Vita Nuova settimanale cattolico di Trieste 4 marzo 2016
Nel 1927 Julien Benda dava alle stampe un grido di dolore che era un atto d’accusa rivolto agli intellettuali europei. Quel mare oscuro di irrazionali moti e demoniache forze che parve sommergere il mondo nel ‘900 non è ora né meno oscuro né meno diabolico. Ma gli intellettuali tacciono ancora.
Nel 1927 Julien Benda dava alle stampe un grido di dolore che era un atto d’accusa rivolto agli intellettuali europei (francesi in particolare), con ricercato anacronismo chiamati chierici, rei di miopia e di pusillanimità, di accidia e di cecità, di faziosità ideologica e di ristrettezza mentale incapaci di cogliere la tragicità del momento e dunque oggettivamente traditori, traditori rispetto il proprio dovere di ceto, di custodi della civiltà.
Benda vedeva il montare cupo del totalitarismo, il suicidarsi della civiltà europea nella follia delle ideologie. È ben vero che l’idea di intellettuale che afferma è discutibile, come ideologica essa stessa l’identità che suppone tra civiltà e liberal-democrazia, nel secondo dopoguerra poi Benda finì, lui stesso, per farsi organico al Partito Comunista Francese ovvero strumento della follia totalitaria, ma il suo “La trahison des clercs” resta una pagina della letteratura e della coscienza occidentale. Ci ricorda il peso storico delle idee e la responsabilità morale di chi è chiamato ad insegnare, di chi esercita il ministero della parola.
Quel mare oscuro di irrazionali moti e demoniache forze che parve sommergere il mondo nel ‘900 non è ora né meno oscuro né meno diabolico, anzi il processo rivoluzionario si è fatto ancor più radicale insinuandosi sin nel midollo dell’identità umana, la rivoluzione si è fatta rivoluzione antropologica dove ad essere negata è la natura umana stessa nella sua oggettività. E questo nuovo pervasivo totalitarismo “dolce” non si oppone, come le grandi ideologie novecentesche, alla liberal-democrazia, anzi proprio nella e con la liberal-democrazia si afferma, è un totalitarismo liberal!
Ora più che allora dove sono le sentinelle, dove i custodi della civiltà? Dove sono i “chierici”? Perché non ne sentiamo potente la voce? E qui la domanda e la risposta si fanno dolorosamente impertinenti dovendo leggere la parola “chierici” con e senza le virgolette, perché il tradimento oggi non è, ahinoi, solo degli intellettuali ma anche di chi chierico lo è veramente per sacro ministero.
È in atto una rivoluzione senza precedenti per radicalità e portata eversiva, un’azione finalizzata a riprogettare l’umano, a decostruire e reinventare la sessualità, la genitorialità, l’identità stessa dell’uomo. Rivoluzione che tocca i pilastri della società, ad es. ridefinendo la famiglia, che nega i limiti universali posti da ogni civiltà, ad es. legittimando l’incesto, che corrode il fondamento stesso della dignità ontologica dell’uomo, ad es. equiparando la specie umana alle altre specie animali. Un caleidoscopio di istanze dissolutrici che via via viene traducendosi non solo in costume ma pure in legislazione e giurisprudenza, dove il costume deviante esercita pressione per vedersi riconosciuto dalla norma e la norma a sua volta genera costume in un circolo dissolutore auto-alimentantesi.
Ebbene dove sono i chierici, dove i Pastori? Fatte salve le coraggiose eccezioni, è come non vi fosse nel clero la coscienza dell’abisso evocato, come non si vedesse la potenza corrosiva degli acidi ideologici immessi nelle vene della civiltà europea. Altrimenti, se tale consapevolezza vi fosse, ogni parrocchia, ogni diocesi, ogni movimento ecclesiale, ogni sezione dell’AC, ogni gruppo scout dovrebbe essere un luogo di contro-cultura, ogni prete una sentinella, ogni cattolico un resistente. Ma non è così, dobbiamo avere il coraggio di dircelo. Anzi molto spesso quell’ideologia che nutre la rivoluzione antropologica in atto è accolta prima e veicolata poi dallo stesso mondo “cattolico”.
