Il pensiero di Giovanni Gentile “funesto alla vita cristiana”

Abstract: il pensiero di Giovanni Gentile “funesto alla vita cristiana, secondo Padre Gemelli, il fondatore dell’Universitá Cattolica di Milano, riferendosi all’attualismo gentiliano. Com’é noto, il suo pensiero filosofico, l’attualismo, prende le mosse dall’idealismo tedesco di Hegel, ma lo supera mediante un ripensamento della dialettica giá preconizzato da quell’opera di “mentalizzazione” della stessa di Bertrando Spaventa.

InFormazione cattolica 20 Aprile 2024

Il pensiero di Giovanni Gentile non è adeguato per la vita cristiana

Attualismo gentiliano e cristianesimo

di Daniele Trabucco

Il 15 aprile 1944, per mano partigiana, veniva assassinato Giovanni Gentile (1875-1944), uno dei più grandi pensatori italiani del ‘900 e “leader” culturale del fascismo.

Com’é noto, il suo pensiero filosofico, l’attualismo, prende le mosse dall’idealismo tedesco di Hegel (1770-1831), ma lo supera mediante un ripensamento della dialettica giá preconizzato da quell’opera di “mentalizzazione” della stessa di Bertrando Spaventa (1817-1883).

In particolare, Gentile intende superare quei residui di platonismo, ovvero di dialettica del pensato, presenti nell’opera di Hegel per pervenire ad una dialettica del puro pensare.

Il filosofo di Castelvetrano (Sicilia) respinge la dialettica dei distinti che Benedetto Croce (1866–1952) aveva introdotto attraverso le categorie, ossia i quattro gradi dello Spirito. Per Gentile, infatti, esiste un’unica e sola categoria, lo Spirito inteso come “autoconcetto”, (“conceptus sui” in lingua latina) come “atto puro” in cui tutta la realtá si risolve.

Detto diversamente, lo Spirito si autopone, ponendo dialetticamente l’oggetto e risolvendolo pienamente in sé. La stessa materia non é altro dallo Spirito, bensí é forma, cioé attivitá dello Spirito medesimo.

All’obiezione mossa a Gentile di “panlogismo”, ovvero di risolvere tutte le differenze in una unitá astratta di pensiero, egli replica che pensare l’unitá attraverso le differenze é proprio di ogni pensiero filosofico a cominciare dalla scuola eleatica di Parmenide.

Ora, come si coniuga la riflessione gentiliana con il cristianesimo? Padre Gemelli (1878–1959), il fondatore dell’Universitá Cattolica di Milano, definiva l’attualismo di Gentile “funesto alla vita cristiana”.

L’impostazione gentiliana (Gentile si professava cattolico), se presa in esame con attenzione, conduce allo svilimento della civiltà dell’Essere ed all’esaltazione dell’indefinito divenire dello Spirito in cui tutto sarebbe affidato ad un “divenirismo” ad oltranza, fondato su continui incessanti superamenti dialettici senza una meta definita, né definibile.

Manca, dunque, il fine della salvezza perché tutto é già salvo nella vita dello Spirito. In questo modo, viene meno la funzione salvifica e redentrice del Cristo. L’attualismo, pertanto, si riduce ad una prassi senza materialismo e ad uno spiritualismo senza ontologismo (cosí Augusto Del Noce) ove la contemplazione é sostituita dall’azione blondelianamente intesa in piena continuità con l’eresia modernista condannata da san Pio X (pontefice dal 1903 al 1914) con la Lettera Enciclica “Pascendi” del 1907.

La conferenza fiorentina del 09 febbraio 1943 sembra una trasformazione dell’attualismo in metafisica e teologia. É vero che, da un lato, Gentile esclude categoricamente che la sua concezione umanizzi Dio e divinizzi l’uomo, ma in effetti l’uomo che scopre in sé Dio, “ed in certo senso lo crea”, non è più l’uomo naturale (anima e corpo), bensì quello spiritualizzato, l’uomo che ha sentimento e ragione e che produce il divino dentro di sé alimentandosi di pure emozioni e di vivace intelligenza, perché fuori di sé la religione svapora, si inaridisce o si affievolisce

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