Il Picnic per l’inizio della fine del comunismo (1)

Edificati sulla Roccia 28 Agosto 2018

Alois Mock e Gyula Horn aprono la Cortina di ferro il 27 Giugno 1985

di Guido Verna

1. In una recente, mirabile riflessione sulla Storia, il Regnante Pontefice Benedetto XVI, muovendo dalla considerazione che «[…] la memoria storica è veramente una “marcia in più” nella vita, perché senza memoria non c’è futuro», concludeva in questi termini: «[…] il cristiano è uno che ha buona memoria, che ama la storia e cerca di conoscerla» [BXVI].

La riflessione mi aveva molto colpito, per cui qualche giorno dopo, quando mi è accaduto “qualcosa” che ha fatto riemergere “qualcos’altro”, ho ritenuto che la Storia — o almeno la piccola parte di essa che frequento di più — mi interpellasse per essere conosciuta anche sul campo e non solo sui libri, con la conseguenza di sentirmi obbligato moralmente ad una rimodulazione, nei tempi e nei percorsi, della consueta vacanza estiva.

Esplicito subito quanto di oscuro si cela in quello che ho appena detto. Il “qualcosa” che mi è accaduto è un incontro con una foto trovata casualmente durante un viaggio virtuale in un certo luogo, mentre il “qualcos’altro” è il ricordo di un viaggio invece autentico di tanti, tanti anni fa, fatto proprio “lì”, in quel certo luogo, cioè sulle rive del Neusidler See, il lago austro-ungherese a est di Vienna, nel Burgenland.

2. Eravamo intorno all’85, col comunismo ancora apparentemente fortissimo, anche se più di qualcuno, con buoni orecchi, ne avvertiva da tempo i sinistri scricchiolii. Non ricordo più il perché (avevamo letto qualcosa sui giornali? o sentito raccontare qualcosa? o visto una foto? chissà…) ma con mia moglie decidemmo di andare in quel lontano lago a vedere una strada interrotta da una sbarra, una frontiera chiusa: la frontiera tra Austria e Ungheria, emblema delle frontiere tra Occidente e mondo comunista.

The liberty door

Qualche anno dopo, tra i miei appunti, trovai così sintetizzato il momento topico di quel viaggio: «La strada che attraversava il boschetto finiva improvvisamente ed angosciosamente in una rete e in un filo spinato. Di là, dove la strada non c’era più, c’era l’Ungheria ancora comunista. Le torrette con in soldati armati di binocolo e di mitra, un elicottero che volava a bassa quota, il latrare incessante e cattivo dei cani avevano fatto scendere sui nostri cuori un velo spesso di tristezza che faceva da pendant a una grande e antica rabbia».

Sembrava una messa in scena di un regista occidentale e anticomunista: c’era “tutto” per mostrare il volto truce e inumano di quelli che comandavano “di là”. Invece era tutto tragicamente reale, e il loro potere e la loro forza venivano ostentati con aggressiva impudicizia.

Lanciammo nell’aria, verso l’altra parte, qualche preghiera che né mitra o soldati né cani o fili spinati potevano fermare, e andammo via rinnovando la promessa di continuare nella “buona battaglia”, non senza aver ringraziato Dio di essere capitati “di qua”.

Poi, qualche anno dopo, il 9 novembre dell’89, il Muro cadde e i fili spinati di tutta Europa furono riavvolti.

Due mesi prima, però, l’11 settembre — un giorno dell’anno, sembrerebbe, destinato a “contenere” avvenimenti di qualche peso —, proprio in questa zona, a qualche centinaio di metri dalla “nostra” strada, era andata in scena la Grande Anticipazione della Caduta: clamorosamente, proprio qui, la frontiera era stata aperta: l’Ungheria aveva concesso il passaggio verso la libertà ai cittadini della Germania comunista!

Provammo in quei momenti una grande emozione, immaginando che un po’ avessero contribuito anche le nostre preghiere di allora.

Ma “prima” di quel fatale giorno di settembre era successo qualcos’altro, che avevamo completamente rimosso e che solo quest’estate siamo riusciti felicemente a recuperare.

3. Verso la fine dello scorso luglio — in uno dei miei non infrequenti viaggi notturni con Google Earth — mi era venuta la voglia di ritrovare “quel” confine; e “muovendomi” in quei luoghi, avevo incrociato la foto di un monumento a forma di porta, con questa didascalia: “Fertöràkos, the liberty door”. La sorpresa e la curiosità conseguente mi hanno allora indotto a “muovermi” più attentamente nella zona, portandomi a scoprire via via, su prati verdi e ben curati, il grande monumento di pietra bianca, la campana, il filo spinato pro memoria: ho scoperto, cioè, il Picnic Paneuropeo, del quale, vergognandomi molto, non ricordavo nulla, ma di cui forse nulla avevo mai saputo.

Era successo che prima di quell’11 settembre — il giorno della Grande Anticipazione — di anticipazioni ce n’erano state altre due, più piccole ma non meno significative nella prospettiva della riconquista della libertà di milioni di uomini.

