La Croce quotidiano 16 luglio 2016
Dal diario del veggente Bruno Cornacchiola anche un riferimento riportabile forse al terrorismo islamista: «Dalla parte d’oriente un popolo forte, ma lontano da Dio, sferrerà un attacco tremendo, e spezzerà le cose più sante e sacre». La vicenda del Veggente che intrigò Pio XII è oggi in Libreria. «Il Veggente. Il mistero delle Tre Fontane», di Saverio Gaeta
di Giuseppe Brienza
Nell’ottobre del 2014 la copertina di “Dabiq”, il periodico del c.d. “Stato islamico”, sconvolse il mondo civile, pubblicando un fotomontaggio nel quale la bandiera dell’Isis sventolava sull’obelisco dinanzi alla basilica di San Pietro. Sessantanove anni fa, nell’apparizione romana delle Tre Fontane, una simile profezia era già stata proposta dalla Vergine della Rivelazione a Bruno Cornacchiola: «Vi saranno giorni di dolori e di lutti. Dalla parte d’Oriente un popolo forte, ma lontano da Dio, sferrerà un attacco tremendo, e spezzerà le cose più sante e sacre, quando gli sarà dato di farlo».
Si tratta di parole vergate a mano su un quaderno scolastico nel 1947 da Bruno Cornacchiola, il veggente dell’apparizione mariana delle Tre Fontane a Roma. Evento mai riconosciuto ufficialmente della Chiesa, ma guardato con interesse da Papa Pio XII, che incontrò segretamente e nottetempo lo stesso Cornacchiola.
I testi dei messaggi, dopo un lungo e accurato lavoro di ricerca, sono da poco stati pubblicati dal giornalista Saverio Gaeta nel libro «Il Veggente. Il mistero delle Tre Fontane» (Adriano Salani Editore, Milano 2016, pp. 238 € 13,90). Gaeta, che ha già al suo attivo molti saggi e studi dedicati alle apparizioni mariane ed alla storia della Chiesa, ha infatti per la prima volta avuto accesso a tutta la documentazione inedita riguardante questo “caso”, apertosi il 12 aprile 1947 quando la Madonna apparve a Roma, in una grotta nei pressi dell’abbazia trappista delle Tre Fontane, all’allora trentaquattrenne Bruno Cornacchiola ed ai suoi tre figli, Isola, Carlo e Gianfranco, che furono i primi a vedere la Vergine. L’uomo, infervorato protestante da poco passato dalla confessione battista a quella cristiano-avventista, era in quel momento impegnato a scrivere un discorso contro i dogmi mariani, che avrebbe pronunciato durante una conferenza pubblica in programma nella serata stessa dell’apparizione.
Dopo un primo momento di disperazione ed accecamento, Cornacchiola vide la Madonna, in piedi sopra un blocco di tufo, avvolta da una luce dorata. E fra le mani non aveva il consueto rosario, ma una Bibbia dalla copertina di colore grigio chiaro, presentandosi a lui con queste parole: «Sono colei che sono nella Trinità divina. Sono la Vergine della rivelazione».
Come detto, l’apparizione delle Tre Fontane non ha finora avuto un riconoscimento formale da parte della Chiesa. Fin dal 5 ottobre 1947, però, il venerabile Pio XII benedisse una statua che raffigurava la Madonna secondo la descrizione di Cornacchiola, che fu portata in processione dalla basilica di san Pietro alle Tre Fontane. Per il quarantesimo anniversario, nel 1987, il cardinale vicario Ugo Poletti si recò a nome del Papa Paolo VI nel santuario per celebrare la Messa.
Dai diari e dagli appunti del veggente delle Tre Fontane, i cui testi vengono resi noti per la prima volta nel libro di Gaeta, si apprende che Papa Pacelli, subito dopo la prima apparizione, volle incontrare riservatamente Bruno Cornacchiola per sentirlo a proposito dell’evento prodigioso del quale era stato protagonista. Nel cuore della notte del 22 luglio 1947, come documenta il veggente nel suo diario personale, «don Sfoggia mi dice che il Papa mi vuole vedere. Si va e si viene. Tutto segreto». Ai monsignori della Curia romana che gli chiedevano cosa si dovesse decidere circa i fatti delle Tre Fontane, il Pontefice rispose: «Ma che cosa dobbiamo decidere? Non si fa del bene? Non si prega? Non ci sono ravvedimenti? Non si accomodano matrimoni? E allora lasciamo che la Madonna faccia quello che noi non sappiamo fare».
