piccole note 29 Dicembre 2022
Alain Juillet è stato a capo dell’intelligence francese, la DGSE. Ormai ex, continua a prestare i suoi servigi altrove, non dimentico del suo passato. Più che interessante l’intervista sulla guerra ucraina rilasciata a Mondafrique, nella quale, pur bruciando un po’ d’incenso alla narrativa ufficiale, rivela cose. Ne riportiamo ampi stralci.
Nessuno, lo scorso febbraio, si aspettava l’attacco russo, inizia Juillet, e lo spiega così: “I Servizi francesi, come gli altri, hanno detto: ‘Ci sono tensioni molto forti, ma attenzione, non c’è un vero rischio’. Ci viene detto: ‘Sì, ma gli americani l’avevano previsto’. È normale che lo avessero previsto e per due motivi: primo, sono loro che lo hanno provocato. Sono loro che l’hanno indiscutibilmente provocato, che hanno fatto di tutto, dal 2014, per portare la Russia in guerra. Certo, la Russia non avrebbe dovuto farlo, ha commesso un errore colossale. Ma gli americani hanno fatto di tutto per arrivare a questo”.
L’intelligence europea non aveva creduto agli avvertimenti, continua, perché “tutti i servizi occidentali sanno che gli americani ci mentono regolarmente. Ricorda l’Iraq, dove volevano farci credere, per fare la guerra, che Saddam Hussein aveva la bomba nucleare. Ricorda cosa è successo in Siria, ricorda cosa è successo in Afghanistan. Gli americani ci hanno sempre manipolato. Quindi adesso i Servizi europei sono diffidenti”.
Putin e l’operazione militare speciale
“Devi capire cosa è successo. All’inizio, il fatto che Putin la chiami ‘operazione speciale’ è un dato rivelatore. Lui dice: ‘Stiamo facendo un’operazione speciale, ma non una guerra, e mandiamo 150.000 uomini’. Ogni soldato sa che in una guerra, in un attacco, bisogna essere tre volte più numerosi dei difensori. Se affronto i quattrocentomila uomini dell’esercito ucraino, devo attaccare con un milione e duecentomila uomini per avere una ragionevole possibilità o per essere sicuro di vincere. Ma [Putin] attacca con 150.000 uomini, vale a dire molti meno di quanti ne schierava l’Ucraina… vuol dire due cose […]: la prima è che non aveva nessuna intenzione di fare una guerra su ampia scala e la seconda è che non doveva durare a lungo”.
Quindi racconta l’inizio della guerra, di come l’attacco a Kiev fallisce perché Putin avrebbe sottostimato il nemico e per altro. Da cui il ritiro e il conflitto che si sposta nel Donbass. “È ovvio – spiega Juillet – che il confine per Putin è il Dnepr, che separa la parte di lingua russa da quella ucraina. Si ritirano dall’altra parte del Dnepr perché, se avessero lasciato i soldati a Kherson, nella parte occidentale, in inverno sarebbe stata una Stalingrado […]. Quindi ripiegano. E questo è buono per tutti. Sorgono molte domande su come siano riusciti a fare questo ritiro, tanto complesso, senza essere attaccati!”
“Quindi, oggi siamo in una situazione stabilizzata, con i russi che tengono tutta la zona che volevano controllare tranne quella centrale, dove si sta ancora combattendo davvero, verso Bakhmout, dove si continuerà a lottare, perché l’obiettivo dei russi è colpire come un fulmine al centro del dispositivo, per avvicinarsi a Kramatorsk. Per il resto le posizioni non si sposteranno”.
“Cosa succederà adesso? Arrivano sul campo i 300.000 russi mobilitati successivamente. Il che significa che ci ritroveremo, alla fine dell’inverno, con un’equivalenza dal punto di vista militare. Di qui la posizione del Generale Miller, Capo delle Forze Armate americane, che ha detto, anche di recente, che è tempo di negoziare, perché si sta entrando in una situazione assimilabile a un impasse strategico’”.
“[…] Alcuni dicono: ‘L’esercito russo non ha più armi’. È sbagliato ! Le trovano, le hanno in Russia e le comprano altrove…”. Le bombe scadute, quando ti cadono in testa, sono ancora bombe… Devi smetterla di fantasticare. Gli europei spesso confondono i loro desideri con la realtà“.
Quindi, dopo aver spiegato che russi sanno combattere come gli ucraini, al contrario di quanto riferiscono i media, aggiunge: “Dobbiamo smetterla di fantasticare sul fatto che il nemico ‘è malato, è pazzo, è stupido, non ha equipaggiamento’ e di ripetere che ‘i nostri sono formidabili’. Non è vero. Oggi, purtroppo, siamo invischiati una guerra durissima, nella quale soffrono entrambe le parti e dove è ovvio che non ci può essere un vincitore, nessun vero vincitore. Quindi dobbiamo trovare una soluzione”.
