Cappella del Sacrario ai caduti di Kindu – Pisa 23 Giugno 2017
Relatore: padre Samir Khalil Samir (*)
Incontro organizzato da: Rinascita pisana, Pensiero forte-Ponsacco, Scienza &Vita in collaborazione con Alleanza Cattolica.
(testo non rivisto dal relatore)
D. Oggi cosa intendiamo per Occidente, considerata la crisi profonda che vive? Possiamo dire che il relativismo dilagante e il pensiero debole costituiscono la prova più evidente e al tempo stesso la causa di questa crisi?
In Occidente si ha l’impressione che la crisi attuale del mondo mussulmano venga dall’Occidente stesso. Spiegherò quale rapporto c’è tra i due, ma il punto di partenza del problema è interno all’Islam.
Secondo quanto dicono i grandi personaggi mussulmani, come il rettore dell’Università al-Azhar de Il Cairo, il problema è islamico e non è di oggi ma ha quasi un secolo e negli ultimi cinquant’anni almeno si è rivelato nel mondo arabo islamico. Tutto è partito da colui che ha detto di voler rifare il califfato e che ha creato l’Isis, Daesh in arabo, che tradotto in inglese è: Islamic State for Iraq and Siria.
Perché Iraq e Siria? Perché a Bagdad c’era l’impero abbaside; dall’anno 750 al 1258. Per più di cinquant’anni c’è stata una civiltà formidabile con un Califfo, che significa “successore” – sottinteso: di Maometto – il quale governava tutto il mondo islamico: in Asia, in Africa, in Medio Oriente, dappertutto. Il califfato terminerà con l’Impero Ottomano, che ha governato dall’inizio del 1500 fino al 1924, quando Mustafa Kemal Atatürk lo ha cancellato facendo nascere i vari paesi musulmani, in particolare in Medio Oriente.
Questo personaggio, Abu Bakr detto al-Baghdadi, che si dice sia morto di recente in una operazione militare, ha voluto rifare un califfato islamico per l’Iraq e la Siria. Ma se analizziamo il motivo per cui ha scelto questi due Paesi e non ad esempio l’Egitto, che da solo ha più mussulmani di tutto il Medio Oriente insieme, vediamo che chi governa attualmente in Iraq sono gli sciiti e in Siria gli alawiti, che sono un ramo degli sciiti. Mentre in Iraq gli sciiti sono un poco più numerosi dei sunniti. In Siria gli alawiti non arrivano al 15%, a fronte di un 75% di sunniti, 10% di cristiani e 5% di drusi e altri gruppi islamici.
Il problema è nato dal combattere gli sciiti, che sono una minoranza attiva nell’Islam anche se in tutto il mondo islamico non raggiungono il 15%; essi hanno come cuore dello sciismo l’Iran, diventato sciita nel XVI secolo.
Il loro nemico da sempre sono i sunniti e se anche non vi farò la storia dei due gruppi basti sapere che cinquant’anni dopo la morte di Maometto c’è stato un massacro di sciiti da parte dei sunniti e Maometto, prima di morire, nel suo ultimo discorso mettendo la mano sulla spalla del suo cugino e genero Ali ha detto: «chi lo segue mi segue» e ciò è stato interpretato dai seguaci di Alì come un mandato alla successione.
Ma Alì era giovane e non aveva un potere militare, pertanto fu Abū Bakr, padre di Aisha, la giovane moglie del profeta, che prese la successione, lui che era un militare e che continuò le conquiste dell’Islam. Ecco l’origine della inimicizia.
Parentesi importante: dobbiamo ricordare che l’Islam si è diffuso dapprima nella Penisola arabica con Maometto in vita mediante la guerra tra i seguaci del profeta e le varie tribù, fino a costituire il nucleo iniziale dell’Islam.
Oggi abbiamo la prova, che risale a meno di due settimane fa: l’Arabia Saudita, sostenuta dagli Stati Uniti è appoggiata da quattro paesi della penisola arabica e dall’Egitto i quali hanno dichiarato di stare con gli sceicchi contro il Qatar.
Il Qatar dipende in tutto e per tutto, anche per bere, dai paesi limitrofi non essendo in grado di produrre niente. Questo è stato il modo per dire a questo piccolo emirato: o venite con noi contro l’Iran oppure morirete. Ma la Turchia, con altri Paesi, è andata in aiuto del Qatar, che ha molti soldi grazie al petrolio.
La questione iniziale dunque non ha niente a che vedere con l’Occidente ed è tutta interna ai sunniti, principalmente l’Arabia Saudita, che sono contro gli sciiti. Adesso dobbiamo capire l’ideologia dell’Arabia Saudita.
