Il mito del cattolico moderato

Kevin Joseph Farrell

Kevin Joseph Farrell

Cultura&Identità. Rivista di studi conservatori Anno VIII n. 13 –

30 settembre 2016

Uno studioso americano confuta il “mito” del “cattolico moderato”, una espressione sovente usata dal sistema massmediatico per designare invece i cattolici più propensi o proni verso la religione in senso liberal: così è accaduto per la recente nomina del vescovo di Dallas, mons. Farrell, a capo del un nuovo dicastero vaticano per i laici e la famiglia

di William Doino Jr.*

Se c’è una parola con la quale i cristiani dovrebbero andare cauti nella sfera politica e in quella religiosa, è “moderato”. Anche se denota un prudente accostamento “centrista” alle questioni controverse, la “moderazione” è spesso attribuita a persone che sostengono prospettive assai poco moderate.

I media più influenti, per esempio, descrivono spesso i politici sostenitori della “cultura di morte” in ogni suo aspetto e della rivoluzione sessuale in atto come dei “moderati”. E non è difficile capire perché: in questo modo contribuiscono a “disinfettare” la tremenda ferita rappresentata dall’aborto e a diffondere la morale fai-da-te, cioè proprio quello che i media desiderano ottenere.

Nella sfera religiosa, l’appellativo di “moderato” viene spesso applicato, sia pure in modo incoerente e per ragioni diverse, ai vescovi cattolici che parlano di giustizia sociale ma che sono anche nettamente a favore della vita e del matrimonio tradizionale. Anche in questo caso, le ragioni sono evidenti: sostenere il fronte presuntivamente “moderato” del cattolicesimo nell’opinione dei media serve a delegittimare “il conservatorismo” all’interno della Chiesa, ovvero a indebolire la dottrina morale della Chiesa, ritenuta repressiva e superata.

L’ultimo esempio di questo secondo uso del termine “moderato” si può vedere nella nomina, da parte del Papa, del vescovo di Dallas [Texas] mons. Kevin Joseph Farrell a capo del nuovo dicastero per i Laici, le Famiglie e la Vita, cosa che farà di lui il prelato americano di più alto grado a Roma. Non appena la nomina di mons. Farrell è stata annunciata, i media hanno iniziato a descriverla come il segnale di un «orientamento più moderato degli organismi vaticani responsabili di alcune delle questioni più “acutamente controverse” nella “guerra culturale”, come l’aborto, la contraccezione, il matrimonio e il divorzio». Il presule è stato dipinto come un moderato e un “vescovo di Francesco”, in contrapposizione a quei vescovi definiti “guerrieri culturali”, nominati dai predecessori di Francesco.

Ma non vi è alcuna prova che nel suo nuovo incarico mons. Farrell abbia la minima intenzione di fare marcia indietro sulle problematiche essenziali della “guerra culturale”: anzi, i fatti dicono esattamente il contrario. Nel 2001, san Giovanni Paolo II [1978-2005] ha nominato mons. Farrell vescovo ausiliario dell’arcidiocesi di Washington; papa Benedetto XVI [2005- 2013] lo ha designato alla guida della diocesi di Dallas nel 2007. Papa Francesco sembra seguire la strada dei suoi predecessori, visto che riconosce anch’egli il talento episcopale di mons. Farrell, mentre dimostra che non sta nominando, come alcuni dicono, soltanto vescovi modellati a sua immagine.

Inoltre, contrariamente a quanto è stato detto, mons. Kevin Joseph Farrell non è affatto un “appeaser”, un pacifista culturale e morale. Nel 2008, poco prima delle elezioni presidenziali tenutesi quell’anno, insieme a mons. Kevin Vann, allora vescovo di Fort Worth [Texas], pubblicò una vibrante lettera pastorale, in cui definiva l’aborto come «la questione morale decisiva, non solo di oggi, ma degli ultimi trentacinque anni».

La lettera venne acclamata dai gruppi pro-life di tutto il mondo e da molti fu ritenuta un avvertimento ai cattolici di non sostenere Barack Obama così esplicito da provocare manifestazioni di protesta davanti alla curia di Dallas. Chi visita il sito web della diocesi di Dallas vi trova molte utili illustrazioni della dottrina cattolica sulla vita, sulla morale, sulla famiglia e sull’uguaglianza sociale, con collegamenti ai più importanti documenti della Chiesa e ragguagli su come la diocesi texana li sta applicando. Mons. Kevin Farrell è chiaramente un cattolico che non pesca negli insegnamenti del Catechismo e sceglie quelli che gli piacciono di più, ma li indossa tutti con gioia.

