La Verità mercoledì 22 Maggio 2024
Nel «Taccuino», Florenskij previde l’antiumanesimo travestito da ideale giusto. Una grande seduzione che cela l’oppressione
di Francesco Borgonovo
Erano i primi anni del Novecento, eppure Pavel Florenskij aveva già capito tutto, con la lucidità del genio e lo sguardo lungo dei profeti. E fu proprio per queste sue capacità quasi sovrumane che le autorità lo perseguitarono nel1906 veniva condannato a mesi di carcere per aver protestato contro una condanna a morte.
Matematico, filosofo e teologo ortodosso dei più fini, sotto il tallone sovietico non poteva certo avere sorte migliore. Nel 1933 lo arrestarono e lo condannarono a dieci anni di gulag nelle Solovki. Non fece in tempo a scontarli: lo fucilarono nel 1937. La sua colpa fu, appunto, quella di aver tutto visto, tutto compreso. Di aver intuito la natura perversa della modernità, l’identico maleficio che avvince Oriente e Occidente, comunismo e capitalismo. Tale intuizione esplode con potenza nel Taccuino (1904- 1905) che Edb pubblica per la prima volta in italiano a cura di Lucio Coco.
Nel 1905, in poche righe, coglieva la perversione di quello che sarebbe divenuto in seguito il socialismo reale. «Il sigillo, il marchio della Bestia (cf. Ap 16,2) è il segno dell’appartenenza allo Stato socialdemocratico», scriveva. «La Grande prostituta (Ap 17,1) sono gli Stati socialdemocratici. Tutti i popoli hanno goduto della sua immoralità… I socialdemocratici non sono uno scherzo, una folata di vento. Essi fanno paura, sono dei fanatici. Il loro sguardo è plumbeo. Niente Dio, tranne Marx e il suo profeta Engels . In essi c’è tutto, e la religione, e l’arte, e la scienza, e tutto in un modo apparentemente migliore. Noi saremo poveri di tutto e come nei primi secoli saremo disprezzati. Vedi per il materiale Lunačarskij. […] Diventa spaventoso. La menzogna che assume la fisionomia della coerenza e della pienezza. Collegamento con l’Anticristo, apparentemente buono: (è solo una persona con una peccatrice, apparentemente universale…)».
Ecco il punto di più straordinaria attualità. La verità che diviene menzogna, il Male che si presenta con gli stendardi del Bene. Tale immensa bugia era, per Florenskij, il clamoroso inganno dell’Anticristo. «Io non intendo e considero l’Anticristo come un mostro, l’Anticristo crudele e maligno, l’Anticristo, per così dire, con la coda e le corna», scriveva.
«Per sedurre egli deve essere un degno avversario di Cristo, di modo che le loro forze per un osservatore esterno sembrino quasi (se non del tutto) equivalenti; diversamente, la lotta non sarebbe tragica, diversamente l’Anticristo non attirerebbe molti, [non attirerebbe] nessuno tranne gli amanti del male in quanto tale. Quindi deve essere splendido, come Dioniso, virtuoso, perfetto, come Cristo, egli deve essere quasi Cristo, un finto Cristo, uno che interpreta la parte di Cristo».
«Ma se Cristo (per la sua umana natura) è assolutamente santo, allora l’Anticristo deve avere un’apparente santità, un ammaestramento, un addestramento alla santità; l’Anticristo, quindi, è il migliore degli uomini. Proprio questo, unitamente all’arroganza, lo spinge anche a diventare l’Anticristo, dal più grande (cristiano) discepolo di Cristo, a trasformarsi, da vaso d’elezione di Dio, in un vaso che viene rigettato, in un vaso di grande ira».