La vittoria della Turchia e il massacro spagnolo
Interessante anche cosa dice riguardo la Turchia. Erdogan, spiega, vuole ricostituire “il potere ottomano, e vuole, in questo contesto, beneficiare al meglio delle decisioni europee in molti settori, perché tutte le sanzioni prese dall’Europa favoriscono la Turchia a nostro danno […]”.
“Tutto ciò che non esportiamo più in Russia nel settore alimentare è stato sostituito dalla Turchia […]. Tutta la produzione dell’industria media e di quella pesante ieri era appannaggio degli europei e ora è appannaggio dei turchi. I turchi hanno sostituito gli europei in Russia. Stanno facendo un’operazione meravigliosa”.
“Per i turchi l’Ucraina è una manna […]. Gli americani sono felicissimi, invece, dal momento che i veri mediatori tra loro e i russi sono i turchi [e non più l’Europa ndr]. Hai bisogno di un mediatore. Sempre, in guerra, ci vuole qualcuno in mezzo, ed è la Turchia, non noi, contrariamente a quanto si dice. Noi non siamo più credibili […] è chiaro che il grande vincitore di questa storia è la Turchia. E ogni ulteriore sanzione che prendiamo favorisce i turchi”.
“[…] Nessuno vuole la guerra totale. Stiamo facendo una guerra per procura. La guerra in Ucraina ricorda la guerra in Spagna. Nella guerra civile spagnola, da un lato c’erano i tedeschi, i nazisti, che aiutavano le truppe di Franco, e dall’altra i francesi e gli altri che aiutavano i repubblicani. Stessa cosa”.
“Abbiamo fatto massacrare le popolazioni spagnole, e ciò ci ha permesso di testare i nostri materiali bellici con gli spagnoli come carne da macello. Questi materiali furono poi utilizzati per la seconda guerra mondiale. Questo è esattamente ciò che sta accadendo in Ucraina. Testiamo tutte le nostre attrezzature, vediamo cosa funziona, cosa no. Le miglioriamo. Questa è la prima volta che ci siamo trovati coinvolti in guerra di questa importanza e di queste dimensioni con l’impiego di mezzi moderni”.
“[…] Abbiamo scoperto i droni, risultati molto efficaci; abbiamo scoperto l’artiglieria, anzi riscoperto l’artiglieria, anch’essa molto efficace. Abbiamo scoperto, però, che altre cose non funzionavano affatto: le Forze speciali, per il momento, non hanno funzionato bene, per non dire altro. In Ucraina, quindi, stiamo imparando tante cose!”
La punta di diamante della Nato contro la Russia
Dopo essersi dilungato sulla sua Francia, di come, entrata nella Nato, abbia perso la sua indipendenza dagli Stati Uniti (non è la sola), a Juillet viene chiesto se alcuni Paesi, in particolare anglosassoni, abbiano avuto delle “responsabilità e anche interesse nello scoppio di questa guerra”.
“Dobbiamo tornare a Brzezinski, negli anni ’90 – risponde l’ex capo della DGSE – il quale disse che l’Ucraina è la punta di diamante dell’Occidente contro la Russia. Da quel momento gli americani hanno pensato che fosse necessario mettere le mani sull’Ucraina”.
“[…] Questa storia inizia molto prima [dell’invasione russa ndr]. Gli americani hanno investito troppo in Ucraina, prima del 2014, con l’intenzione di rovesciare il regime e sostituirlo con un regime filo-occidentale. Lo hanno ammesso… Victoria Nuland lo ha ammesso al Congresso”.
“Da un lato, hanno investito cinque miliardi di dollari per destabilizzare il Paese e, dall’altro, hanno messo su un governo filo-occidentale, aggiungendo, dietro le quinte, molti altri investimenti. Lo dimentichiamo sempre, e non so se lo sai, il presidente Obama ha chiamato il suo vicepresidente Biden, ‘Signor Ucraina… Signor Ucraina!’ Perché tutti sapevano che Biden era coinvolto nelle vicende ucraine. Quando Biden si è ritrovato al potere, ha continuato” su questa strada.
Quindi Juillet racconta dei legami di Biden con l’Ucraina, accennando agli affari del figlio Hunter, (che sedeva nel consiglio di amministrazione della società ucraina Burisma) e su come i repubblicani stiano facendo pressioni per avere chiarimenti in merito. Ma conclude che “questo non è essenziale. Fondamentale è invece comprendere che il supporto americano ha una motivazione strategica. Non dobbiamo dimenticare che sin dai tempi di Brzezinski e dei neoconservatori l’Ucraina è diventata la punta di diamante dell’Occidente contro la Russia”.
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