Newsletter di Giulio Meotti
18 Aprile 2022
Finalmente il libro sul Cristianesimo minacciato. “Chiese distrutte, profanate e bruciate. I media tacciono e nessuna indignazione collettiva, perché nessuno crede più a questa eredità che va in fumo”
di Giulio Meotti
Fra gli obiettivi dell’ondata terroristica che ha colpito Israele nelle ultime settimane vi è un monumento, la Tomba di Giuseppe, il terzo luogo santo dell’ebraismo, che sorge alla periferia di Nablus, Samaria, nei territori post-1967.
La tomba è stata devastata due volte negli ultimi giorni. Alla fine del libro della Genesi, Giuseppe seppellisce a Hebron le spoglie del padre Giacobbe morto in Egitto.
Nelle sue volontà chiede ai figli di riportare anche la sua salma in terra di Israele e il Libro di Giosuè (26:32) racconta che sono sepolte a Sichem, la città che oggi è chiamata Nablus, la seconda città per numero di abitanti arabi nell’intera regione.
Dopo gli accordi di Oslo, la Tomba conservava lo status di enclave controllata dall’esercito israeliano. Ma nel 2000, il primo ministro Ehud Barak decise di cedere il controllo della tomba all’Autorità Palestinese, in cambio dell’impegno a custodirla e a garantirne l’accesso, che non fu mai mantenuto.
Oggi gli ebrei che vogliono visitarla possono farla soltanto scortati dall’esercito israeliano e una sola volta al mese (ho compiuto quel tragitto notturno e posso testimoniare che spiega la libertà religiosa in Medio Oriente meglio di tante parole).
Siamo in Medio Oriente, appunto. Ma se in Francia, nella terra dei Lumi e della libertà, due chiese al giorno sono attaccate, cosa significa?
Si intitola Qui en veut aux catholiques? (chi ce l’ha con i cattolici?) il libro di Marc Eynaud, il libro che mancava e che andrebbe letto e riletto per come illumina uno di quei capitoli in ombra del giornalismo, della cultura e della politica europee: gli attacchi quotidiani alle nostre chiese.
“Le profanazioni, gli incendi, gli attentati e altro appaiono poco nelle cronache o trattate come notizie banali” racconta Eynaud a Le Figaro.
“Le poche cifre che i servizi del ministero dell’Interno dicono che la religione cristiana è di gran lunga la più attaccata. Chiedo al lettore di provare a digitare le parole ‘Profanazione della Chiesa’ in un motore di ricerca per scoprirlo.
Oggettivamente è spaventoso. Naturalmente, questo sinistro primato può essere in parte spiegato dal fatto che le chiese sono gli edifici religiosi più numerosi del territorio, alcuni dei quali custodiscono tesori che suscitano l’attrazione di trafficanti d’arte.
Parallelamente, invece, aumentano gli atti puramente dolosi senza scopo di furto. Inoltre, non va dimenticato che i cristiani sono i bersagli privilegiati degli attacchi islamisti. L’assassinio di padre Hamel è il più simbolico, ma possiamo aggiungere i falliti attentati a Villejuif e Notre-Dame de Paris.
Quello, purtroppo riuscito, della basilica di Nîmes e io rivelo in questo libro che un attacco è stato sventato in extremis a Montmartre”.
Sei grandi cattedrali sono bruciate in due anni: Notre Dame, Nantes, Rennes, Saint-Sulpice, Lavaur e Pontoise.
L’Osservatorio del patrimonio religioso ha elencato un totale di 20 chiese incendiate in un solo anno.
“Ogni giorno, almeno due chiese vengono profanate”, ha detto la deputata francese Valerie Boyer. Ieri è bruciata una chiesa ortodossa a Parigi…Il governo ha appena confermato questi dati, in un rapporto che indica 857 atti anti-cristiani nell’ultimo anno.
“Le chiese bruciano, quando non vengono saccheggiate o profanate” scrive Marc Eynaud nel suo libro, che ho letto a Pasqua. “Quando l’incendio non è criminale, spesso è dovuto a mancanza di manutenzione.
È una religione che si sta indebolendo e un’eredità che va in fumo. ‘Eredità’. Sebbene questa parola sia diventata negativa, la sua dimensione è essenziale per cogliere il profondo disagio dei credenti di fronte alle chiese bruciate e profanate.
Chiese, tabernacoli, statue, piazze, vicoli, villaggi con nomi cristiani: tutta la Francia, insediata su questi luoghi, affonda le sue radici in un’eredità cristiana.
Quasi ogni giorno, però, la cronaca è scandita da chiese distrutte, profanate, bruciate.
Questi attacchi, queste profanazioni, queste aggressioni, non spiccano nelle notizie. Perché raramente fanno notizia, perché non perforano il soffitto di vetro dell’indignazione collettiva. Tuttavia, sono innumerevoli e più che quotidiani”.