L’Arabia Saudita è nata nel 1932 dalla tribù dei Beni Sa-ud, i figli di Sa-ud, – da cui il nome di sauditi – i quali alla fine del 1780 hanno fatto un patto militare e religioso – ricordate questa combinazione perché la ritroveremo sempre – con un famoso predicatore e imam Abdel Wahab. Da allora chi segue Abdel Wahab è detto wahabita.
L’Arabia Saudita è uno stato wahabita. Cosa predicava Abdel Wahab? Un Islam radicale. Chiunque non aderisce alla sua visione dell’Islam deve essere combattuto e infatti la tribù dei Beni Sa-ud ha cominciato a scontrarsi tribù dopo tribù, che poi era la stessa tecnica usata da Maometto: un popolo contro una tribù.
Così fino all’inizio del XX secolo tutti hanno aderito alla visione saudita wahabita che oggi domina. Quella secondo la quale le donne devono essere sempre coperte. Io leggo nei loro libri e nei loro commenti: perché devono essere sempre coperte? Altrimenti attirano gli sguardi degli uomini. Dunque gli uomini e le donne islamiche sono così deboli? E perché le donne non sono attratte dagli uomini? Perché anche gli uomini non si coprono come fanno nelle tribù beduine del Sahara?
Perché l’uomo è l’uomo e comanda è la risposta, perché è scritto nel Corano: «Gli uomini hanno autorità sulle donne perché Dio lo ha voluto», e se le donne resistono al marito, in particolare per fare sesso, allora l’uomo le deve picchiare; è un versetto coranico.
Voi signore avete la fortuna di non essere mussulmane, in caso contrario rischiereste la pelle. Le donne non possono guidare la macchina perché questo permetterebbe loro di andare chissà dove, allora cosa fa il marito, dato che hanno soldi che non guadagnano perché vengono dal petrolio? Regala una macchina con autista, il quale la spia facendo ogni giorno rapporto al padrone.
Questo è il caso della donna ma tutto funzione in modo simile.
Non parliamo infatti del cristiano che non ha neppure il diritto di avere una cappella o il Vangelo. Il Vangelo è immediatamente sequestrato all’aeroporto e solo le ambasciate, essendo extraterritoriali, possono avere una cappella e chi ne ha la possibilità si può recare all’ambasciata per pregare. Questa è la visione wahabita.
I wahabiti non possono tollerare che vi siano gli sciiti e quindi li devono combattere, in particolare l’Iran. Questo esisteva da sempre ma nel nostro secolo è diventato lo scopo principale. Per capire meglio faccio adesso un flashback.
Alla fine del 1500 i cristiani maroniti e prima di loro i melchiti, cristiani cattolici libanesi – che assieme ai drusi hanno formato il Libano – sono andati a studiare a Roma. Nel 1584 su richiesta di Gregorio XIII è stato fondato il Collegio maronita di Roma, che fu affidato a Sant’Ignazio di Loyola; poi studiarono alla Gregoriana diventando i più dotti di tutti poiché sapevano il greco, il siriaco, il latino e l’arabo.
Tornati in Siria – allora Siria e Libano erano un unico territorio – hanno introdotto nel mondo arabo la cultura e Aleppo è diventato il centro culturale dei cristiani ma anche arabo. Quando un secolo dopo, nel 1860, scoppiò la guerra tra i maroniti del monte Lebanon e i drusi, gruppo molto lontano dai mussulmani che neppure li riconoscono come tali, ci fu il massacro dei cristiani a Damasco.
Chi potè riparò in America latina ma gli intellettuali e i più ricchi si rifugiarono in Egitto, ad Alessandria e Il Cairo. E’ qui il legame con l’Occidente, non solo in Siria. Nel 1798 Napoleone Bonaparte conquistò l’Egitto, poi tornò per combattere gli inglesi avendo la geniale idea di portare un centinaio di studiosi di tutte le materie: orientalisti, fisici, matematici, militari… lasciandoli sul posto.
A partire dal 1801 a governare per oltre un secolo l’Egitto fu un albanese, Mehmet Ali, e la sua discendenza, fino alla rivoluzione egiziana del 1952. Mehmet Ali riflettè sul fatto che un piccolo gruppo di uomini, arrivato con le navi dalla Francia, era riuscito a sconfiggere milioni di egiziani arrivando alla conclusione che i francesi erano più aperti e più studiosi.
“Dobbiamo prendere la scienza là dove si trova” fu la sua conclusione, ma è anche un detto attribuito a Maometto: «Ricercate la scienza fosse anche in Cina». Ovviamente si tratta di un falso perché Maometto all’epoca non sapeva niente della Cina. Quindi pensarono di imparare dall’Occidente e dall’Europa, all’epoca rappresentata dalla Francia, così Mehmet Ali mandò una cinquantina di imam mussulmani in Francia per cinque anni.
