L’Espresso 4 marzo 2018
Nella sua opera postuma lo studioso dimostra che le proibizioni imposte dalla Chiesa erano già nel mondo pagano
di Bernardo Valli
Il libro è restato trentasei anni tra gli inediti di Gallimard con il rischio di non essere mai pubblicato. Michel Foucault ne aveva proibito un’apparizione postuma nel 1982, quando sapeva che l’Aids stava per ucciderlo, come accadde puntualmente nel 1984. Per fortuna la volontà del filosofo non è stata rispettata e dopo la lunga, comprensibile, rispettosa esitazione le quattrocento pagine di “Les aveux de la chair” (splendido titolo originale, “Le confessioni della carne”), sono uscite come quarto volume della “Storia della sessualità”, che era rimasta incompiuta. La comparsa del saggio, una ricerca erudita e appassionante, è uno degli avvenimenti editoriali di rilievo, il più importante, di questo inizio d’anno.
Avviene mentre è in corso un dibattito che abbraccia, non tanto di riflesso, temi come il desiderio, il consenso, la diversità dei sessi. Foucault scava nei millenni, arriva ai primi secoli del cristianesimo attraverso il filtro della sessualità, offrendoci uno sguardo sul passato remoto che ci sembra di straordinario interesse attuale. Sant’Agostino definiva il rapporto sessuale (è vero “in paradiso”) come «un atto da cui è esclusa la libidine almeno per quello che essa comporta di forza costrittiva». Un principio applicabile anche sulla terra.
Come un esploratore che si addentra in terre non ignote, ma semiconosciute, Foucault supera, chiarisce anzitutto un malinteso che ha indotto a lungo in errore. Si sono aggiudicate alla dottrina cristiana le colpe e le proibizioni che pesano sulla sensualità. Stando a un’ antica convinzione non sono pochi a pensare che le dovremmo imputare la responsabilità della tristezza che affligge la nostra carne.
Foucault lo smentisce. Ricorda anzitutto che i grandi principi di austerità sessuale, come lo scopo procreatore esclusivo dell’atto sessuale, l’obbligo di fedeltà nel matrimonio, la condanna degli amori e pratiche omosessuali, erano già stati formulati dai filosofi pagani. Sono poi rimasti straordinariamente validi attraverso i secoli. Il cristianesimo ha avuto un ruolo innovatore, ma non ha appesantito le proibizioni. Ha inventato, dice Frédéric Gros, filosofo e curatore del libro di Foucault, senza intensificare la censura e aumentare la nostra colpevolezza sensuale.
“Le confessioni della carne” è la prima opera in cui Foucault si dedica interamente alla dottrina, per quanto riguarda la lussuria, la verginità, il matrimonio, la penitenza, il battesimo, cosi come l’hanno espressa i Padri cristiani dei primi secoli.
Il filosofo del Ventesimo secolo si addentra nei monasteri di quell’epoca dove scopre una continuità tra i principi antichi e quelli cristiani. Una continuità che smentisce appunto la convinzione che il cristianesimo abbia interrotto una morale di tolleranza dominante nel mondo pagano.
Foucault riscontra tuttavia qualche diversità: «I moralisti pagani anche quando accettavano i rapporti sessuali soltanto nel matrimonio e al fine di procreare, analizzavano separatamente l’economia dei piaceri necessari al saggio e le regole di prudenza e di convenienza proprie alle relazioni matrimoniali». La sessualità degli sposi diventa un oggetto di riflessione che l’individuo distingue dalla pratica dei piaceri. Questo continuerà a contare nelle società occidentali.
Foucault dimostra, al contrario di quello che molti pensano e sostengono, che il cristianesimo non ha tentato di ridurre o di annullare l’importanza della sessualità. Ad essa ha riservato un posto centrale, decisivo.
Da Tertulliano a Sant’Agostino, da Giovanni Cassiano a San Giovanni Crisostomo, i primi Padri cristiani creano, è vero, un altro rapporto tra la sensualità e il peccato, il desiderio, la parola, la verità. Secondo una tesi di Sant’Agostino, evocata da Foucault, nell’atto sessuale c’è una parte involontaria, incontrollabile: l’eccitazione iniziale e il momento del coito sono insurrezioni contro se stessi e anche un richiamo alla rivolta contro Dio dopo la Caduta