Dalla Newsletter
di Giulio Meotti
20 Novembre 2021
Dove il 20 per cento sono stranieri e fra 40 anni saranno maggioranza, le gang dettano legge. 110 esplosioni in un anno e 60 aree “no go” (in alcune solo 1 su 10 è svedese). Multiculti e anarchia
di Giulio Meotti
The Economist, Bild, The Spectator e Foreign Policy, solo alcune delle testate internazionali che stanno raccontando la Svezia stato fallito. I media italiani non sono pervenuti Pippi Calzelunghe è tornata a rivivere in “Pippi a Rinkeby”, opera televisiva di Gunilla Lundgrén. Ma la ragazzina svedese famosa in tutto il mondo non ha più capelli rossi e occhi verdi, ma neri e bruni. Adesso è una migrante che vive a Rinkeby, il quartiere col più alto tasso di immigrazione di Stoccolma.
La realtà nel paese degli Abba, dell’Ikea e del welfare più generoso al mondo non è proprio un idillio. Rinkeby è oggi nota come “piccola Mogadiscio”. La Svezia è il Paradiso dei rifugiati e la “nazione più generosa della terra”, ma sta cambiando volto. Il quotidiano tedesco Bild la definisce “il paese più pericoloso d’Europa“. Per questo ora “neanche la Svezia vuole più i migranti”, racconta Foreign Policy. Il paese che ne aveva accettati di più pro capite in Europa, la generosissima socialdemocrazia svedese, è diventata fredda sull’accoglienza.
Il motivo lo troviamo in un lungo saggio di Paulina Neuding, giornalista ebrea svedese, sullo Spectator di questa settimana. “La guerra delle gang ha preso possesso delle strade svedesi”, il titolo. O per dirla con un’altra giornalista svedese, Judith Bergman, sul Gatestone Institute, “la Svezia, uno stato fallito?”. La strada per l’inferno è davvero lastricata di buone intenzioni multiculturali…
Perché la Svezia dovrebbe interessarci? Perché è il paese che si è spinto più avanti nelle politiche multiculturali, ha costruito un sistema progettato per fornire ai rifugiati gli stessi benefici sociali che gli svedesi si sono dati per sè e ha il rapporto più alto tra residenti e persone che hanno ottenuto il diritto d’asilo. Siamo nella “terra del diritto di asilo”.
Solo nel 2016, la Svezia ha accolto 163.000 persone. L’equivalente del 1.6 per cento della sua popolazione totale. Come se l’Italia nel lasciasse entrare 600.000 in un anno, anziché i 60.000 del 2021, che hanno già messo sotto stress il nostro sistema di accoglienza. Quello che però è successo in seguito sta dando un nuovo significato all’espressione “sindrome di Stoccolma”.
Nils Grönberg aveva 19 anni quando gli hanno sparato e ucciso: un proiettile al petto e uno al viso. Le immagini del suo corpo steso a terra in uno dei quartieri più ricchi di Stoccolma, l’ipermoderna Hammarby Waterfront Residential Area, hanno scioccato il paese. Il “gangster rapper svedese” può sembrare un personaggio di Sacha Baron Cohen, “Borat”. Ma il gangster rap è intimamente legato alle guerre tra bande in Svezia. “Con testi così sanguinari che sarebbe difficile distinguerli dagli annunci di reclutamento per lo Stato Islamico, il rap viene utilizzato per costruire i marchi delle bande e mostrare la loro capacità di violenza”, scrive lo Spectator.
Einár, che aveva già una lunga fedina penale nonostante la giovane età, rappava sulla sua pistola, sull’uccisione dei “topi” e sulle bombe a mano. Ma Einár si era distinto anche tra i gangster rapper come il figlio privilegiato parte dell’élite culturale del paese. Sua madre è una nota attrice e lo stesso Einár ha partecipato da bambino al Royal Dramatic Theatre di Stoccolma. Uno dei sospettati del complotto di rapimento ed estorsione contro Einár, un anno fa, è stato nominato “artista dell’anno” dalla Radio Svedese.
Le gang dominano le aree “vulnerabili” della Svezia. Jordbro, fuori, Stoccolma è uno di questi quartieri. “Si scopre che le gang sono più forti dello stato svedese” scrive Neuding. “La polizia pubblica un elenco annuale di aree come Jordbro, suddividendole in ‘zone vulnerabili’, ‘particolarmente vulnerabili’ e ‘aree a rischio’: 60 distretti in tutto”.
Posti come Alby, un sobborgo di Stoccolma noto come la “piccola Baghdad“. Qui soltanto un abitante su dieci è svedese. Il 30 per cento della popolazione svedese evita la metropolitana per timore di aggressioni.
“Vuoi vivere in sicurezza tra altri dieci vicini in un’area recintata con piscina, campo da bocce, parco e cancello telecomandato dove possono entrare solo i residenti? Nel centro di Onsala, è ora prevista la prima comunità recintata della Svezia occidentale”. L’Expressen racconta come la classe benestante si sta ghettizzando per motivi di sicurezza. Se un ex islamista ha rivelato che “c’è un salafita in ogni moschea svedese”, va da sè che gli ebrei stanno fuggendo dalla Svezia.
E c’è il record di attacchi alle chiese nel paese. In soli sei anni 829 assalti contro i siti cristiani. Due volte in quattro giorni, la chiesa di 800 anni di Spånga a Stoccolma è stata bombardata con le molotov. “Il 20 per cento della popolazione svedese è nata all’estero e questa quota è aumentata rapidamente. Nel 2000 era dell’11 per cento”, scrive lo Spectator. E in futuro?
Sul giornale socialdemocratico svedese Folkbladet Kyösti Tarvainen, professore all’Università Aalto di Helsinki e che studia i cambiamenti demografici, ha spiegato che “gli svedesi etnici saranno una minoranza nel 2065 con immigrazione invariata. L’etnia svedese diventerà una minoranza in 45 anni. Ci saranno tanti musulmani quanti sono gli svedesi etnici nel 2100”.
Nel 2019, si legge ancora nella disamina di Tarvainen, l’88 per cento degli immigrati residenti in Svezia era di origine non-europea e uno su due era di fede musulmana.
Peter Springare, 61 anni, un agente di polizia a Orebro, ha pubblicato un post furioso su Facebook dicendo che i crimini violenti su cui stava indagando sono stati commessi da immigrati provenienti da “Iraq, Iraq, Turchia, Siria, Afghanistan, Somalia, Somalia, di nuovo Siria, Somalia, paese sconosciuto, paese sconosciuto, Svezia”. È stato condiviso più di 20.000 volte e Springare è stato indagato dai pubblici ministeri per “incitamento all’odio razziale”.
Si disintegrano senza nemmeno il diritto di lamentarsi.
Secondo il criminologo svedese Amir Rostami, 15.000 persone sono coinvolte nelle gang criminali, “un numero impressionante per un paese di 10 milioni di abitanti” scrive Neuding. Ci sono stati oltre 110 incidenti con esplosivi in Svezia solo quest’anno. Qui un video mostra cosa è diventato quel paese. Intanto, il rapper Einár metteva in musica “con le pistole andiamo in giro e ti mandiamo sottoterra”. Il brano si chiamava “Welcome to Sweden”.