Una volta tornati in Egitto li mise in una sorta di prigione dorata che aveva fatto costruire su una collina de Il Cairo obbligandoli a scrivere in arabo tutto ciò che avevano imparato in Francia. Così alla fine del 1820 l’Occidente penetra nell’Egitto, che viene riorganizzato e riformato.
La tradizione si manterrà col nipote Isma’il Pascià, che già da ragazzo era stato a studiare a Parigi. Fu lui a europeizzare l’Egitto creando anche l’Opera de Il Cairo, il cui inno per l’inaugurazione fu composto da Giuseppe Verdi: L’Aida. La lingua ufficiale della corte era il francese e la Costituzione egiziana si ispirava alla Costituzione francese e svizzera con elementi del modo islamico.
Tutto questo anche in Siria, dove le scuole fino a quindici anni fa insegnavano in francese. Solo un mese fa in un suo articolo la più famosa giornalista radiofonica egiziana scriveva che nessuna scuola poteva reggere il confronto con le scuole cattoliche introdotte nel Paese nel 1800 ed ancora in funzione.
L’Europa dunque era il modello fino all’incirca agli anni Cinquanta. Poi nel 1952 arrivò la rivoluzione egiziana, nel 1958 in Siria, poi in Iraq e le cose cominciano a cambiare, perché l’Europa era cambiata. Era modello di scienza, luogo dove gli uomini erano uguali, più uguali che da noi, e dove la democrazia che noi ancora oggi non conosciamo, era lo scopo se non la pratica.
Agli amici mussulmani chiedo: quanti premi Nobel avete? C’è solo un pakistano, che peraltro lavorava in Italia. Gli ebrei che si sono aggiudicati il Nobel invece sono almeno una cinquantina, e loro sono appena qualche milione. I mussulmani sono un miliardo e mezzo e sono capaci di averne uno solo e a metà. Questa è la prova che c’è una lacuna e questo è il dramma.
L’immagine dell’Europa, era molto positiva fintanto essa aveva dei principi religiosi, ma con l’arrivo di una laicità aggressiva in molti Paesi, penso alla Francia, non si dà una lira per costruire una chiesa mentre si danno moschee ai mussulmani. Addirittura l’attuale presidente Macron ha deciso che il Ramadan sarà festa nazionale. E’ un imbecille, perché il Ramadan non è una festa ma il mese di digiuno che si conclude con una festa. E’ solo un modo per avere dei voti.
L’immagine dell’Occidente è andata sempre più deteriorandosi. Quando gli islamici vedono l’omosessualità o diventare normativa il matrimonio tra due donne o due uomini, la mancanza di etica attribuiscono all’Occidente una immagine negativa.
Ma l’Islam non era anti-occidentale malgrado le guerre e le crociate. Cosa hanno fatto di male i crociati? Hanno attaccato i mussulmani? No, sono i mussulmani che hanno su ordine del Califfo, nel 1025 circa, distrutto tutte le chiese in Terra Santa a cominciare dal Santo Sepolcro. Quando la notizia è arrivata in occidente nell’ XII e XII secolo, in cui il pellegrinaggio a Gerusalemme era l’impresa più bella e più nobile per la remissione dei peccati, si è deciso di reagire.
Non dunque un attacco dei crociati cristiani contro i mussulmani ma una risposta per proteggere i luoghi santi. Ma oggi col wahabismo i cristiani sono chiamati crociati per rendere ancora più ostile l’immagine dell’Occidente. Quando mi chiamano “crociato” io dico loro che questa parola in arabo non esiste e che l’hanno inventata adesso.
Anche all’epoca quando gli storici mussulmani scrivevano non parlavano mai di crociati ma di franchi, tedeschi, a seconda del gruppo che arrivava in Palestina. Oggi stanno ideologizzando il passato. Un tempo le cose erano dure ma chiare e la religione non c’entrava. Il problema oggi è interno all’Islam. Un aspetto l’ho illustrato. L’altro, che svilupperò, è il modo di leggere il Corano; altro problema fondamentale.
D. Lei ha parlato di un certo mondo islamico in cui era possibile una certa laicità. Benedetto XVI ci ha spesso spiegato che il cristianesimo ha dato un immenso contributo alla civiltà occidentale: l’avere affermato il primato della coscienza personale contro il primato di ogni autodivinazione del potere politico. Solo dove è preservato il dualismo tra Chiesa e Stato è possibile la vera libertà. E’ dunque impossibile oggi immaginare una laicità dello Stato nella cultura islamica?
