di Marco Invernizzi
E’ morto ieri, 16 giugno, a Milano, all’ospedale Fatebenefratelli dov’era ricoverato da alcuni giorni Massimo Caprara. Aveva 87 anni, era nato a Napoli nel 1922. Con lui muore un testimone importante del XX secolo e dei diversi conflitti ideologici che lo hanno attraversato.
Era stato infatti il segretario particolare di Palmiro Togliatti, dal 1944, quando “il Migliore” ritornò in Italia dall’Unione Sovietica, e accanto al capo del partito comunista italiano trascorse vent’anni, essendo anche stato eletto deputato al Parlamento.
Dopo essere stato sindaco di Portici negli anni Cinquanta, nel 1969 esce dal Pci “da sinistra”, essendo uno dei fondatori del gruppo del Manifesto, ma negli anni successivi comincia un lungo itinerario fra le diverse ideologie del Novecento che lo farà approdare alla professione limpida e sincera della fede cattolica. Conosce infatti, dopo la contestazione da sinistra del comunismo sovietico burocratico e grigio, una fase liberale da giornalista de L’Espresso e del Mondo, che gli permette di riconquistare la nozione del valore della libertà.
Come dirà nell’intervista autobiografica a Roberto Fontolan, segue con attenzione la vita culturale e politica italiana a 360 gradi, e conosce gli scritti di don Luigi Giussani, che lo attirano anche se non conoscerà mai personalmente il fondatore di Comunione e liberazione. Il suo allontanamento dalle ideologie è graduale e costante, ma inesorabile.
Negli anni Ottanta incontra militanti di Alleanza Cattolica, sacerdoti e membri dell’Opus Dei, quindi partecipa al Meeting di Rimini e si affeziona profondamente al “mondo di Cl”. Il suo percorso è significativo ed esemplare, perché testimonia come sia possibile, anche a un intellettuale, uscire dalla gabbia ideologica e ritornare al reale. Finalmente approdato alla realtà, incontra il Signore Gesù, anche nella preghiera, la stessa che recitava sua madre (così mi disse vedendomi recitare il Rosario durante un giro di conferenze in Sicilia).
Negli anni Novanta conosce come una rinascita, una seconda giovinezza, tanto è l’entusiasmo e la voglia di partecipare che lo portano in giro per l’Italia a raccontare che cosa è stato il comunismo e come il Pci leggeva e tentava di orientare la storia italiana. Particolarmente importante è il suo giudizio, nato dall’esperienza diretta, sul campo, delle elezioni del 18 aprile, che secondo lui (e secondo il vertice comunista) non furono vinte tanto da De Gasperi e dalla Dc quanto dalla mobilitazione dei Comitati Civici guidati da Luigi Gedda. Lo racconta nel 1998, a Milano, nel corso di un convegno promosso da Alleanza Cattolica nel 50° anniversario del 18 aprile, al quale partecipa con un intervento molto apprezzato.
Scrive diverse opere, collabora a il Giornale, conosce il Timone, se ne entusiasma e ne diventa un assiduo collaboratore. Soprattutto continua ad aiutare il prossimo a comprendere più profondamente, con le sue riflessioni sulla storia italiana, attraverso scritti e conferenze, testimonianze e conversazioni anche con pochi intimi, nella sua bella casa milanese. «Non mi assolvo» per quello che sono stato, è il consueto incipit delle sue conferenze, ma proprio per questo «non posso e non voglio tacere, sento il dovere di comunicare quello ho imparato sbagliando».
Poi si ammala e lentamente si avvicina all’incontro definitivo con il Signore che lo aveva aspettato, nella fase avanzata della sua vita, per dargli quell’entusiasmo che seppe dimostrare e con cui amo ricordarlo.
Marco Invernizzi
Tra le sue opere ricordo: anzitutto la sua autobiografia con Roberto Fontolan, Riscoprirsi uomo. Storia di una coscienza, Marietti 1820, Genova-Milano 2004; Gramsci e i suoi carcerieri, con un saggio di Yaroslav Leontiev, Ares, Milano 2001; Paesaggi con figure, Togliatti, Malaparte, De Luca, Amendola, Nenni, Che Guevara, Lauro, Gramsci, Stalin, Slansky, Moro e Berlinguer, Jotti. Con appendice storia di Ugo Finetti, Ares, Milano 2000; Quando le Botteghe erano Oscure, il Saggiatore, Milano 2000; Togliatti. Ritratto da vicino, Nota biografica di Gianni Mereghetti, Itaca, Castel bolognese 2003; Il Novecento e l’ideologia, incontro con Massimo Caprara, Itaca, 2002; Togliatti il Comintern e il gatto selvatico, Bietti, Milano 1999; L’inchiostro verde di Togliatti, Simonelli, 1996.
(A.C. Valdera)