Poco o nulla si era saputo finora dei messaggi, delle locuzioni interiori e delle profezie ricevute da Cornacchiola nel primo periodo delle apparizioni ma anche negli anni successivi, fino a spingersi ad eventi che hanno segnato la storia dell’Italia, come l’omicidio di Aldo Moro, e la storia del mondo fino all’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001.
Ecco alcuni passaggi del segreto annotato da Cornacchiola che gli sarebbe stato riferito dalla Madre di Dio il 12 aprile 1947: «La Chiesa tutta subirà una tremenda prova, per pulire il carname che si è infiltrato tra i ministri, specie fra gli Ordini della povertà: prova morale, prova spirituale. Per il tempo indicato nei libri celesti, sacerdoti e fedeli saranno messi in una svolta pericolosa nel mondo dei perduti, che si scaglierà con qualunque mezzo all’assalto: false ideologie e teologie!…».
Ancora, nello stesso messaggio si legge: «Vi saranno giorni di dolori e di lutti. Dalla parte d’oriente un popolo forte, ma lontano da Dio, sferrerà un attacco tremendo, e spezzerà le cose più sante e sacre, quando gli sarà dato di farlo. Abbiate unito al timore: amore e fede, amore e fede; tutto per far risplendere i santi come astri nel Cielo. Pregate molto e vi saranno alleggeriti la persecuzione e il dolore. Ripeto, siate forti nella Rocca, fate penitenze con puro amore, ubbidienza al vero custode della Corte celeste in Terra (il Papa, nda.), per trasformarvi la carne del peccato, dal peccato, in santità! Chiamatemi Madre, come fate sempre: lo sono Madre, nel Mistero che sarà rivelato prima della fine».
Molti anni dopo, sugli stessi diari (26 gennaio 1996), altri riferimenti a minacce contro il Vaticano: «Quanti sogni si fanno. Questa notte ho visto San Pietro, la basilica, andare a fuoco, e dico: “Perché brucia?”. Una voce dice: “È fuoco purificatore per far comprendere che è l’unica forza di vita e d’amore e non lo comprendono; Dio purifica ogni cosa proprio per far capire a tutti la via della verità per la vita”. Madre cara, eri tu quella voce, l’ho riconosciuta».
Ancora, il 3 marzo 2000, in pieno Giubileo, in uno degli ultimi messaggi – sarebbe morto l’anno successivo – Cornacchiola scrive: «Oggi ho avuto una visione molto brutta, che mi ha fatto piangere. Ho visto scorrere molto sangue in San Pietro, tutto il fuori con le scalinate e le colonne intorno e le due fontane. Ebbene, ho visto scolare il sangue e si gridava: “A morte i responsabili!” Ho avuto una brutta sensazione per il Papa e altri».
“Profezie” certamente inquietanti, il cui effettivo rilevarsi, comunque, dipenderà sempre dal comportamento umano: cambiando le premesse, modificandosi i presupposti, convertendosi gli animi e purificandosi i costumi, possono anche cambiare i percorsi degli avvenimenti. Del resto anche l’autore, che è vaticanista di lungo corso, conclude il suo libro con queste parole rassicuranti: «A chi, scorrendo queste pagine, resterà impressionato dalle minacce che incombono sul Vaticano, faccio una piccola confidenza. Dal terrazzo di casa mia si vede il cupolone di San Pietro, a poche centinaia di metri in linea d’aria. E ci sto molto bene, senza alcuna tentazione di trasferirmi in una lontana campagna. Mi è sufficiente tenere a mente, e riproporre anche al lettore, le parole che in più occasioni la Vergine ha ripetuto: “Chi prega non ha paura del futuro”».
Del resto anche il cardinale José Saraiva Martins, che firma la Postfazione del volume di Gaeta, osserva: «Come non rispondere con la preghiera ai pressanti appelli per scongiurare le tante minacce che il materno cuore di Maria lascia presagire nelle profezie rivelate a Cornacchiola? Sapendo, comunque, che il loro avverarsi dipende se si concretizzerà o meno la conversione del cuore e l’apertura alla grazia divina da parte dell’umanità peccatrice».