Attualmente per com’è l’Islam e per come è nato è impensabile pensare ad una laicità dello stato nella cultura islamica e questo è una tragedia. Il cristianesimo è l’unica eccezione che conosco. Altre religioni come il giudaismo o l’induismo non conoscono separazione tra chiesa a stato; da quando Modi è al potere in India non passa giorno senza che non vi sia un attacco ad una chiesa, ad un pastore, ad un prete. Il problema è che l’Islam è nato come un progetto globale.
Maometto come ho già detto ha conquistato tribù dopo tribù. Noi conosciamo due biografie del profeta scritte attorno al 750, dunque circa centoventi anni dopo la sua morte; la seconda si intitola “Libro delle razzie” – la parola “razzia”, entrata in tutte le lingue latine, viene dall’arabo – racconta di una sessantina di razzie e di attacchi contro altre tribù o carovane.
L’Islam dunque è nato integrando la violenza, e il Santo Padre, senza mettere in dubbio la sua santità, sbaglia e non è bene informato. Probabilmente vuole riconciliarsi con il mondo islamico. La guerra è islamica e chi fa la guerra è sulla strada di dio e va direttamente al cielo. Il mussulmano in ogni caso ha vinto: se uccide va in celo, se viene ucciso va in cielo.
La parola jihad originariamente significava “sforzo” ma nel Corano nella metà dei casi significa “guerra” e la guerra sublime è quella per dio. Anche nel cibo vi è l’halal e l’haram, il primo è lecito, il secondo illecito. La carne di maiale è haram, vietato. Non vi posso fare la lista di ciò che lecito e cosa no perché, scusate l’espressione, io me ne frego dato che nel cristianesimo tutto è lecito.
Nell’induismo saprete della legge di un paio di settimane fa che non solo impedisce di uccidere ma anche di allevare le mucche e nella regione del Kerala il 20% di cristiani vive solo di questo. In tutte le religioni vi sono norme che prescrivono cosa è lecito e permesso e cosa non lo è; cosa che nel Vangelo non abbiamo.
La coscienza educata e guidata dal Vangelo dice cosa è lecito e anche uccidere chi ha cercato di uccidermi non è legittimo o picchiare chi ha cercato di picchiarmi, al quale bisogna porgere l’altra guancia. E’ tutto il contrario della mentalità umana del resto del mondo. Il problema con l’Islam è che tutto, dal modo di vestirsi, di mangiare di camminare, trattare con gli altri è stabilito dal Corano.
In Arabia Saudita un uomo non può stare nello stesso taxi con una donna se non sono almeno cugini e i gradi di parentela sono stabiliti dal Corano. Nel giudaismo non si può cucinare il sabato e quando Gesù il sabato guarisce la donna che aveva emorragie di sangue da dodici anni dice: “Cosa è meglio: fare il bene di sabato o no?”. Nel cristianesimo il concetto è semplicemente spirituale ed etico e non la legge.
Nella Chiesa, malgrado quello che possono dire certe persone, il Papa non è Dio e ognuno di noi lo può criticare purché onestamente e con amore. Voi non potete immaginare nell’Islam fin dove arrivano le regole e là dove sono osservate secondo ciò che credono essere il vero Islam è nell’Arabia Saudita dai wahabiti. Là tutto è vietato alle donne e all’università possono seguire le lezioni solo attraverso dei video, senza possibilità di incontro con gli uomini. Tutto questo fa sì che l’Islam sia bloccato.
L’Occidente, che ormai non è più cristiano, appare come il male; per questo il 31 dicembre a Colonia gli immigrati mussulmani hanno assaltato le donne occidentali perché erano vestite secondo loro in modo provocatorio. L’Occidente deve far valere il fatto che solo la legge nazionale vale, anche fosse una cattiva legge, e se qualcuno obietta che ha altri principi che torni a casa sua.
In Egitto ad esempio molte famiglie non mandano le ragazze a scuola perché per cucinare o tenere pulita casa l’istruzione è superflua così vi sono oltre il 40% di analfabeti, nonostante vi sia l’obbligo dell’insegnamento elementare dal oltre un secolo; e questo a causa della mentalità islamica. Il problema dunque è: cosa si intende per religione? Se si intende che tutto ciò che può fare una persona deve essere deciso da Dio o da ciò che supponiamo sia Dio allora non è possibile vivere in Occidente.
D. Come si spiega il fatto che il mondo, che sostiene radicalmente la pornografia, la cultura del gender, matrimoni misti e che è il mondo che l’Islam rifiuta, in Occidente vuole e sostiene l’immigrazione islamica?
