Articolo pubblicato su Il Timone
n. 13 Maggio/Giugno 2001
Paganesimo, statolatria, razzismo, totalitarismo: la Chiesa condanna i tratti del nazionalsocialismo. Da Pio XI e Pio XII pagine luminose per la libertà della Chiesa e la dignità dell’uomo
di don Luigi Negri
Il Magistero sociale della Chiesa ha denunciato, con una grande capacità profetica, il totalitarismo dell’età moderna contemporanea: cioè La dottrina secondo la quale lo Stato rappresenta la visione “scientifica” della vita sociale ed è, per questo, la realtà che detiene in atto il potere, tutto il potere etico e sociale nella storia. Infatti lo Stato è il soggetto che detiene la somma di tutti i valori etici, personali e sociali (già Pio IX aveva denunciato l’insostenibilità di questa dottrina nella proposizione n. 39 del Syllabo).
Lo Stato si rivela l’unico obiettivo reale della vita sociale e della storia: l’esito di quel grande processo di auto-liberazione dell’uomo da tutti i vincoli alienanti del passato: primo fra tutti “l’alienazione religiosa”: si presenta in sostanza come luogo della piena e definitiva umanizzazione dell’uomo.
Lo aveva già profeticamente formulato il grande teorico del totalitarismo Tommaso Hobbes: ” (…) fuori dello Stato è il dominio delle passioni, la guerra, la paura, la povertà, la trascuratezza, l’isolamento, la barbarie, l’ignoranza, la bestialità; nello Stato è il dominio della ragione, la pace, la sicurezza, la ricchezza, la decenza, la socievolezza, la raffinatezza, la scienza, la benevolenza” (De Cive, XI, pp.226ss (in L. Negri, Persona e Stato nel pensiero di Hobbes, Ed. Jaca Book, Milano 1987).
Ed aveva anche aggiunto: “Questa è la generazione di quel grande Leviatano, o piuttosto (per parlare con più reverenza) di quel Dio mortale, al quale noi dobbiamo, sotto il Dio immortale, la nostra pace e la nostra difesa; giacché per l’autorità conferitagli da ogni singolo uomo nella comunità, ha tanta forza e potere che può disciplinare con il terrore la volontà di tutti in vista della pace interna e dell’aiuto scambievole contro i nemici esterni” (op. cit., p. 11).
L’uomo non è più se stesso nella verità e per la verità del suo rapporto con Dio: è se stesso in quanto vive la sua appartenenza sociale e statuale, in quanto ricopre il ruolo che gli è assegnato nella compagine statuale. È già contenuta qui quella manipolazione cui l’uomo moderno è stato sottoposto nella storia più recente della società, quella manipolazione per cui il Concilio Ecumenico Vaticano II ha potuto dire che l’uomo è stato ridotto a “cittadino anonimo della città terrena”.
Nel corso del XX secolo la Chiesa ha dovuto opporsi al totalitarismo non come a dottrina formulata in modo teorico ed astratto ma si è trovata di fronte a tentativi terribili di attuare il totalitarismo con il dispiegamento di potenza politica, scientifica e tecnologica di grande portata.
Il Papa Pio XI ha dovuto misurarsi con le grandi esperienze del totalitarismo e temporaneo: il Fascismo italiano, Nazional-socialismo tedesco ed Comunismo sovietico. Nella enciclica “Noi non abbiamo bisogno” del 29 giugno 1931, Pio XI ha denunciato il totalitarismo fascista dal punto di vista della libertà di educazione e di associazione: cioè il tentativo delle formazioni partitiche e statali di negare gli elementari diritti educativi della famiglia e la libertà di associazione del tempo libero, fattore fondamentale per una educazione autenticamente umana e cristiana: “Dicevamo i sacrosanti ed inviolabili diritti delle anime e della Chiesa. Si tratta del diritto delle anime di curarsi il maggior bene spirituale sotto il magistero e l’opera forma della Chiesa, di tale magistero e di tale opera unica mandataria, divinamente mente costituita in quest’ordine sopra turale fondato nel Sangue di Redentore, necessario ed obbligatorio a tutti per partecipare alla divina Redenzione. Si tratta del diritto delle anime così formate di partecipare i tesori della Redenzione ad altre anime, collaborando alla attività dell’Apostolato Gerarchico. È in considerazione di questo duplice diritto delle anime, che Ci dicevamo testé lieti e fieri di combattere la buona battaglia per la libertà delle coscienze… ” (nn. 779 e 780).
Il Papa ha difeso il diritto della gioventù cattolica a vivere secondo la propria confessione religiosa il cammino personale verso la maturazione piena propria personalità.