Bruno, entrato alla fine nella comunità avventista del settimo giorno e nominato, grazie al suo temperamento e alla sua personalità energica, direttore della Gioventù missionaria avventista del Lazio, iniziò nel dopoguerra a Roma la sua personale guerra contro la Chiesa cattolica, combattuta ogni giorno fuori dalle chiese lanciando strali contro i dogmi cattolici e incitando i suoi tre figli a sputare contro i preti che incontravano per strada. Dopo la sua straordinaria esperienza del 12 aprile 1947, la conversione al cattolicesimo fu fulminea, “preparata” comunque dalle preghiere e dai sacrifici della moglie, da sempre cattolica fedele e solo perché costretta dal marito per qualche tempo frequentante i culti protestanti.
Molti anni dopo la prima apparizione, il 3 ottobre 1986, il veggente renderà note le parole della Vergine durante la conversazione con alcuni devoti, in cui c’è un riferimento diretto al protestantesimo: «La Vergine Madre […] mi indicò la via della salvezza […] che è il mondo con le sue false ideologie. E io lasciai la menzogna: il protestantesimo». Il linguaggio “forte” non è certo una novità per il cattolicesimo tradizionale.
San Pio X, per esempio, nell’enciclica Pascendi così si esprimeva: «Il protestantesimo o religione riformata […] è la somma di tutte le eresie che furono prima di esso, che sono state dopo e che potranno nascere ancora a fare strage delle anime». Ma anche di recente il Prefetto della Dottrina della Fede, card. Gerhard Müller, ha ricordato come si debba far attenzione affinché la Chiesa non si abbandoni ad una certa «deriva protestante». Lo stesso Benedetto XVI anni fa mise in guardia da tale deriva: «Chi oggi parla di “protestantizzazione” della Chiesa cattolica, – sosteneva Ratzinger quando era cardinale – intende in genere con questa espressione un mutamento nella concezione di fondo della Chiesa, un’altra visione del rapporto fra Chiesa e vangelo. Il pericolo di una tale trasformazione sussiste realmente; non è solo uno spauracchio agitato in qualche ambiente integrista».
Bruno Cornacchiola è morto nel 2001, dopo una vita povera e avventurosa vissuta da giovane nei sobborghi romani e, da illuminato nella Fede, nel quartiere Castel di Leva, vicino al santuario del Divino Amore, alla guida dell’associazione catechistica da lui fondata, “Sacri”. Prima di convertirsi era passato dal violento ateismo paterno al protestantesimo aggressivo, segnato addirittura dall’intenzione di uccidere il Papa, su istigazione di un commilitone luterano conosciuto durante la guerra civile spagnola, secondo il quale il Vicario di Cristo era da considerarsi il capo della “sinagoga di Satana”.
A Saragozza Bruno incontrò Otto, un soldato tedesco impegnato nella comune “crociata anti-comunista”, il quale lo introdusse alle tematiche propagandistiche del luteranesimo del tempo (che giustificano peraltro ampiamente l’atteggiamento incisivo di molti cattolici “pre-conciliari” nei loro confronti).
Dei colloqui con Otto, per esempio, Cornacchiola ha riportato questa “scomunica” luterana nei suoi diari: «Noi protestanti siamo contrari alle affermazione della Chiesa cattolica, incominciando dalla confessione, che è invenzione dei preti per fare la spia, e poi siamo contro la Messa, l’Eucarestia, l’Immacolata….». Bruno si convinse talmente tanto di queste “suggestioni” da persuadersi che tutto il male del Cristianesimo s’incarnasse nella Chiesa cattolica romana e nel Pontefice. Per questo alcuni giorni dopo un colloquio decisivo con Otto acquistò un coltello sulla cui lama incise la scritta “A morte il Papa”, giurando di ucciderlo se ne avesse avuto la possibilità.
Ma a questo punto entrò in servizio la prima guardia del corpo del successore di Pietro, quella “Bella Signora” che ancora ci parla oggi, invitandoci con la preghiera e il sacrificio a reagire e combattere il male, anche quello sociale.