Il Timone n.161 Marzo 2017
Eutanasia, aborto, fecondazione artificiale,pedofilia. Che cosa sono se non nuove forme con le quali si pretende di disporre della persona umana? L’uomo è ridotto a cosa E’ tornata la schiavitù.
di Tommaso Scandroglio
La schiavitù «è lo stato o la condizione di un individuo sul quale si esercitano gli attributi del diritto di proprietà o taluni di essi, e lo “schiavo” è l’individuo che ha tale stato o condizione» (Nazioni Unite, Convenzione supplementare sull’abolizione della schiavitù, del commercio di schiavi e delle istituzioni e pratiche analoghe alla schiavitù, 1956).
Semplificando, potremmo affermare che il diritto di proprietà è predicabile solo sulle cose e le cose possono essere vendute, comprate, modificate, distrutte proprio perché il diritto di proprietà è un dominio assoluto sul bene, sulla cosa, Se puoi predicare un diritto di proprietà sugli esseri umani li tratti da schiavi, cioè da cose.
Ora, la filosofia classica e insieme a questa la Chiesa ci hanno insegnato che l’uomo non è solo il suo corpo ma un essere corporeo spirituale. Carne ed anima, materia e forma, dove quest’ultimo principio appunto informa la materia, la vivifica. La dignità della persona, cioè la sua intrinseca preziosità, riposa prima di tutto nella sua anima, preziosità che viene comunicata anche al corpo.
Dall’umanesimo ha preso piede invece una visione dell’uomo che sempre più ha marginalizzato la componente metafisica (al di là del dato fisico) per privilegiare l’aspetto empirico, fisico. Ma se l’uomo è solo il suo corpo, il suo valore sarà solo materiale e si rischierà di trattare la persona umana come una cosa. E se l’uomo è solo un essere materiale senz’anima ci sarà materia umana di prima qualità e materia umana di qualità scadente, un po’ come avviene per il pellame.
Da qui i criteri di qualità per decidere se un tal essere umano è solo un essere biologico oppure presenta alcune caratteristiche empiriche che lo elevano a rango di persona, cioè un essere biologico evoluto, di qualità appunto.
I criteri sono tanto vari quanto arbitrari: la cessazione della totipotenzialità delle cellule dell’embrione, la comparsa in questo della stria primitiva dell’encefalo, l’attecchimento in utero, la perfettibilità fisica, il taglio del cordone ombelicale, la capacità di svolgere funzioni elevate quali la comunicazione coi terze persone, l’autocoscienza, il porsi fini intellegibili, l’assegnare valore alle proprie e altrui azioni, etc.
A seconda di quale criterio scegliamo, ne consegue che non ottengono un punteggio minimo per vedersi riconosciuta la qualifica di persone a volte tutti i nascituri, a volte solo quelli con handicap, quelli non ancora completamente formati, oppure i neonati, le persone affette da patologie eurodegenerative, gli anziani non più lucidi, i pazienti in coma o affetti da veglia non responsiva (quella che un tempo si chiamava “stato vegetativo”) e molti altri.
Lo schiavismo 2.0
E dunque se l’uomo manca di uno o più di questi attributi non è persona, ma è cosa. È il famigerato processo di reificazione della persona umana. Ma se gli schiavi sono considerati come cose su cui è legittimo predicare un diritto di proprietà possiamo concludere che oggi la schiavitù è tornata dì moda, proprio perché vi sono esseri umani che difettando di alcuni requisiti sono qualificati meramente come beni materiali oggetto di proprietà di genitori, parenti e scienziati. Veri e propri schiavi che possono essere venduti, uccisi, usati per la ricerca.
Molti oggi sono gli ambiti dove la persona umana è trattata come uno schiavo, come un oggetto. Pensiamo all’aborto. Per rimanere all’Italia, dal 1978 ad oggi gli aborti legali – senza tener conto delle pillole abortive e delle metodiche contraccettive che possono avere anche effetti abortivi come un virus da sterminare a suon di pillole.
Le cose su cui si esercita un diritto di proprietà non solo si possono distruggere ma anche usare.
I ricercatori dell’Università di Losanna avevano scoperto tempo fa che le cicatrici su feti operati quasi scomparivano. Da qui la produzione della crema antirughe dei laboratori Neocutis ottenuta dalla pelle dei feti abortiti. Questi vengono usati anche per la commercializzazione di alcuni vaccini.
Uno schiavo può essere ucciso, usato ma anche venduto. È noto lo scandalo che ha coinvolto la Planned Parenthood, forse la più grande organizzazione al mondo dedita all’aborto di massa. Vendevano cervello, muscoli, polmoni, fegato di feti adulti guadagnando dai 30 ai 100 dollari per ogni organo. Finché alla presidenza c’era Barack Obama, la Planned Parenthood incassava dal governo americano 1,3 miliardi di dollari. Ora Donald Trump ha chiuso i rubinetti.
Un prodotto difettoso
Passiamo alla fecondazione artificiale. Qui raggiungiamo un particolare grado di cosificazione della persona. La tecnica infatti proviene dalla zootecnia e l’uomo viene concepito, rectius, prodotto in vitro, crioconservato, esposto a rischio di morte elevata e, se nasce (siamo intorno al 7% di possibilità), i pericoli per la sua salute saranno molto seri. Il bambino schiavo con la diagnosi pre-impianto viene selezionato, cioè scartato, se il prodotto è difettoso, come se fosse un pomodoro guasto.
