I RIBELLI SECONDO PASOLINI: i figli del potere
Intervista sul ’68
D. Vorrei avere il suo parere su questa generazione di giovani contestatori, e conoscere le ragioni di certe sue reticenze nei loro confronti.
R. Penso che la principale caratteristica di questi giovani contestatori è di essere «sottosviluppati» sul piano culturale… Di qui a fare della propria ignoranza una specie di ideologia, il passo è breve: la mitizzazione del «pragma» (organizzativo) che ne deriva, è poi l’atteggiamento richiesto… dal neocapitalismo: un buon tecnico deve ignorare il passato; deve amare soltanto il «fare». Distruggendo la propria cultura, la massa informe dei contestatori distrugge la cultura della società borghese: ed è quello che la società borghese oggi vuole. (…) Suppongo che l’abbandono di certi centri di interesse culturali, quali li concepisco personalmente, sia dovuto al fatto che l’attuale cultura, agli occhi dei giovani, ha raggiunto l’ultimo grado di saturazione.
(Pasolini, Il sogno del Centauro (a cura di Jean Duflot), Editori Riuniti, Roma.)
Pier Paolo Pasolini compose una poesia divenuta famosa. Era rivolta agli studenti che avevano innescato i disordini di Valle Giulia, e diceva:
Adesso i giornalisti di tutto il mondo
Avete facce di figli di papà.
Buona razza non mente.
Siete pavidi, incerti, disperati