L’Occidente ha ormai snaturato la propria cultura, che era cristiana. Italia e Stai Uniti mantengono ancora un po’ la loro tradizione cristiana ma in Francia ad esempio il Natale è ormai diventato la “festa di fine anno” e la Pasqua è la “festa di primavera” ; non si tratta di una trasformazione “neutrale” ma di un anticristianesimo studiato. In questo sono d’accordo con i mussulmani ma quelli non sono né cristiani né altro ma i discendenti di quelli che hanno fatto la Rivoluzione contro la Chiesa. Un mussulmano non direbbe mai quello che loro hanno scritto contro la Chiesa nel 1700.
Purtroppo è proprio questo movimento a dare ora l’immagine dell’Occidente e capisco – ma non giustifico – l’atteggiamento dei mussulmani. Io reagisco come loro di fronte a tutte le distorsioni etiche ma non dico che ciò avviene perché sono cristiani, ma al contrario perché non hanno religione. Tocca allora a noi cristiani di ricristianizzare l’occidente e questa è la nostra missione.
La prima cosa è ridare il senso della vita che è andato perduto Se nella scuola si vogliono sopprimere le feste religiose, con la scusa di non offendere le altre religioni, bene, se ciò è la volontà dell’intera nazione, vuol dire che è ormai diventata pagana e ne prendiamo atto; ma se il 70% non necessariamente è praticante ma ha ancora un cultura e un’etica cristiana si deve seguire questa cultura.
Si può seguire l’una o l’altra ma ormai non si può dire che l’Occidente è cristiano. Semmai fu cristiano. I mussulmani non sono più praticanti di noi. In Egitto si è preso Damietta, la città considerata più islamica, e si è visto che la frequenza della moschea il venerdì è del 9%. A Roma credo che la frequenza sia del 20% e a Parigi siamo più o meno sulla stessa percentuale.
Quando i mussulmani vogliono mostrare di essere i più forti e vogliono conquistare o tacciono o seguono. Quindi l’imam di al-Azhar ovunque va in Occidente – a Berlino, a Parigi e anche dal Papa – dice che Isis non ha niente a che vedere con l’Islam ma egli è un mentitore.
Prendete la bandiera dell’Isis; è nera come quella di Maometto e porta scritto il credo mussulmano: non c’è altro dio se non Allah e Maometto è il suo profeta il quale, come è scritto nel Corano, è il sigillo dei profeti. Il penultimo profeta è Gesù e l’ultimo è Maometto e dopo di lui nessun altro può venire. Quando nasce una nuova setta i seguaci sono condannati a morte perché dopo Maometto nessun fondatore può manifestarsi.
L’Isis uccide in nome di Allah. Allah akbar – Allah è il più grande – è la formula di tutti gli attacchi guerrieri dal tempo di Maometto ad oggi. Quindi chiediamo che almeno non siano ipocriti e dicano: si, sono dei mussulmani che non hanno capito l’aspetto pacifico dell’Islam.
Voi direte adesso: esiste un aspetto pacifico dell’Islam? Ebbene si. Il Corano dice di voler bene ai cristiani e contempla la tolleranza verso ebrei e cristiani e lo fa in un passo del primo periodo di Maometto, quello della Mecca, quando il profeta non aveva nessun potere. Poi ha trascorso gli ultimi dodici anni della sua vita a Medina proprio per creare un gruppo forte. Da allora le cosiddette rivelazioni, che per noi non sono rivelazioni ma sue invenzioni, hanno carattere guerriero e sono una esortazione allo sterminio.
Nel Corano c’è il principio dell’abrogante e dell’abrogato; non necessariamente il primo periodo abroga il successivo ma gli ultimi versetti rivelati cancellano i primi versetti rivelati e la tolleranza per ebrei e cristiani è nei primi. Non c’è invece tolleranza per i miscredenti, che hanno diritto solo a diventare mussulmani o ad essere uccisi.
Tutto ciò significa che il vero Islam in ultima analisi è quello violento. Io potrei citare una cinquantina di versetti violenti e ho fatto un libretto in francese intitolato ”Violenza e non violenza nel Corano e nell’Islam” e l’ho regalato al Santo Padre assieme ad altri tre articoli. Ma lui ha altro da fare. Su questo punto però lui stesso mi ha spiegato che il suo scopo adesso è di ricucire le relazioni con gli islamici che hanno rotto tutte le relazioni senza alcuna spiegazione e con un falso pretesto.
Il Cardinale Touren ha mandato due volte il suo rappresentante e in un caso non lo hanno neppure ricevuto. Il Papa cerca di riguadagnarli al dialogo per costruire insieme e questo è lo scopo della sua visita a Il Cairo. Quando è andato là ha parlato col generale al-Sisi facendo un bellissimo discorso e ricevendo una bellissima risposta, ha parlato in modo cortese all’Università al-Azhar e ha parlato col patriarca Tawadros II e infine con i cattolici. E’ stata una visita di sedici ore molto fruttuosa e posso capire perché il Papa non dice che l’Islam è violento, anche se c’è pure una componente di ignoranza.
