Italiaoggi sette – numero 043
del 21 Febbraio 2022
Nessuno ancora ha capito bene di cosa si tratti, ma il cosiddetto web 3.0 cambierà il modo di socializzare. Rivoluzione in vista anche dal punto di vista dell’uso dei dati personali. E non mancano naturalmente problemi giganteschi, ancora da risolvere
di Marino Longoni
Cosa sarà il metaverso probabilmente nessuno l’ha ancora capito bene. Di solito si fa riferimento a qualcosa di analogo a Second life, una specie di realtà virtuale, nella quale ciascuno si sarebbe potuto costruire, appunto, una seconda vita virtuale: dopo un breve periodo di gloria all’inizio dell’era di internet, non se ne parlò più. Ora però la tecnologia ha fatto passi da gigante, tanto da rendere possibile un tipo di esperienza digitale non più bidimensionale, ma tridimensionale. ù
Ed è questa la dimensione tipica del metaverso che, pur essendo ancora ai primissimi passi, è in grado di lasciar scorgere potenzialità enormi.
Non solo per la capacità di annullare i limiti di spazio e tempo che definiscono la nostra esistenza reale, non solo perché consente di accedere a una realtà «aumentata» o «potenziata», ma soprattutto perché, a differenza dell’internet 2.0, quello attuale, internet 3.0, quello del metaverso, consentirà il passaggio dall’abbondanza digitale attuale (dove tutto è riproducibile a costo zero) alla scarsità digitale, frutto dell’utilizzo della tecnologia blockchain, che si appoggia sulla crittografia a chiave asimmetrica.
Grazie all’utilizzo dei Non-Fungible Token (meglio conosciuti come Nft) e delle criptovalute, infatti, è già possibile creare oggetti unici che abbiano un valore proprio, come nel mondo reale, in questo modo permettendo di creare delle vere e proprie economie digitali.
La differenza è decisiva: mentre oggi Internet ha azzerato in molti casi il valore del diritto d’autore (grazie alla riproducibilità impunita di testi, video, musiche, software, ecc), il metaverso dovrebbe garantire l’irriproducibilità, quindi la tutela di queste opere.
Non è un caso se già si registrano le prime compravendite di prodotti che non esistono in realtà, se non in questa nuova realtà digitale.
Una borsa (virtuale) di un noto marchio del fashion è stata venduta recentemente per 4.000 dollari.
Il valore del terreno (virtuale) all’interno di Decentraland, una delle piattaforme più usate nel metaverso, è balzato del 100% in appena sei mesi passando dai 6.000 dollari di giugno 2021 ai 12.000 euro del mese di dicembre.
Proprio all’interno del mondo di Decentraland, per esempio, la proprietà di 116 porzioni di terra nel cuore del distretto di «Fashion Street» è stata venduta per l’equivalente di circa 2,5 milioni di dollari.
Indubbiamente il metaverso cambierà il modo di socializzare: oggi Facebook o WhatsApp mettono in contatto persone di tutto il mondo in modo statico.
Domani questa barriera verrà superata attraverso la condivisione dinamica delle esperienze con persone che sono fisicamente dall’altra parte del mondo ma che avranno la sensazione della presenza fisica, come se condividessero davvero lo stesso spazio fisico.
Facile immaginare le opportunità che si aprono nel mondo del divertimento, della musica, dell’apprendimento, delle professioni, del commercio.
Per comprare un’auto, invece di compulsare i dati su Quattroruote.it o di girare per i concessionari si potrebbe fare un test-drive virtuale guidando diverse vetture sulle abituali strade cittadine.
Rivoluzione in vista anche dal punto di vista dell’uso dei dati personali, che ora sono la vera ricchezza delle grandi società di software, mentre poi dovrebbero rientrare nel pieno possesso e disponibilità di colui al quale appartengono.
I giganti della rete non avrebbero più la proprietà dei dati personali e di profilazione dei loro utenti perché questi sarebbero custoditi in forzieri criptati e decentralizzati nella piena disponibilità dei legittimi proprietari, in grado di auto-costruirsi una identità digitale.
Non mancano naturalmente problemi giganteschi, ancora da risolvere, come per esempio il fatto che, almeno inizialmente, coesisteranno più mondi digitali senza alcun legame tra di loro, che solo in un secondo tempo opereranno insieme creando un unico mondo virtuale sovranazionale.
Oppure basti pensare alla difficoltà, o impossibilità, di conoscere la vera identità delle persone con le quali si potrà interagire.
Ancora, la non territorialità delle transazioni che avvengono in ambito digitale potrebbe creare problemi irrisolvibili sia in materia di tutela giuridica, sia in materia di fiscalità (come definire la competenza degli stati a tassare le transazioni che avvengono online? E a chi si si potrà rivolgere per difendersi dalle truffe?).
Emblematico un caso riportato dalla cronaca di qualche giorno fa. Una donna ha denunciato di essere stata virtualmente violentata e insultata (virtualmente) da tre uomini incontrati nel metaverso: per ottenere giustizia dovrà rivolgersi a una polizia o a dei giudici virtuali?
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Per qualche ragguaglio tecnico in più:
https://www.digital4.biz/executive/metaverso-cos-e-possibili-applicazioni/
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Come il metaverso (*) creerà un inferno virtuale sulla terra