Egli, inoltre, nonostante quello che dicono i suoi critici, non ha mai esitato a propugnare con chiarezza la prospettiva cattolica nei dibattiti sulla povertà, sull’immigrazione, sulla sanità, sull’ambiente, sulla violenza e sul razzismo. Egli ha dato davvero una risposta perfetta a quelli che vorrebbero discriminare le vittime secondo categorie razziali, quando ha dichiarato: «Tutte le vite contano: neri, bianchi, musulmani, cristiani, indù sono tutti figli di Dio e ogni vita umana è preziosa».

Quando la Corte Suprema ha legalizzato il matrimonio omosessuale, mons. Kevin Farrell ha rilasciato due dichiarazioni forti, in cui incoraggiava i fedeli a stare con la Chiesa e a non perdere la speranza. «La dottrina cattolica sul sacramento del matrimonio rimane quella di sempre», scrisse allora. «Ovviamente, non ci saranno matrimoni omosessuali nelle chiese cattoliche», per il fatto che «[…] la Chiesa cattolica non potrà mai ammettere il matrimonio fra persone dello stesso sesso».

Mentre dichiarava che la libertà della Chiesa di predicare la verità sul matrimonio è sacrosanta e affermava che la Chiesa avrebbe continuato a rispettare la dignità delle persone che subiscono l’attrazione di quelle del loro stesso sesso, mons. Farrell ha comunque messo in guardia: «Il risultato di questo atto della SCOTUS [Supreme Court of the United States] è che alcuni la stanno prendendo come un’occasione in più per dipingere la Chiesa e i fedeli cattolici come intolleranti nei confronti di un diritto umano fondamentale garantito dalla Costituzione».

Mons. Farrell ha pronosticato che ci potranno essere «giorni bui» per la Chiesa in America, ma ha sostenuto che «la Chiesa ha visto giorni ben più oscuri: è abituata alle avversità». E mons. Farrell ha resistito fieramente, citando la Redemptoris missio (1) di san Giovanni Paolo Il sul mandato missionario della Chiesa: «Da cattolici, la nostra risposta a questi cambiamenti nelle leggi e nella società è sempre la stessa: proclamare il Vangelo con le parole e con le opere e testimoniare l’amore di Gesù che guarisce e che perdona».

I cattolici difficilmente avrebbe potuto ascoltare parole più appropriate a descrivere una verità che sta diventando ogni giorno più chiara: non si può essere un fedele discepolo di Cristo se ci si attende di non essere perseguitati o di non trovarsi in conflitto con la propria epoca. Mons. Farrell non è, quindi, un “moderato” cattolico, pronto a mettere da parte le sue convinzioni, ma un cattolico fedele e ammirevole, saldamente ancorato alla dottrina cattolica.

Papa Francesco è da lodare per averlo elevato a una posizione di così alto profilo e influenza. Nonostante la testimonianza coraggiosa di mons. Farrell, è vero che vi sono ancora dei cattolici, fra cui anche vescovi, che continuano a subordinare la loro fede e la loro morale alla cultura secolaristica. Ma ogni cattolico che rifiuta la dottrina cattolica oppure che tecnicamente l’accetta, ma la minimizza al punto di renderla insignificante, non è un “moderato” cattolico, ma un eretico o qualcuno in cerca di approvazione del mondo — tentazione contro cui Nostro Signore ci mette in guardia — e va definito come tale.

Ciò di cui la Chiesa ha bisogno oggi non sono più dei mitici “moderati”, bensì cattolici di ferma volontà e forte impegno come mons. Farrell, che non si vergognano di predicare il Vangelo di Gesù Cristo, perché «[…] è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» [Rm 1, 16].

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(*) Articolo ripreso e tradotto dalla rivista cattolica statunitense First Things, 29 agosto 2016. William Doino Jr. è collaboratore, fra le molte altre pubblicazioni, del magazine Inside the Vatican; ha redatto una estesa bibliografia ragionata dei lavori su Pio XII, l’Olocausto e la seconda guerra mondiale, apparsa nel volume collettaneo The Pius War. Response to the Critics of Pius XII, a cura di Joseph Bottum e David G. Dalin, Lexington Books, Lanham (Maryland) 2004, pp. 97-243.

1) San Giovanni Paolo II, Lettera enciclica “Redemptoris missio” circa la permanente validità del mandato missionario, del 7 dicembre 1990.