inFormazione cattolica 13 Maggio 2020
di Giuseppe Brienza
Una delle devozioni più radicate fra i cristiani è la recita del Rosario della Vergine Maria. Per cinque secoli la Chiesa ci ha insegnato a contemplare i 15 misteri per fissare nella nostra mente e immaginazione, con la gioia, il dolore e la gloria della Madonna, l’esempio del Signore, nei suoi trent’anni di vita nascosta e nei suoi tre anni di predicazione, nella sua Passione e morte e nella sua gloriosa Risurrezione.
Al fine di abbracciare gli eventi della vita pubblica del Salvatore, dal battesimo alla Passione (l’Ultima Cena), Papa Giovanni Paolo II ha aggiunto nel 2002, con la lettera apostolica Rosario Virginis Mariae, i 5 misteri della luce, rendendo così più completo quel «compendio di tutto il Vangelo» che è il santo Rosario secondo la nota definizione di San Paolo VI.
Di recente Papa Francesco ci ha incoraggiato a vivere la devozione mariana nelle particolari condizioni di questo mese di maggio che, ancora oggi, ci trova ancora nelle nostre case, con scarse capacità di movimento. Tale situazione, secondo il Santo Padre, ci può aiutare a vivere le consuetudini della pietà mariana più in famiglia.
Anche se, forse, data la situazione, non potremo visitare fisicamente i santuari, le cappelle, ecc., sarà sempre possibile visitare questi luoghi con i mezzi digitali che la tecnologia mette a nostra disposizione, invitando anche qualche amico o conoscenti. In particolare, offrendo alla Madre di Dio questi “pellegrinaggi virtuali”, possiamo tenere presenti le intenzioni che Papa Francesco ci ha trasmesso nella sua lettera «a tutti i fedeli per il mese di maggio» (25 aprile 2020).
In questo breve ma sempre efficace documento (soprattutto laddove svela il “segreto” per vivere in pienezza la preghiera, «la semplicità»), il Pontefice ci invita a riscoprire il Rosario in casa, a continuare a chiedere a Dio la fine della pandemia e alla Madonna l’intercessione nell’apostolato che, anche in questo delicato periodo, siamo tutti chiamati a fare anzitutto nei confronti dei nostri familiari e parenti.
Fra le tante “romerie digitali” del mese di maggio, da romano fornisco un mio consiglio personale. Trattando in particolare in questo articolo del ruolo di Maria SS. nell’apostolato e nella conversione delle persone, suggerisco un pellegrinaggio (per ora virtuale) nella Basilica di Sant’Andrea delle fratte. In questa maestosa chiesa del centro storico di Roma (si erge lungo l’omonima via di Sant’Andrea delle Fratte, nel rione Colonna), è stato infatti convertito dalla Vergine Maria in maniera fulminea l’avvocato Alfonso Ratisbonne, allora giovane ebreo originario di Strasburgo che faceva parte di una famiglia di banchieri fra le più influenti dell’Europa del XIX secolo.
Leggiamo nel sito della Basilica come, nel 1842, all’interno di questo bellissimo tempio che, dopo il miracoloso evento, è stato ribattezzato Santuario della Madonna del miracolo,«Tutto avvenne in poco tempo, tre minuti circa. La Madre di Dio era rimasta in silenzio e con un gesto della mano aveva invitato il giovane a inginocchiarsi». D’allora cambiò tutto per Alfonso e, fra le tante preghiere da rivolgere alla Vergine per suscitare la conversione o la vocazione, è stata composta ed è diffusa dai Frati minimi francescani che tengono la Basilica una splendida Novena, il cui testo del 1° giorno riprendiamo nell’immagine pubblicata sotto.
Ma ritornando all’oggi, come vivere quotidianamente la nostra devozione ed affetto a Maria Santissima? Anzitutto continuando a considerare, come hanno sempre fatto i santi, il Rosario un’arma potente, in primo luogo nell’apostolato.