Nella enciclica “Mit brennender Sorge” 14 marzo 1937, il Papa si è opposto in modo vigoroso alla dottrina teorica struttura giuridica e politica del Reich tedesco mostrando la assoluta inconsistenza filosofica di una statolatria che avviliva l’uomo e la sua dignità e rinnega in modo totale la tradizione cattolica della nazione tedesca.
A questo mostruoso apparato teorico, propagandistico e politico il Papa ha opposto la difesa dell’ordine morale naturale e del diritto naturale: la dimenticanza di questi fattori fondamentali è la radice del disastro culturale e sociale della Germania nazista: “Non vi è mai alcunché di vantaggioso, se in pari tempo non sia moralmente buono; e non perché è vantaggioso è moralmente buono, ma perché moralmente buono è anche vantaggioso (Cicerone, I doveri, III, 30)”.
“Quel principio, staccato dalla legge etica, significherebbe, per quanto riguarda la vita internazionale, un eterno stato di guerra tra le nazioni; nella vita nazionale poi misconosce, confondendo interesse e diritto, il fatto fondamentale che l’uomo, in quanto persona, possiede diritti dati da Dio, che devono essere tutelati da ogni attentato delle comunità, che avesse per scopo di negarli, di abolirli e di impedirne l’esercizio. Disprezzando questa verità si perde di vista che il vero bene comune, in ultima analisi, viene determinato e conosciuto mediante la natura dell’uomo con il suo armonioso equilibrio fra diritto personale e legame sociale, come anche dal fine della società determinato dalla stessa natura umana”.
“La società è voluta dal Creatore come mezzo per il pieno sviluppo delle facoltà individuali e sociali di cui l’uomo ha da valersi, ora dando, ora ricevendo per il bene suo e quello degli altri. Anche quei valori più universali e più alti che possono essere realizzati non dall’individuo, ma solo dalla società, hanno per volontà del Creatore come ultimo scopo l’uomo, il suo sviluppo e il suo perfezionamento naturale e soprannaturale. Chi si allontana da questo ordine scuote i pilastri sui quali riposa la società, e ne pone in pericolo la tranquillità, la sicurezza e l’esistenza” (n.1 178).
Tale profonda penetrazione nella visione teorica e pratica del Nazismo si accompagna ad una grande volontà di compassione nei confronti del popolo tedesco e al desiderio, sostanziato di preghiera, che il popolo tedesco possa ritornare alla verità e alla grandezza della professione cattolica.
Nella “Divini Redemptoris”, pubblicata cinque giorni dopo la “Mit brennender Sorge”, il magistero del Papa compie una disanima teorica e critica di eccezionale profondità sui principi teorici del Marx-leninismo e sulle inevitabili conseguenze di terrore e di violenza che hanno accompagnato la sua realizzazione: “.. se si strappa dal cuore degli uomini l’idea stessa di Dio, essi necessariamente sono sospinti dalle loro passioni alle più efferate barbarie” (n. 21). “Con questo però non vogliamo in nessuna maniera condannare in massa i popoli dell’Unione Sovietica, per i quali nutriamo il più vivo affetto paterno. Sappiamo come non pochi di essi gemano sotto il duro giogo loro imposto con la forza da uomini in massima parte estranei ai veri interessi del paese, e riconosciamo che molti altri furono ingannati da fallaci speranze. Noi colpiamo il sistema e i suoi autori e fautori, i quali hanno considerato la Russia come terreno più atto per introdurre in pratica un sistema già elaborato da decenni, e di là continuano a propagano in tutto il mondo” (n. 24).
Pio XII ha raccolto questa grande tradizione magisteriale e fin dalla sua enciclica programmatica “Sommi Pontificatus” (1939) ne ha svolto con rigore e consequenzialità tutta la forza. Basta ricordare i radio-messaggi natalizi degli anni della seconda guerra mondiale, in cui alla presentazione della tragedia della guerra come inevitabile conseguenza della lotta tra le nazioni scatenata nel mondo dai sistemi totalitari, si coglie l’indicazione della possibilità di un nuovo mondo e di una nuova società, fondati sulla accoglienza della tradizione cristiana e sull’amore alla verità e alla libertà. Ma Pio XII non ha soltanto insegnato, ha vissuto in prima persona, in modo esemplare, la tragedia di milioni di uomini dedicando gran parte delle sue iniziative e delle sue risorse a lenire, per quanto era possibile, le conseguenze disastrose del totalitarismo.
Chiunque fossero le vittime: cattolici, protestanti, ortodossi, ebrei, non credenti.
Pio XI e Pio XII hanno scritto, pertanto, una pagina luminosa in difesa degli irrinunciabili diritti di libertà della Chiesa ed una pagina piena di passione umana per la libertà e la dignità dell’uomo, di ogni uomo, in qualsiasi situazione.