«Perché se non sono lui. Perché io, che ho le stesse virtù che ha anche Cristo, non sono Cristo. Dopo questi pensieri la sua testa comincerà ad appannarsi e, incolpando Dio o gli uomini di ingiustizia, egli vorrà fare di se stesso Cristo. Ed egli arriverà a ciò in tutto, a esclusione di quel “tantino”, e quanto più diventerà simile a Cristo, tanto più si convincerà della possibilità di diventare Cristo. Ma fino alla fine egli non vorrà o non potrà capire che tutto sta in quel “tantino”, che rende propriamente Cristo Cristo e non un semplice uomo buono o anche migliore. E poiché fino alla fine non vorrà piegare con umiltà le ginocchia davanti al Dio-uomo, senza desiderare di capire che una cosa è il Dio-uomo e un’altra l’Uomo dio » .
Non c’è forse, qui, tutto il nostro presente? Cioè il tempo di una rivoluzione antiumana che, però, si presenta come movimento buono e giusto. Una forza che in nome di un bene superiore umilia, emargina o perseguita i cristiani (e non solo). Una grande seduzione che promette di fare dell’uomo un dio, a patto che rinneghi il Dio uomo.
La sovversione non è detto che si presenti necessariamente come brutale dittatura. Anzi, è più efficace nel momento in cui affascina, incanta. «Il giogo leggero è la caratteristica del futuro ordinamento sociale», dice Florenskij già nel 1905. «Ogni società, prendendo gentilmente sotto braccio, obbliga con ferma e ferrea necessità ogni individuo ad andare per un alveo comune, a fare ciò che è utile per tutti, per la società. Nessun brusco movimento, nessuna parola scortese, ma dietro questa squisitamente gattesca morbidezza si celano artigli felini. La zampa vellutata della “civilizzazione” graffia tanto violentemente le gambe dell’uomo “civilizzato”, quanto la palla dei cannoni Krupp vola più lontano della fionda del selvaggio».
Eccoci di nuovo nel presente: è dietro la pulizia del linguaggio, sotto la coltre di gentilezza morbida (e morbosa) che si nasconde la nuova oppressione. Non per nulla Florenskij molto scrisse a proposito del «valore magico della parola».
A suo dire, «attraverso la parola la vita viene trasformata e assimilata allo spirito. O ancora: la parola è magica ed è mistica. Considerare l’aspetto magico della parola significa comprendere come e perché noi possiamo agire nel mondo tramite la parola. Indagare come e perché la parola sia mistica». È esattamente questa potenza super umana della parola a essere sfruttata oggi da chi pretende di modificare la realtà e la stessa natura umana. Attraverso le parole si sostituisce la menzogna alla realtà, con formule magiche si diffonde l’oppressione spacciata per bene.
Per Florenskij, qui sta la radicale differenza di Cristo, il quale pronuncia soltanto parole di verità. «Quello che colpisce in Cristo non sono i miracoli e neanche la vita santa, quanto il fatto che egli non si sia mai sbagliato», scrive nel suo taccuino.
«Neppure una sua parola è diventata “obsoleta” rispetto ai successi della scienza, benché molto non sia comprensibile alla luce della scienza. Tutto ciò che egli dice rimane incondizionatamente valido anche adesso, ma la cosa importante non è tanto questo, quanto il fatto che nelle sue parole non c’è grano e crusca, ma è solo grano, come si esprime Oscar Wilde. Passi per un giardino, piantato di gigli.
La storia e il tempo mettono a nudo chiunque, ma non Cristo. Egli è sopra il tempo e oltre la storia». Nelle parole di Cristo, poi, non c’è imposizione: «Egli non si imponeva con la sua saggezza, una saggezza divina. Non diceva: fai così e così, ma parlava al condizionale».
Al contrario, i buoni di oggi impongono e decretano, e non lasciano spazi di libertà. E davvero non c’è bisogno di essere cristiani o religiosi per rendersene conto. Dei malefici odierni siamo tutti vittime, a prescindere dalla fede. Il compito più difficile consiste nel riappropriarsi delle parole, a partire dalle più semplici. A partire dal «no» che manifesta il rifiuto della grande seduzione.
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