Il processo ricorda quello industriale ed infatti non possiamo più parlare di bambini che crescono nelle pance delle mamme, bensì di prodotti del concepimento. Con l’eterologa inoltre si svilisce ancor di più la sua dignità, perché lo si rende volutamente orfano dalla nascita almeno di un genitore biologico, ledendolo nel suo diritto nativo a crescere con i propri genitori naturali.
Anche in questo caso la persona viene usata per fini sperimentali, letteralmente come se fosse una cavia da laboratorio.
Infatti, le tecniche di fecondazione artificiale sono alla base delle ricerche su clonazione, creazione di embrioni cibridi generazione di bambini con tre o un solo genitore biologico, fecondazione post-mortem (il bambino nasce quando ad esempio il padre è morto da anni o da decenni.
Anche nella fecondazione artificiale si fa commercio di esseri umani, come se fosse la nuova tratta degli schiavi, perché per avere un bambino in braccio bisogna pagare e non poco. Il neoschiavismo si accentua con la pratica della maternità surrogata.
Come è noto, la tecnica prevede che la gestazione sia portata avanti da una donna che non crescerà il bambino. Questa donna può anche mettere a disposizione l’ovocita. Il bambino così potrà avere sino a tre “mamme”: quella che ha fornito l’ovocita, quella che ha portato avanti la gravidanza e quella che lo crescerà.
Questa pratica nasce dalle tecniche di fecondazione artificiale e quindi si possono ripetere qui le stesse riserve prima evidenziate, soprattutto quelle che si riferiscono all’eterologa. Ma altre se ne aggiungono. È la stessa donna a venire ridotta ad incubatrice di carne a pagamento e il bambino a prodotto da comprare.
Il vulnus alla dignità di quest’ultimo viene inferto non solo quando si paga la donna perché si assuma l’onere delle gravidanza, ma anche quando – per mera ipotesi dì scuola – si affitta l’utero gratuitamente. Infatti, anche in questo caso il bimbo è comunque alienato seppur in forma gratuita: non affitto d’utero ma comunque comodato d’uso, non compravendita ma gesto di liberalità.
Tìzio può donare la propria vita in senso metaforico – come gesto oblativo – ma non ci può essere donazione della propria persona in senso materiale – è questo che avviene nella maternità surrogata – perché ciò presupporrebbe un diritto di proprietà su se stessi. Peggio ancora quando sì vuole “donare” una terza persona. Ma il diritto di proprietà è predicabile solo sulle cose, non sulla propria vita o corpo.
Appagare i desideri
Con aborto, fecondazione artificiale e utero in affitto il bambino è schiavo anche perché servo, cioè serve, è utile ai miei scopi. Perde la qualifica di soggetto per diventare oggetto: dei miei desideri di diventare madre e padre con la fecondazione in vitro o di non diventarli con l’aborto e la contraccezione.
Pensiamo alla pedofilia: tale devianza nasce dal portare all’estremo l’idea che il bimbo è oggetto di mia soddisfazione, di un mio desiderio, in questo caso non di carattere genitoriale, come accade nella fecondazione in vitro, ma sessuale.
Oppure poniamo mente a quei genitori che non crescono un bambino, ma un bambolotto: rimane oggetto solo di loro gratificazione, di loro realizzazione, di completamento e arredo della propria vita. Il figlio deve essere desiderato per sé stesso, non in funzione di se stessi. Chiamaisi gratuità.
Tale reificazione del bambino diviene assai evidente nei casi cosiddetti di omogenitorialità: la coppia omosessuale, tramite fecondazione eterologa, utero in affitto o adozione, pretende un figlio per propria soddisfazione personale, dimentichi che il vero interesse del minore esigerebbe l’inserimento di questi in un nucleo familiare composto da mamma e papà.
Infine chiudiamo con l’eutanasia. In Belgio anche i bambini possono essere uccisi legalmente. In Olanda i ministri della Salute e della Giustizia hanno scritto una lettera al Parlamento in cui si annuncia la proposta di un disegno di legge che potrebbe vedere la luce nel 2017 e che permetterebbe anche agli anziani – seppur non malati terminali né affetti da dolori insopportabili, né disabili – di accedere all’eutanasia se riterranno che la loro vita non abbia più valore.
Nel 2015, nei Paesi Bassi sono morte 5.516 persone per eutanasia, il 3,9% di tutti i decessi, Sul Journal of Medical Ethics del marzo 2016, il dott. Jan Bollen, membro del V Dipartimento di terapia intensiva del Maastricht University Medical Center (Olanda), ha proposto che chi vuole ricevere l’eutanasia muoia, non a casa o sul letto d’ospedale, bensì sul tavolo operatorio, così da espiantare gli organi a fresco per i trapianti. Tale pratica viene pelosamente definita “eutanasia altruistica”. Uomo come il maiale: non si butta via niente.
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QUANTO MI COSTI Il Piano nazionale per la fertilità varato dal Ministero detta Salute ci informa che “il calcolo dei costo per bambino nato […] risulta essere di Euro 12234 sotto i 35 anni [delia donna], Euro 15106 fra i 35 e i 38 ed Euro 32916 tra i 39 e i 42 anni” (anno 2015). Per l’eterologa il listino prezzi umano si fa ancor più caro.