Angelo Bonaguro
Che il regime comunista cecoslovacco avesse delle smagliature si sapeva: a volte erano capitati casi clamorosi come gli auguri a Václav Havel pubblicati sul «Rudé právo» con tanto di foto dell’allora dissidente («smagliatura» provocata da quei burloni dei suoi amici…). Ma l’episodio avvenuto negli anni ’50 e riportato alla luce recentemente dalla tv ceca è degno di un racconto di Čapek: potremmo intitolarlo Il segreto della moneta da una corona.
I personaggi principali sono tre: la giovane Bedřiška Synková, sua madre, e la scultrice Marie Uchitylová. Il primo capitolo ci porta nel 1953, sul finire dell’epoca staliniana. Un giorno la polizia bussa alla porta dei Synek e arresta Bedřiška, allora diciannovenne. La giovane è uno dei capi di un gruppo scout, movimento da poco vietato dal regime. Il loro gruppetto era riuscito ancora a organizzare dei campi estivi e a diffondere una specie di bollettino «nell’attesa – ricorda oggi Bedřiška ottantenne – che il comunismo cadesse. Non facevamo del male a nessuno, ma non capivamo perché dovessimo rispettare il divieto impostoci dallo stato».
Bedřiška si immagina che dopo l’interrogatorio l’avrebbero ricondotta a casa, e invece sarà accusata di alto tradimento e condannata a 10 anni di carcere.
Secondo capitolo. Nello stesso anno il governo vara una sciagurata riforma monetaria che porta molti soldi nelle casse statali ma provoca tensioni e forte malcontento nella popolazione. Qualche anno dopo, sull’onda del «disgelo» sovietico, anche il comunismo cecoslovacco vuol rifarsi una verginità, e allenta la morsa. In ambito economico, si decide di indire un concorso pubblico per il restyling della moneta da 1 corona.
Fra gli artisti che tentano la sorte c’è Marie Uchitylová, una scultrice che insegna educazione artistica nella scuola dove lavora come segretaria la madre di Bedřiška. La Uchitylová sarebbe poi diventata famosa per aver realizzato l’impressionante gruppo scultoreo dedicato ai bimbi uccisi dai nazisti a Lidice. Le due donne si conoscono, la signora Synková le parla spesso della figlia che intanto langue in carcere. «Marie era così arrabbiata per quanto ci era accaduto… Un giorno disse a mia madre, soppesando le parole: “Portami una sua foto, la userò per il bozzetto della moneta. Ma nessuno lo deve sapere”».
Le consegna la foto, e Marie ritrae Bedřiška di profilo (volutamente rivolta verso Occidente e non verso l’URSS!), china nel gesto di piantare un tiglio, l’albero tradizionale ceco. Il bozzetto finisce tra le centinaia di altre proposte presentate alla commissione, che sceglie quella con la stilizzazione di un operaio metalmeccanico. L’ultima parola però ce l’ha il ministro delle finanze, che preferisce il disegno di Marie. Se l’avessero scoperta, sarebbe finita anche lei in galera e avrebbero buttato la chiave.
È fatta: parte la campagna mediatica che presenta al popolo lavoratore la nuova moneta, una specie di simbolo come il primo dollaro di Zio Paperone. Il ritratto di una sconosciuta scout ventenne, incarcerata sulla base di accuse assurde, inizia a circolare nelle tasche di milioni di «liberi» cittadini cecoslovacchi e sarà anche nel logo della Cassa di risparmio statale.
Nel terzo capitolo tocchiamo un meraviglioso apice surreale. Ancora sull’onda del «disgelo», la madre di Bedřiška si rivolge direttamente al Comitato centrale del Partito a Praga, presentando la richiesta per il rilascio della figlia (senza accennare alla storia della moneta). Il primo funzionario anonimo a cui si rivolge non vuole avere guai, è un periodo strano in cui tutti temono di essere silurati. «Bene – esclama la madre con un tono che suona come una minaccia, – allora mi rivolgerò al suo collega del piano di sopra». La richiesta vola di piano in piano e atterra sulla scrivania del presidente della repubblica che la firma senza farci caso: siamo pur sempre tra compagni, al Comitato centrale!
«Ciò che ci ha aiutato – racconta Bedřiška – è che i funzionari non si fidavano gli uni degli altri, era un periodo in cui avevano paura di fare un passo falso e non sapevano se chi aveva presentato la richiesta fosse qualcuno di importante». Così Bedriska viene rilasciata dopo 5 anni di carcere. Nel ’67, con l’arrivo della Primavera, eccola di nuovo a capo di un gruppetto di scout; poi si sposa ma dopo l’invasione sovietica si trasferisce con la famiglia in Svizzera, dove è una dei responsabili dell’Associazione mondiale degli ex-detenuti politici e pubblica un bollettino sul tema.
Intanto la moneta da 1 corona con il suo ritratto resta in circolazione per 36 anni fino alla divisione della Cecoslovacchia nel 1993. La scultrice invece non vedrà mai la libertà perché muore alla vigilia della rivoluzione dell’89.