La libertà d’opinione è finita. Se l’argomento è l’islam allarme dall’Olanda
di Giulio Meotti
Non so cosa abbiano trovato i musulmani di scandaloso in quel discorso, una lezione magistrale sulla disellenizzazione della religione culminata in un inno alla ragione, un’erudita discussione sulla filosofia cristiana, non una tirata contro l’islam».
Quando il Papa ha citato una conversazione del XIV secolo, l’intervento ha cominciato a vivere di vita propria nel mondo islamico. «La differenza evidenziata da Benedetto XVI tra cristianesimo e islam potrebbe essere fatta propria da ogni musulmano. Sentiamo ripetere che esiste un solo Dio e ‘le religioni del Libro’. E nella falsa e isterica società multiculturale ci invitano a non riconoscere le differenze fra i tre monoteismi. Questo è lo scandalo del discorso del Papa, il riconoscimento della differenza. Anche il presidente Bush ha più volte commesso questo errore».
Dunque un discorso chiarificatore, «solo se conosci le differenze puoi dialogare, altrimenti non andiamo da nessuna parte. Dov’è il problema nell’accentuare la differenza fra il Dio di ebrei e cristiani e Allah? Le reazioni nel mondo islamico sono bizzarre: i musulmani sono da sempre orgogliosi che Maometto abbia usato la spada per diffondere l’islam.
Si infuriano quando si nega questa evidenza. I musulmani concepiscono sé stessi come militanti, attivisti che non esiterebbero a lanciare il jihad per diffondere un testo del VII secolo. Sono arrivati alle porte di Vienna per questo».
Per De Winter la responsabilità maggiore è dei grandi quotidiani europei e americani, come il New York Times. «Nei media si è insinuato un gas anticristiano, dalla stampa alla tv alla radio, fra coloro che selezionano le news e le opinioni. La maggior parte dei giornalisti è di sinistra e sospetta del ruolo della religione. Salman Rushdie ha invece difeso senza esitazione le parole del Papa.
Mentre la sinistra e l’intellighenzia occidentale, i reazionari del nostro tempo, sembrano molto più preoccupati per quanto detto dal Papa che non dalla reazione islamica e da quanto afferma il governo pachistano. Il grande ayatollah iraniano Mohammed Hussein Fadlallah ha detto che “questi cristiani sono infedeli, Benedetto XVI stesso è infedele e un uomo cieco”. Le chiese sono state attaccate, la violenza sparsa. Se dici che l’islam non è tollerante significa che vuoi la violenza. E’ ridicolo».
Le scuse del Papa avrebbero significato un gesto di sottomissione nella mentalità islamica. «I musulmani vorrebbero che riconoscessimo la superiorità dell’islam. L’immigrazione islamica ha creato un complesso al nostro discorso pubblico intorno all’islam. In Olanda è ormai impossibile, un tabù, parlare della violenza nell’islam. Esistono solo i problemi sociali ed economici, mai quelli religiosi.
In Europa non segue violenza quando viene ucciso un prete cristiano, in terra islamica un mare di violenza dopo le vignette. Non afferro». Nei giorni scorsi il ministro della Giustizia olandese, Piet Hein Donner, dichiarava che non può essere esclusa l’adozione della sharia se i musulmani un giorno diventassero maggioranza.
«La sharia, questa anarchia della vendetta, capisci? Donner è un membro della Corte suprema e un ministro che ha perso il senno su cosa significa democrazia. La democrazia non è un meccanismo, ma un segno della civiltà, un sintomo di ciò che è più vitale. Si deve combattere l’intolleranza islamica, non aprire ad essa. Karl Popper ripeteva che la tolleranza non può tollerare l’intolleranza. La democrazia non funziona con i codardi. Gli islamisti non preserverebbero la democrazia, la distruggerebbero. Trouw, quotidiano vicino ai cristiani democratici, ha detto che una democrazia deve essere in grado di tollerare gruppi non-democratici. L’appeasement è scambiato per realpolitik. L’occidente sembra aver seppellito la nozione di Male sotto una bellissima superficie di salute, multiculturalismo e relativismo culturale postmoderno».
Afshin Ellian insegna Legge a Leiden, dove vive circondato da una squadra di guardie del corpo. La sorveglianza è aumentata dopo l’omicidio Van Gogh, quando ha subito le minacce dei jihadisti. Nasce nella sinistra iraniana come membro del disciolto partito Tudeh. Dissidente del regime khoeminista, Ellian è riparato in Olanda passando per l’Afghanistan. Dove i sovietici gli consentirono di gestire una stazione radiofonica. Anche a Kabul veniva protetto dai killer che parlavano farsi.
«C’è qualcosa di mistico nel fatto che la rivolta islamica al discorso del Papa sia iniziata nel giorno in cui ci lasciava Oriana Fallaci – dice Ellian al Foglio – Il Papa, con il suo intervento filosofico ha giustamente aperto un dialogo vero con l’islam sulla base della differenza. Hezbollah, al Qaida e il regime iraniano sono solo alcuni esempi della relazione fra violenza e religione presente nell’islam.
Non è il Papa da biasimare, quanto i seguaci dell’islam. E’ proprio la risposta del mondo islamico al suo intervento a dimostrare la natura intollerante dell’islamismo. Non hanno risposto, hanno appiccato incendi. Se il Papa ora facesse apologia causerebbe un autentico disastro. Si è visto come la libertà di parola sia costantemente sotto attacco di fronte a stati europei impegnati a fare altro invece che a indirizzare messaggi di solidarietà a Benedetto XVI».
Ellian è convinto che sia in corso un processo di erosione e di autocensura occidentale. «Ho incontrato tanta intolleranza religiosa e politica nella mia vita, so riconoscerla. Siamo impantanati a parlare di islamofobia e i giornalisti e gli intellettuali maliziosi soccombono nella correttezza politica quando riferiscono di intolleranza islamica. Il film ‘Submission’ di Theo van Gogh non è stato più diffuso dopo il 2 novembre 2004. Il mio paese sembra aver perso l’appetito per la libertà, la terra in cui Pierre Bayle e John Locke pubblicarono i loro libri è diventata velata, pallida».