Noi oggettivamente dobbiamo riconoscere che nel Corano c’è una non violenza prima e una violenza dopo ed è questa che trionfa ma peggio di questo sono i commentari e le spiegazioni che si danno oggi ed è questo il nostro problema, perché da più di un secolo – grossomodo dal 1905 – c’è una regressione nell’insegnamento del Corano; dalla morte dell’ultimo grande imam della Università al-Azhar, che aveva un pensiero moderato, il cui successore aveva al contrario un pensiero duro che ha portato alla nascita dei Fratelli Mussulmani nel 1928.
Appoggiandosi ad alcuni versetti del Corano più tolleranti si potrebbe arrivare ad una pace ma ci sarebbe qualcuno che citerebbe altri versetti e la tragedia attuale è che gli imam non hanno il coraggio di rivedere la lettura del Corano ed è questo che il presidente Sisi ha chiesto nel dicembre 2014, quando di è recato alla Università Al Azhar per parlare alla presenza di oltre cento imam.
In quella occasione ha chiesto di realizzare una grande rivoluzione, ottenendo un formidabile applauso ma poi da allora niente è cambiato, malgrado tanti mussulmani chiedano una revisione della interpretazione dell’Islam. La prova che sarebbe possibile è che per tutto il periodo abbaside durato cinque secoli si è discusso di tutti questo.
Se oggi dite che il Corano non è divino vi ammazzano ma per cinque secoli sono coesistite due opinioni, l’una secondo la quale il Corano è creato (da Maometto), l’altra secondo la quale il Corano è divino. E cinque secoli non sono pochi, coincidono con il grande periodo dell’Islam che va da metà del 750 al 1250, che ha visto i grandi filosofi come Averoe, Avicenna, i grandi matematici e astronomi.
A questo punto una parentesi: tutta questa conoscenza chi l’ha introdotta nell’Islam? I cristiani arabi. Questo non si sa in Occidente. Il 90% dei medici dei califfi erano cristiani nestoriani o siriaci, tutti i filosofi erano cristiani e il più grande di tutti, morto nel 974 aveva dieci discepoli: cinque cristiani, quattro mussulmani e un ebreo ed è lui che ha formato Avicenna e altri.
I cristiani di lingua araba e che all’inizio erano tutti siriaci, avevano ereditato tutto il pensiero ellenico e della Chiesa. A partire dal VII secolo tradussero dal siriano in arabo su richiesta dei califfi mussulmani e allo stesso tempo rividero la traduzione araba del siriano confrontandola col greco per essere sicuri che fosse corretta.
Questo ha creato una civiltà capace di confrontare la fede con l’intelletto ed è questo che ha chiesto Benedetto XVI nel suo discorso di Regensgurg, per il quale gli islamici sono scesi in strada ovunque contro di lui e i cristiani. Benedetto diceva che la fede senza ragione non è valida e che fede e ragione devono andare di pari passo.
Oggi in Occidente abbiamo la ragione senza fede e in Oriente la fede senza ragione, mentre gli autentici cristiani sanno mantenere un equilibrio. Questa è la vostra vocazione: conciliare in tutto fede e ragione. Senza di questo avverrà l’invasione dell’Europa da parte degli islamici o di altre religioni. Dobbiamo avere il coraggio di ricostruire una civiltà ispirata dal Vangelo.
Dappertutto sentiamo dire che le religioni monoteiste sono fanatiche ma questo è falso. Islamismo e giudaismo interpretano alla lettera le loro scritture e quando una donna va con un altro uomo deve essere lapidata. Gesù quando incontra l’adultera china il capo scrive sulla sabbia e dice: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra» e quando tutti se ne sono andati dice alla donna: nessuno ti ha condannata? Neppure io ti condanno. Va e non peccare più. Lo scopo non è il castigo ma migliorare. E questo in tutto.
Invece la realtà del mondo arabo è che se tu mi dai uno schiaffo io te lo dò più forte e poi anche le nostre due tribù si fanno la guerra e così via. Invece la nostra missione di cristiani è insegnare che non c’è un occhio per occhio e che non c’è una legge di vendetta ma una legge di giustizia e che non si mischia politica e religione.
L’Islam non è capace di vivere in Occidente a meno non accetti la divisione dei due campi ma il Corano non lo fa. Il Corano unisce politica, economia, religione, guerra, cultura… Come un certo giudaismo o l’induismo. Il cristianesimo sotto questo aspetto è unico nella storia e non esiste un’altra visione che abbia compreso questa distinzione ed è questo che dice Papa Benedetto, il quale è un fine teologo e filosofo. Ma la sua riflessione ha provocato una rivolta nell’Islam perché è difficile capirlo.
