa ha sempre fatto. Anche oggi, chi si preoccupa dei disastri morali ed esistenziali provocati dall’omosessualismo, dal gender, se non ancora una volta i cattolici e le loro associazioni? Chi si preoccupa di aiutare concretamente gli sposi in difficoltà?
«E come si aiutano le coppie? Si aiutano con l’accoglienza, la vicinanza, l’accompagnamento, il discernimento e l’integrazione nel corpo della Chiesa. Accogliere, accompagnare, discernere e integrare. Nella comunità cattolica si deve aiutare a salvare i matrimoni».