La prima, il 27 giugno, quando — per evidenziare la decisione del governo ungherese del maggio precedente di smantellare tutte le postazioni di sorveglianza che incrudelivano il loro confine — Austria e Ungheria, nelle persone dei loro rispettivi Ministri degli Esteri Alois Mock e Gyula Horn, avevano deciso di attraversarlo insieme a simboleggiare l’avvento del tempo nuovo. Lo avevano attraversato proprio qui, sulla strada che va da Sankt Margarethen im Burgenland a Sopronköhida.

La seconda, il 19 agosto, fu proprio il cosiddetto Picnic Paneuropeo. Quel giorno, con quel nome, fu organizzata — dal partito ungherese di opposizione Forum Democristiano e dall’Unione Paneuropea internazionale — una manifestazione simbolica, patrocinata dal Presidente dell’Unione citata (e parlamentare  europeo della CSU) Otto d’Asburgo e dal Segretario ungherese di Stato, Imre Pozsgay [cfr WKP]

Il taglio cerimoniale fu affidato alla Signora Walburga Asburgo Douglas, quinta figlia di Otto e Segretario generale della stessa Unione. Ma si trattò di un taglio assolutamente sui generis: la madrina, infatti, usò cesoie e non forbici, perché tagliò il filo spinato e non un nastro: la cortina di ferro era stata infranta.

Per dare più concretezza all’evento simbolico, fu deciso di tenere aperta la frontiera per tre ore. Ma accadde qualcosa di imprevisto: dal verde alto dei campi di mais — nei quali si erano nascosti, dopo aver saputo del Picnic, chi da qualcuno, chi dagli adesivi attaccati dagli organizzatori per pubblicizzarlo temendo un flop — emersero inattesi circa 600 tedeschi orientali, in vacanza sul lago, che di corsa si precipitarono oltre il confine, verso la libertà. La polizia ungherese non sparò, come aveva l’ordine di fare in situazioni simili.

Il Muro, in questa sua “trasposizione” austroungarica, aveva cominciato a sbriciolarsi proprio quel 19 agosto. La cortina di ferro, all’improvviso, era diventata penetrabile.

Erich Honeker

Anche il cupo Presidente della Repubblica Democratica Tedesca Erich Honecker — che da capo del Partito e dello Stato solo qualche mese prima, il 19 gennaio, aveva dichiarato, minaccioso e sprezzante, che «il Muro “esisterà ancora per i prossimi 50 o 100 anni, se i motivi della sua esistenza non verranno eliminati”» [TF, p.61] — dovette arrendersi. Ma non concesse l’onore delle armi, se sul Picnic Paneuropeo ritenne di dichiarare al Daily Mirror quanto segue: «Habsburg [Otto] distribuì opuscoli al confine polacco, invitando i tedeschi dell’est in vacanza ad un picnic. Quando vennero al picnic gli furono dati regali, cibo e marchi, prima di riuscire a persuaderli [sic] ad andare all’ovest».

Fantastico: il comunismo aveva talmente deformato gli uomini che bisognava pagarli per convincerli ad essere liberi!

Ma i tedesco-orientali corsero invece verso la libertà gratis e in tantissimi, con le lacrime agli occhi e il groppo in gola. Gli organizzatori ebbero paura per questa “fuga” imprevista e, soprattutto, per le sue dimensioni. Alla fine, però, — come racconta, in una bella intervista, la madrina Walburga Asburgo Douglas — «[…] [siamo tornati] indietro fino al luogo stabilito, nel punto dov’è una torretta di avvistamento, e abbiamo cominciato i preparativi per il pic-nic, con le tovaglie, i cestini, le salsicce, la birra, il vino, la musica, coi motociclisti che facevano la staffetta, gli austriaci con un gruppo di cavalieri che sono arrivati al confine a cavallo, la banda degli ottoni, insomma tutto quello che era stato previsto» [WAL].

Da allora, ogni anno, tra Sankt Margarethen e Sopronköhida, il 19 agosto si rinnova il Picnic Paneuropeo.

___________________________

[BXVI] Discorso del Santo Padre Benedetto XVI, Sulmona, 4 luglio 2010, per l’incontro con i giovani nella Cattedrale di Sulmona, in occasione della Visita pastorale.

http://www.totustuus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=3480[TF] [Thomas Flemming, Il muro di Berlino. Una città divisa in due, trad. it., Be.braverlag, Berlino 1999]

[WKP] http://it.wikipedia.org/wiki/ Picnic_paneuropeo, visitato il 28-08-2010.

[WAL] Clemente Vanenti, Il Picnic e il Muro, intervista a Walburga von Absburg, Una città n. 37/1994 Dicembre, in http://www.unacitta.it/newsite/intervista_stampa.asp?rifpag=homepaginestoria&id=721&anno=1994, visitato il 28-08-2010.

https://www.youtube.com/watch?v=9NXLJb8DPy4&feature=related

https://www.youtube.com/watch?v=Zugooeej6lg&feature=related

https://www.youtube.com/watch?v=ZFpiExXuQlI