Questa però è la vostra e la mia missione e non è contro l’Islam ma per l’essere umano e rendere l’Islam più umano. Il 30% dei mussulmani che erano nella mia scuola dei gesuiti – ma era lo stesso nelle altre scuole cristiane – pensavano all’islam, pur rimanendo praticanti, in modo del tutto diverso rispetto ai loro compagni avendo un pensiero più vicino al cristianesimo. Rimani ciò che sei, a meno che Dio ti ispiri a passare a ciò che è più bello, ma almeno accetta alcuni principi sulla base della riflessione e non sul Vangelo e sul Corano: questo è il metodo.
Ma devi essere tu a decidere se è giusto dire ad una donna che non può essere giudice in Egitto ad esempio, perché secondo un detto di Maometto la donna è lacunosa riguardo all’intelligenza e alla religione. In quanto all’intelligenza perché è emotiva ma l’emozione può essere controllata e può diventare una qualità; meglio della ragione senza sentimento. In quanto alla religione perché quando la donna ha il suo ciclo è impura: non può pregare o non può fare il digiuno di Ramadan.
Ma chi ha creato l’uomo e la donna? Dio può aver creato qualcosa di impuro? Questi sono pensieri assurdi che però si trovano in tutte le culture. La donna è una grazia di Dio. Anche nella Chiesa Copta ortodossa però la donna quando ha il ciclo resta in fondo alla chiesa e non può fare la comunione ma questo è praticato solo dai tradizionalisti. Questa pratica è assunta dall’Antico Testamento ma appunto è antico e sorpassato. Dobbiamo affermare un umanesimo basato sulla fede e sul rispetto della persona umana, qualunque sia.
Domande dal pubblico
D. Si tenta di accreditare un Islam moderato contrapposto ad un Islam fanatico. Ma il Corano è una accozzaglia di racconti che Maometto ha raccolto dalle carovane provenienti da Occidente col disegno di dare un fondamento politico, spirituale e religioso ad una sua personale visione. Tanto è vero che il Corano sembra avere una totale inconsistenza sul piano teologico.
R. Non tocca a me cristiano dire cos’è il Corano. Il mussulmano oggi pensa che il Corano è rivelato da Dio. Nei primi secoli, come ho detto, c’era un certo dibattito ma oggi è affar loro. I mussulmani sono nostri fratelli e non sono nemici, con loro viviamo insieme; in Egitto nello stesso palazzo ci sono cinque famiglie mussulmane e due cristiane. Si tratta di aiutarci mutualmente a progredire nella fede e nella ragione, parlando e discutendo.
Anche loro fanno domande sul Vangelo, sui miracoli ecc. Non penso si debba cercare di convincerli che la loro religione è falsa e la nostra è vera; la questione è: qual è il meglio per noi? Partiamo da ciò che per noi sarebbe meglio: In tal modo potremmo anche, di tanto in tanto, appoggiarci a qualche versetto coranico, biblico o evangelico.
Se prendo la citazione di San Paolo secondo cui le donne devono tacere nell’assemblea e dico che egli parla in nome di Gesù e di Dio sbaglio. Nel suo contesto, che non conosco, forse c’era una donna o due o tre che forse era meglio stessero zitte, ma io devo domandarmi oggi cosa Dio si aspetta da noi. Siamo d’accordo sull’aiutare i poveri? Allora facciamo qualcosa insieme per questo. Dobbiamo aiutare chi è ignorante? Allora facciamo le scuole e così via.
Troviamo ciò che ci accomuna, quei valori e principi umani che tutti accettiamo; poi se un cristiano vuol diventare mussulmano o viceversa è un problema suo e col suo Dio. Io troverò triste che un cristiano abbandoni il cristianesimo e un mussulmano troverà triste che un altro mussulmano abbandoni l’Islam ma con una comune riflessione ci possiamo aiutare ad adorare meglio Dio ma non il Dio delle leggi e delle regole piuttosto quello dell’amore e del bene.
D. Credo che taluni cristiani vogliano essere più laici dei laicisti dimenticando una aspetto importante: la reciprocità. Nella nostra città ad esempio c’è un acceso dibattito sulla costruzione di una moschea e sappiamo che oggi le moschee sono un avamposto dell’Islam fondamentalista. E’ giusto quindi chiedere una moratoria sulla loro costruzione, anche considerando che in Occidente abbiamo visto avanzare un Islam che è tutt’uno col terrorismo?
