Il problema della profanazione del Corano di Amazon.com

AmazonFrontPageMagazine.com  20 maggio 2005

Pezzo in lingua originale inglese: Amazon.com’s Koran Desecration Problem

Le organizzazioni islamiste cercano di ottenere inesorabilmente speciali privilegi per l’Islam. In un periodo in cui i cattolici americani sono costretti a tollerare forme di arte come il crocefisso immerso nell’urina e una Vergine Maria fatta in parte di sterco di elefante, per quale motivo i musulmani d’America dovrebbero essere assecondati nella loro delicata sensibilità?

di Daniel Pipes

Se l’episodio del Corano gettato in una latrina del carcere di Guantánamo, a Cuba, non fa più notizia, il Muslim Public Affaire Council (MPAC) ha trovato il modo di rendere di pubblico dominio gli episodi di profanazione del Corano. Lo fa – come si può leggere in due comunicati stampa diffusi dallo stesso MPAC e in due pezzi divulgati dall’Associated Press e dal Los Angeles Times – promuovendo la storia di una certa Azza Basarudin che ha acquistato una copia del Corano, edita dalla Oxford University Press.

Candidata a seguire un dottorato in studi mediorientali presso la University of California di Los Angeles, la Basarudin ordinò ai primi di maggio il volume alla Bellwether Books, una libreria di testi usati che si trova a McKeesport, in Pennsylvania, che distribuisce i suoi articoli attraverso amazon.com. Una volta ricevuta la copia ordinata, la ragazza aprì il Corano e raccontò di aver trovato nella parte interna della copertina la seguente frase oltraggiosa: “Morte ai Musulmani”. La Basarudin ricorda la sua reazione:

Lasciai perdere il libro, non sapendo che fare. Dopo l’11 settembre ero rimasta paralizzata – non riuscii a uscire di casa per un paio di settimane – e capii che la paura stava tornando. Per qualche giorno non riuscii perfino ad avvicinarmi al volume. Mi sentii offesa allo stesso modo poiché sono una musulmana.

La Basarudin chiese aiuto allo MPAC, contributo di Los Angeles alla lobby radicale islamica. Esso accettò e contattò opportunamente Jeff Bezos, direttore generale di Amazon, a cui vennero poste le solite condizioni islamiste: l’avvio di un’indagine, una pubblica condanna, “una politica a tolleranza zero per questo tipo di comportamento” e (ovviamente) un sostegno finanziario allo MPAC.

Sulle prime, Amazon si limitò a chiedere scusa per “il dolore provocato dall’incidente”, così lo MPAC accese la tensione indicendo una conferenza stampa per il 18 maggio (nientemeno che all’Islamic Center of Southern California).

Il battage funzionò. Patty Smith, responsabile delle comunicazioni aziendali per Amazon, reagì definendo la questione “raccapricciante” e dichiarò che la sua azienda prendeva le distanze dall’accaduto. Ella fece rilevare che la copia del Corano era stata acquistata dalla Bellwether Books e non da Amazon. La Smith spiegò che “non si trattava di merce che abbiamo in magazzino, il libro non risultava essere stato direttamente ordinato a noi. Era un testo di seconda mano, un acquisto intermediario”. Si scusò ancora e offrì alla Basarudin il rimborso, un buono omaggio e promise di licenziare qualunque impiegato che dovesse rovinare un Corano con delle annotazioni. E inoltre ella sospese a tempo indeterminato la vendita tramite Amazon dei Corani della Bellwether e disse che se il problema si fosse ripetuto, la Bellwether sarebbe stata bandita da Amazon.

A quel punto, venne chiamato in causa il proprietario della Bellwether, Richard Roberts, che fu costretto a replicare negando che i suoi impiegati avessero rovinato il libro, facendo presente che i testi di seconda mano di frequente contengono annotazioni. Egli spiegò che quotidianamente il personale effettua un rapido controllo su 400 volumi da spedire, senza soffermarsi attentamente su ognuno di essi.

L’uomo porse le sue scuse alla Basarudin, asserì che qualunque impiegato che fosse stato colto a rovinare il Corano sarebbe stato licenziato, e si offrì di fornirle un’altra copia del testo. Come riportato dal Los Angeles Times, Roberts promise altresì di assegnare “un apposito funzionario al controllo di qualità, che ispezioni rigorosamente i libri in entrata e in uscita”.

