di Maurizio Crippa
La (non) notizia del giorno è che la chiesa nazionale di Scientology d’Italia è offesa per essere stata paragonata da Federica Salsi, consigliere comunale grillina a Bologna, al Movimento 5 Stelle. Ci ride, Massimo Introvigne: “Non è stata una battuta azzeccata, in effetti: al confronto col movimento di Beppe Grillo, Scientology è una cosa più seria, con una filosofia elaborata, esposta in vari libri. Soprattutto, nessun confronto con lo stile e le parolacce di Grillo”.
Introvigne ha fondato e dirige il Centro studi sulle nuove religioni (Cesnur) e ha una competenza enciclopedica anche sulle correnti filosofiche e politiche di natura esoterica di ieri e di oggi. La parola “setta”, specifica subito, non gli piace, “perché spesso è usata in modo discriminatorio. Io ho preferito usare per quel tipo di fenomeni l’espressione di ‘Nuovo movimento magico’. Ma semplificando, si può dire che il movimento di Grillo e Gianroberto Casaleggio – Introvigne cita più spesso il maître à penser che non il frontman politico – abbia delle dinamiche esoteriche”.
Eppure stiamo parlando di quello che, a tutti gli effetti, è un movimento politico che si candida alle elezioni, non di una confraternita mistica: come mai questo paragone è così continuo e insistente?
Cosa c’è nel M5S che lo fa somigliare a una consorteria? Per Introvigne, prima ancora dei comportamenti sociali interni ed esterni al movimento (regole, fedeltà, espulsioni) contano i contenuti: “Alla base del pensiero di Casaleggio, lo si capisce dai suoi video e dai suoi scritti, c’è un pensiero di natura esoterica, non nuovo, anzi con radici che affondano in certe società segrete o in certe élite massoniche o gnostiche dell’Ottocento, contaminate successivamente dal culto della tecnocrazia o della scienza: l’idea dei nuovi sapienti-tecnocrati che devono sostituire i politici.
Per Casaleggio si è parlato di riferimenti a Georges Gurdjieff, ma potremmo aggiungere Saint-Simon. Io ho fatto un parallelo con Alexandre Saint-Yves d’Alveydre: un esoterista a cavallo dei due secoli scorsi, tra i primi a elaborare in chiave esoterica l’idea di tecnocrazia”.
Perché usa il termine “esoterica”? “E’ l’idea di un mondo in cui la vera conoscenza – o la linea politica – è un patrimonio di pochi, di un capo carismatico. Gli altri devono solo adeguarsi, e guai a tutto ciò che li contamina”. Poi, il contenuto concreto può variare: dalle antiche sofìe si è passati all’idea della Scienza, per Hitler fu la scienza della razza. Ma anche per Marx, in fondo, l’economia ha la stessa funzione salvifica. Per Grillo ora la chiave di tutto è Internet, la rete, la scelta diretta”.
La differenza è che quei gruppi erano élite ristrette, “poi il ’900 ha visto la formazione di movimenti esoterici di massa, in cui il ‘sapere’ è sminuzzato – il pensiero di Casaleggio è un esoterismo da fascicoli a dispense – perde in profondità ma acquista in numero”.
Dunque, dice Introvigne, il fenomeno di Grillo non è nuovo, nuova è l’applicazione al mondo di Internet. E l’applicazione alla politica, non è una novità? “Non è il primo a usare in politica questo schema: c’è un Pensiero Migliore che deve essere diffuso capillarmente, ma deve restare controllato per rimanere puro”.
In questo si innesta un meccanismo che, per lo studioso, è altrettanto potenzialmente totalitario: “Il contenuto è tecnocratico: c’è qualcuno che sarebbe migliore, in grado di far andare bene il mondo”, poiché gli altri sono ladri o incapaci, “e questo qualcuno deve arrivare al potere”.
L’aspetto che però maggiormente accomuna il movimento di Grillo a una setta è un altro, ancor più radicale: “Come già in Saint-Simon, è inerente una critica radicale alla democrazia. Per tutti i movimenti di quel tipo, la democrazia è un sistema corrotto che dà il potere o ai più ricchi o ai farabutti: è esattamente il pensiero di Grillo. Perciò è meglio che il potere lo abbiano pochi ‘illuminati’”.
C’è un ulteriore snodo: “Gli ‘illuminati’ possono, al limite, vincere le elezioni (Grillo lo vuole). Ma poiché la democrazia è un residuo della storia, il movimento dovrà mantenere una struttura di controllo autonoma anche sull’operato dei politici”.
E’ esattamente quello che succede in M5S, e che ha fatto dire a Giovanni Favia, consigliere regionale dell’Emilia Romagna protagonista di aspre polemiche sulla democrazia interna del movimento: “Grillo ha un’idea di garante un po’ invasiva, un garante che non solo fa rispettare le regole, ma le stabilisce e decide come si applicano”.
Introvigne commenta: “E’ in questo senso che si può parlare di setta. Ma attenzione, anche Marx o Hitler erano d’accordo che servisse un partito guida. E’ un meccanismo di tutti i totalitarismi. Deriva dalla disistima della politica: servono gli ‘iniziati’ che controllino la democrazia”.
Un pensiero totalitario che determina l’ossessione per chi “tradisce”, parla non autorizzato, va in televisione. E anche i meccanismi di esclusione per chi non accetta la fedeltà assoluta, come denuncia Favia: “La fedeltà cieca verso le persone è propria solo dei cani”. Per Introvigne, “è un meccanismo che si vede più comunemente nei gruppi religiosi di tipo gnostico, cioè quelli basati su una verità iniziatica da non contaminare: il gruppo deve essere fedele a quella, senza deviazioni. L’importante è preservare la propria diversità, che però non è di tutti gli adepti, ma solo del capo, o dei capi”.
Introvigne ha studiato anche i fenomeni di diffusione internettiana del “movimento magico”. C’è una specificità legata a Internet, alla logica della rete, in tutto questo? “I movimenti non nascono mai in rete. Internet è un moltiplicatore. Può invece agire per trasformazione. Faccio un esempio, senza ovviamente nessun paragone valutativo: al Qaida si è trasformata molto da quando è divenuta una rete internettiana diffusa, pluricefala.
Più che altro, è particolare il rapporto che Grillo e Casaleggio, e i loro seguaci, hanno con la rete. Stabiliscono un rapporto di tipo mistico. C’è una grossa differenza tra come l’ha usata Obama o la usa Renzi: per loro è solo uno strumento migliore per fare una politica tradizionale. Per Grillo la rete tende a essere il messaggio. La rete è anche il contenuto”.