R. I mussulmani, come i buddisti ecc. hanno il diritto di costruire i loro luoghi di preghiera e lo stesso vale per i cristiani, ma ci sono delle condizioni; ad esempio non tocca allo Stato costruirli o finanziarli e ancor meno lo può fare uno Stato estero. In Francia purtroppo i sindaci sono incoraggiati a dare i terreni per costruirvi moschee. La seconda condizione è seguire le leggi del Paese ospite; non si deve quindi pregare per strada come avviene a Milano in viale Jenner il venerdì col blocco della circolazione.
Se i cristiani vogliono fare la processione del SS Sacramento devono chiedere il permesso al sindaco. Ma c’è un punto che è stato giustamente sollevato: ci sono degli imam e forse anche dei sacerdoti che nei loro discorsi introducono la politica. Questo è inammissibile, non solo in Italia ma anche in Egitto o altrove. Le moschee in cui vi è un imam noto per essere radicale devono essere controllate.
Siccome nell’Islam il discorso che si tiene nelle moschee è una parte importante occorre un controllo dato che esso include anche una parte politica. Là dove politica e religione sono distinte né i cristiani né i mussulmani devono mischiare le due cose. Se in occasione delle elezioni politiche un vescovo o un parroco dicessero pubblicamente chi votare credo sarebbero subito condannati.
D. Come fare a comunicare il nostro esser cristiani là dove Gesù viene fatto sparire dalle scuole o istruire i giovani se nelle nostre scuole non possiamo più portare la nostra fede?
R. Se è così come mamme e padri protestate, lavorate per non far più votare il sindaco o chi è responsabile di queste politiche. Si suppone che il Sindaco sia rappresentante della comunità e se questo è bravo in tante altre cose ma non ha il senso della comunità allora via! Che se ne vada. Per dirlo in una parola c’è bisogno di una rievangelizzazione.
L’evangelizzazione è un obbligo che ci viene dall’ultima parola di Gesù nel Vangelo di Matteo: “Andate e portate il Vangelo in tutte le nazioni” In Francia ogni tanto sono invitato da un gruppo chiamato “Gesù Messia” per far conoscere cristo ai mussulmani e gran parte dei vescovi mette i bastoni tra le ruote perché dicono che non vogliono fare proselitismo.
Per fortuna la lettera del vescovo di una città che non citerò mandata a tutti i sacerdoti non è arrivata in tempo al parroco da cui eravamo andati, pertanto quando è venuto a dire la Messa si è meravigliato dicendo che si trattava di un bel gruppo. Abbiamo così guadagnato un convertito.
Insomma, si tratta di riconvertire anche i nostri vescovi se loro sono impauriti. Non si tratta di fare della propaganda ma di vivere il Vangelo e su questo impariamo dai nostri fratelli protestanti, che sono più rigorosi di noi nell’annuncio. Noi cerchiamo il bene della società e il bene è in una visione spirituale che guida l’aspetto materiale e non viceversa.
La nostra civiltà dopo tre secoli di laicismo e paganesimo ci sta facendo diventare anche dentro la Chiesa su certe cose dei pagani. Dobbiamo riformarci e con chiunque può aiutarci: protestanti, mussulmani o copti i quali, ad esempio, quando digiunano lo fanno sul serio.
Con loro una volta ho fatto una esperienza che mi ha segnato. Ero giovane prete nell’Alto Egitto e quando un ragazzo mi venne a trovare gli offrii, come si usa fare, del tè e questi mi disse: “come? Lei oggi non digiuna?” Io caddi dalle nuvole, perché volevo fare un gesto gentile ma eravamo in Quaresima e per me, venuto dall’Occidente dopo quindici anni di formazione, il digiuno era diventato relativo.
Ricordo che ci avevano detto che il liquido non rompe il digiuno pertanto prendevamo lo yogurt stando attenti che il cucchiaino non rimanesse in piedi nel vasetto. Nella Chiesa copta invece il digiuno è completo e comprende anche l’acqua.
Quando ero ragazzo facevo la comunione ogni giorno e a mezzanotte andavo a prendere l’ultimo bicchiere di acqua perché sapevo che fino alla comunione non avrei potuto bere e in estate in Egitto è duro. Poi tutto questo l’ho perso a causa del mio passaggio in occidente e della relativizzazione di tutto, ma spero di averlo ripreso.
Qui bisogna fare uno sforzo, secondo la misura che ciascuno giudica giusta per lui, per andare il più possibile vicini al Vangelo.
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(*) Samīr Khalīl Samīr è un padre gesuita filosofo e teologo egiziano. Islamologo di fama mondiale particolarmente ascoltato da Benedetto XVI, è oggi professore presso il Pontificio istituto orientale di Roma e all’Universitè Saint Joseph di Beirut. Ha scritto sessanta libri tradotti in diverse lingue e vergato circa cinquecento articoli scientifici.