Di fronte alle profanazioni e alle degradazioni, le reazioni sono inesistenti. “Si tratta di una comunità che è diventata una minoranza che passa ancora per maggioranza. Al tempo della dittatura delle minoranze, quando il grado di oppressione è proporzionale al potere di influenza nel dibattito pubblico, cominciamo a vedere la difficoltà”.
Se l’attacco in cui è stato ucciso Jacques Hamel a Saint-Étienne du Rouvray è riuscito, quello di Notre-Dame de Paris è stato evitato per un pelo.
Il 4 settembre 2016, nel cuore di Parigi, vicino alla cattedrale, in una berlina parcheggiata davanti a un bar, cinque bombole di benzina e tre bombole di gasolio avrebbero potuto uccidere molte persone, perché la zona è turistica. Questo è il paradosso. Siamo in guerra con l’islamismo.
Un islamismo che designa i francesi con il termine di ‘crociati’”. Questo è il grande malinteso. La Francia è presa di mira come nazione cristiana, non come repubblica progressista che protegge i diritti umani. Il vantaggio di avere un nemico dichiarato è che ti identifica come sei, non come pensi di essere”.
I numeri di Eynaud sono spaventosi. “Tra il 2018 e il 2019, venti chiese e cappelle sono state avvolte dalle fiamme.
Di queste venti chiese, quattordici sono state oggetto di attacchi premeditati. Dei quattordici attacchi incendiari, tre hanno causato gravi danni. Il 2020 ha visto gli stessi misfatti degli anni precedenti.
Se l’incendio doloso più eclatante fu quello che devastò la cattedrale di Nantes, furono distrutti non meno di quindici luoghi di culto. La gente di Nantes la conosce bene, la cattedrale Saint-Pierre-et-Saint-Paul della città dei Duchi di Bretagna, sopravvissuta alle guerre di religione, alla Rivoluzione francese, ai bombardamenti del 1944 e, soprattutto, a un terribile incendio del 1972”.
Una tragedia si è quasi svolta ai piedi della Basilica del Sacro Cuore a Montmatre: gli agenti di sicurezza avevano avvistato un uomo, “tipo maghrebino”, che frugava in uno zaino mentre parlava in arabo. Reagendo subito, gli agenti di sicurezza hanno arrestato l’individuo: teneva in mano un coltello. L’incidente si è chiuso, fortunatamente, senza incidenti o vittime.
“Quanti casi come questi sono stati nascosti al pubblico? Essendo uno dei primi bersagli dei terroristi islamici, che non sono imbarazzati dalla repubblica perché chiamano gli occidentali ‘crociati’, i cattolici affrontano un’altra sfida, direttamente collegata a questo terrorismo importato nel nostro suolo: l’immigrazione di massa. Perché c’è un legame tra terrorismo e immigrazione.
La stragrande maggioranza dei terroristi che agiscono sul suolo francese sono illegali o provengono dall’immigrazione arabo-musulmana.
Le moschee crescono mentre le chiese si svuotano quando non vengono profanate o bruciate. E i dati sull’immigrazione sono schiaccianti. Secondo il governo, nel 2019 ci sarebbero 6,7 milioni di immigrati in Francia. A questo vanno aggiunti i clandestini.
Per l’alto funzionario ed ex prefetto Patrick Stefanini, in Francia ce ne sarebbero un milione.
Per il saggista francese Jean-Paul Gourevitch, specialista riconosciuto a livello internazionale in questioni migratorie, in Francia ci sono tra 7,5 e 9 milioni di musulmani.
Secondo lui, se la curva dovesse prolungarsi continuamente, arriveremmo, nel 2040, a una fascia compresa tra 10,4 e 15,4 milioni di musulmani nella popolazione francese. Dietro questa realtà demografica resta lo spettro della sorte dei cristiani d’Oriente vittime della persecuzione in Medio Oriente; si stima che in Iraq quasi il 9 per cento dei cristiani sia scomparso”.
Questo è il paradosso delle società occidentali modellate dal cristianesimo ma capaci solo di sperimentare il disinteresse o, peggio, il rifiuto nei confronti di questa eredità. “Pietrificate dal pentimento, ebbre di buoni sentimenti, le società occidentali vagano impotenti, assistendo al progressivo cambiamento della loro popolazione.
Le posizioni assunte dal sovrano pontefice, ispirate da una forma di universalismo che a volte somiglia a un catechismo della felice globalizzazione, non sembrano curarsene molto del fenomeno della trasformazione radicale delle popolazioni occidentali.
Come se Papa Francesco considerasse come un fatto secondario la progressiva islamizzazione della vecchia Europa”.
Domande e dubbi più che leciti, quelli di Eynaud. Il fatto che non solo non abbiamo una risposta, ma che non ce li poniamo affatto, li rende ancora più tragici.
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