Ricordiamoci, ad esempio, che ben prima che la senatrice Cirinnà presentasse il suo ddl, lo spirito che anima simile folle disegno di legge aveva trovato casa nella Carta del coraggio solennemente promulgata dagli scout cattolici italiani dell’AGESCI. È un semplice esempio ma dice un clima culturale.
Il tradimento degli Alfano o dei Casini di turno è ben poca cosa e assai prevedibile. Se Andreotti, e dico Andreotti che confrontato ad un Alfano pare un gigante innanzi a un nano, firmò la legge che istituiva l’omicidio di Stato, la mortifera 194, pur di salvare il governo, e con lui la firmarono fior fior di democristiani, dal Presidente della Repubblica in giù, cosa aspettarci dal povero Angelino? Un gesto di coraggio, un guizzo di dignità, un atto di fedeltà ai principi non negoziabili?
Sarebbe stato bello ma è chieder troppo a chi è nato e cresciuto nel mito centrista del compromesso elevato a valore, del governismo di principio, nell’idea di un cattolicesimo come attitudine irenica dello spirito. E qui si dovrebbe allora analizzare criticamente la storia e la “filosofia” della DC, valutandone ad es. la fedeltà alla Dottrina sociale della Chiesa, ma sarebbe lungo … Se poi a questo vizio d’origine democristiano aggiungiamo una buona dose di opportunismo politico i Casini e gli Alfano sono presto compresi.
Il tradimento da gridare sui tetti, quello più scandaloso e che più dolore infligge a chi lo considera con fede, è quello dei chierici, degli intellettuali cattolici troppo spesso silenziosi e desistenti quando non organici alla rivoluzione, e dei ministri sacri. Si dovrebbe allora scrive a lungo della crisi della cultura occidentale e della cultura cattolica in particolare (esiste ancora una cultura cattolica?). Ma ciò che più mi impressiona è l’assenza di reazione, il placido quieto vivere di molte (troppe) realtà ecclesiali in una incoscienza che ricorda i valzer che l’orchestra del Titanic continuava a suonare mentre il transatlantico affondava.
La vicenda del ddl Cirinnà è esemplare al riguardo, con l’unico vero atto di resistenza, la grande manifestazione al Circo Massimo, nata dal basso, dalla testardaggine di laici tenaci e dalla generosità dei semplici. Tutto ciò è romanticamente bello, il colpo d’occhio del Circo Massimo, per chi come me c’era, è stato all’un tempo commovente e galvanizzante ma un popolo senza guide, un gregge senza Pastori in fretta si disperde. Tanta generosità, tanto buon senso chiedono solo una cosa: Pastori il cui parlare sia evangelico come un Si e un No, perché il di più vin dal Maligno, e intellettuali altrettanto fedeli alla Verità e schietti.
Il tradimento dei politici democristiani è moralmente grave (ne dovranno rispondere a Dio) senza però avere neppure la dignità della cosa seria essendosi recitato in una farsa. Tragico è/sarebbe invece il tradimento dei chierici (non tanto di quelli di cui parlava Benda quanto di quelli in clergyman) perché sarebbe l’ultimo e mortale accecamento dell’Occidente in chi per missione è chiamato ad essere sentinella e guida.
Leggevo qualche giorno fa la Lettera che papa Celestino inviò ai Vescovi della Gallia, non ci potrebbero essere parole più felicemente attuali: “Temo che, in questo caso, il tacere equivalga alla connivenza: temo che il nostro tacere sia più dannoso del loro parlare: in queste materie, infatti il silenzio non va esente da sospetto, poiché se la falsità ci dispiacesse veramente, difenderemo la verità: è dunque una colpa per noi, il silenzio che favorisce l’errore” (PL 221 Voll In 4°, t .IV, col.259). Come allora ai Vescovi della Gallia, oggi a tutti noi!
Che il popolo cattolico non abbia a perdersi per il silenzio dei suoi Pastori, questo si che sarebbe tradimento imperdonabile!