Una ragazza di 16 anni è stata liberata il 10 agosto scorso nel quartiere di Rohini (Delhi) – grazie all’intervento della polizia, del network Human Rights Law e del All India Christian Council – dopo che un gruppo le ha usato violenza per giorni e voleva obbligarla a prostituirsi (AsiaNews, 11 agosto 2010).
L’invito era giunto da una donna di Kandhamal (Orissa), loro conoscente, che sapeva della situazione di povertà in cui vive la famiglia della ragazza.
Le due ragazze, insieme con altre due sorelle, sono state portare a Delhi nel dicembre 2009 e vendute a un trafficante di nome Sakhi Maid Beuro, nel villaggio di Ratala, il quale le ha tenute prigioniere per sei giorni molestandole, abusando di loro, ubriacandole e picchiandole.
In seguito la sedicenne è stata trasferita in una casa a Rohini dove ha fatto la domestica e dove alcuni membri della famiglia hanno cercato di continuo di violentarla.
Il trafficante ritirava lo stipendio della ragazza dicendo che lo avrebbe inviato a Kandhamal, alla mamma, donna povera e analfabeta che vive nella foresta, anche lei vittima delle violenze anti-cristiane dell’agosto 2008.
Proprio la madre ha messo in guardia l’All India Christian Council ed è giunta a Delhi per liberare le figlie. Della sorella diciannovenne, però, si sono perse le tracce.
Una storia triste, in cui risalta la malafede di Sudir Kumar, capo della polizia di Prashant Vihar (Rohini), che non ha accettato la denuncia della ragazza perché il referto medico non attesta la violenza subita.