Il direttore dell’MPAC reagì a queste concessioni senza mostrare entusiasmo: “Siamo soddisfatti di apprendere che Amazon.com abbia preso le distanze dalla Bellwether, ma l’azienda si deve assumere la responsabilità di condannare duramente una simile retorica motivata dall’odio e dovrà prendere delle reali misure dirette a potenziare lo sviluppo di programmi educativi che incrementino la tolleranza religiosa”. L’MPAC dette istruzioni ai suoi accoliti di contattare Amazon e sollecitarla a “risolvere una volta e per tutte questo caso e assicurarsi che il fatto non si ripetesse”. Il che significava:

– Condannare pubblicamente la profanazione di un testo sacro attraverso parole cariche d’odio all’indirizzo di musulmani.

– Interrompere i rapporti con la Bellwether Books…

– Sostenere e finanziare i programmi educativi che incrementino la tolleranza religiosa.

Commenti: Questo episodio assai più pacifico rispetto a quello allarmante di Newsweek non è meno educativo e importante.

(1) L’MPAC non ha menzionato che l’acquirente in questione, Azza Basarudin, 30 anni, è un’islamista, un tempo affiliata all’Islamic Institute of Human Rights, diretto da Wissam Nasr. (Nasr adesso è a capo della sede di New York del Council on American-Islamic Relations – CAIR.) Un esempio del suo modo di pensare è dato dal modo in cui la donna parla dell’11 settembre: non come una circostanza in cui i musulmani recarono offesa agli americani, ma viceversa. In altre parole, non si tratta di una comune cliente.

(2) L’MPAC ha trascurato di dire che la Basarudin acquistò un Corano usato, non uno nuovo. Coloro che acquistano testi di seconda mano sanno perfettamente che i rivenditori non eliminano dai libri le annotazioni apposte dagli ex proprietari.

(3) È una pura coincidenza che questo episodio legato al Corano faccia seguito in perfetta sincronia alla notizia divulgata da Newsweek e alla controversia di Guantánamo? Non si può fare altro che chiedersi se la Basarudin, come almeno altri sette musulmani d’America, abbia simulato la vessazione di cui è stata vittima. Oppure se, come lo stesso CAIR, l’MPAC alimenta l’odio contro i musulmani perfino dove non esiste.

(4) Se i musulmani dovessero pretendere che i Corani vengano sottoposti a ispezione prima di essere venduti, i librai potrebbero smettere di vendere Corani.

(5) L’idea che un musulmano abbia diritto, senza essere in possesso di nessuna prova, di accusare un non-musulmano di blasfemia, come hanno fatto la Basarudin e l’MPAC, riporta alla mente la nota legge pakistana che persegue la blasfemia. Lì, come spiegava nel 2000 il Consiglio mondiale delle Chiese, quelle leggi “sono diventate uno strumento importante nelle mani di estremisti per chiudere i conti personali con i membri delle minoranze religiose, specie con i cristiani”. Negli Stati Uniti, l’accusa di blasfemia funge da base per un ricatto collettivo del genere Jesse Jackson (si osservi la richiesta fatta dall’MPAC ad Amazon di finanziare la sua programmazione).

(6) Il fatto che Amazon abbia sospeso la vendita dei Corani della Bellwether è una punizione simbolica più che effettiva, ma è pur sempre una punizione. Lo sfregio di qualche altro libro ha mai portato a una sanzione del genere?

(7) Questo episodio è ancora un altro esempio di organizzazioni islamiste in cerca di ottenere inesorabilmente speciali privilegi per l’Islam. In un periodo in cui i cattolici americani sono costretti a tollerare forme di arte come il crocefisso immerso nell’urina e una Vergine Maria fatta in parte di sterco di elefante, per quale motivo i musulmani d’America dovrebbero essere assecondati nella loro delicata sensibilità? Come continua a ripetere Stephen Schwartz, se l’Islam sta attecchendo in America, esso deve adattarsi ad essa.

(8) Amazon dovrebbe dare una ferma risposta negativa all’MPAC, restituendo alla Bellwether il diritto di vendere Corani su Amazon, senza pronunciare alcuna condanna pubblica e senza dare dei soldi all’MPAC. Se concordate con questa conclusione, fate sapere a Patty Smith di Amazon (psmith@amazon.com ) cosa ne pensate.