Per ricordarci nei vari momenti della giornata di questo nostro diritto/dovere, possiamo per esempio tenere con noi quest’arma, avvertendo ogni tanto anche “fisicamente” la presenza di Maria nello svolgimento dei nostri più svariati compiti ordinari.
Lo faceva per esempio un gigante come San Pio da Pietrelcina che, un giorno, riportano le cronache di San Giovanni Rotondo, si rivolse assertivo al frate che lo assisteva: «Prendimi l’arma nella tasca dell’abito!». Al che il giovane cappuccino che lo seguiva rispose al Santo stimmatizzato: «Non c’è nessuna arma», sentendosi così rimbeccare da Padre Pio che, dal letto, indicava il Rosario: «E quello cos’è? Non è forse l’arma?».
Gli faceva eco negli stessi anni san Josemaría Escrivá (1902-1975), sacerdote spagnolo canonizzato da Giovanni Paolo II nel 2002, che nel suo capolavoro Cammino (uscì per la prima volta nel 1934 col titolo Considerazioni spirituali), scriveva: «Il Santo Rosario è un’arma potente. Impiegala con fiducia e ti meraviglierai del risultato» (Cammino, n. 558).
Nell’altra grande opera, questa scritta di getto dal fondatore dell’Opus Dei nel 1931 durante il ringraziamento dopo la S. Messa, leggiamo lo stretto legame fra devozione mariana e sequela Christi: «Ama la Croce. Quando l’amerai davvero, la tua Croce sarà una Croce senza Croce. E certamente, come Lui, incontrerai Maria sul tuo cammino» (Il Santo Rosario, commento al quinto mistero doloroso: Gesù con la Croce sulle spalle).
Il Rosario, in definitiva, lungi dall’essere un «tranquillizzante devozionale» (mons. Giampaolo Crepaldi), può ridiventare per molti di noi un’arma potente per far fronte in questa crisi alle necessità e bisogni, altrui e personali, relativi alla vita spirituale, al lavoro, alla famiglia, alle più varie intenzioni.
È contemporaneamente un canto di lode a Dio per chi lo recita, perché sappiamo che la sua origine storica (Irlanda del IX secolo) è appunto legata alla preghiera dei monaci con i 150 Salmi dell’Antico Testamento imparati a memoria. La trama delle 200 Ave Maria che compongono le attuali quattro “poste” del santo Rosario costituisce un insieme di riconoscimenti e ringraziamenti a Dio che passano metodicamente per la nostra mente e per il nostro cuore.
Nel tempo stesso scandagliando i misteri dell’esistenza e della vita di Maria SS., che sono anche i misteri fondamentali della fede. Anche nell’impegno quotidiano diretto alla testimonianza cristiana e nell’aiuto ai nostri familiari e amici a conoscere sempre meglio Gesù, possiamo chiedere con insistenza alla Madonna la conversione delle persone, spiegando loro la vita del Messia attraverso la vita di Maria.
L’ultima nota a chi obietta che pregare con le quattro Corone di Maria sarebbe cosa ripetitiva e noiosa. Sì, bisogna chiedere naturalmente la grazia di non cadere in questa tentazione e in questo errore ma, ci assicurano anche in questo i santi: l’anima non si stanca di ripetere sempre le stesse preghiere, semplicemente perché non si stancano gli innamorati di dichiararsi e parlare del loro amore.
Del resto se è ripetitivo il Rosario sarebbe ripetitiva la vita di ciascuno di noi, anzitutto nelle stagioni, negli anni, nei mesi e nei giorni. Eppure è esperienza comune che spesso non vediamo l’ora che arrivi la primavera o l’estate, che sappiamo apprezzare nelle loro specificità e ricchezze.
Oppure quante volte aspettiamo il sabato o la Domenica o quel giorno X etc. che ci rendono pieni di speranze e attese i mesi, gli anni che passano? Credo poi che gli Angeli ed i santi del Cielo abbiano molto da insegnarci anche per la vita in questa valle di lacrime e, al cospetto di Dio, non cantano “ripetutamente” l’Alleluia o il Santo, Santo, Santo?