Infelix Austria?

Il Borghese quindicinale n. 15 15 aprile 2024  

Una revisione critica del “mito asburgico”

di Giuseppe Brienza

Infelix Austria? Una risposta al prof. Paolo Pasqualucci costituisce un’amichevole risposta dello storico Roberto de Mattei, presidente della Fondazione Lepanto, al libro Infelix Austria. Una critica del “mito asburgico”, versione cattolica, pubblicato nel 2022 per l’editore Solfanelli dal filosofo del diritto (già Ordinario in questa materia presso l’università di Perugia) Paolo Pasqualucci. Il tema di fondo riguarda la natura, le cause e le conseguenze della Prima guerra mondiale, con particolare riguardo all’Impero austro-ungarico, che costituì fino al 1918 il fulcro dell’equilibrio e della stabilità dell’Europa.

L'eroismo di crociati perseguitati e martiriLa Grande guerra, con i Trattati di Pace che ad essa seguirono, fu infatti uno sconvolgimento geopolitico per l’intero continente ma, soprattutto, fu una Rivoluzione nella cultura e nella mentalità dell’uomo europeo che vide, con la fine dell’Impero austriaco, una profonda accelerazione della crisi dei valori e delle istituzioni dell’Occidente cristiano.

Il prof. de Mattei, a differenza di Pasqualucci, è convinto dell’esistenza di un complesso di forze rivoluzionarie che, attraverso la distruzione dell’Austria-Ungheria, si proponeva la distruzione delle ultime vestigia della civiltà cristiana. La storia, tuttavia, non è ineluttabile nel suo svolgimento e la fine dell’Austria-Ungheria non era un destino obbligato. Se la proposta di pace di Papa Benedetto XV (1914-1922) e i negoziati avviati dal beato Carlo I d’Asburgo (1887-1922) avessero avuto buon esito, la storia dell’Europa avrebbe potuto seguire in altro corso.

Gli eventi dal 1918 al 2018 sono sì la conseguenza della caduta dell’impero asburgico, ma non possono essere letti solo in quest’ottica, poiché ciò significherebbe proporre una versione che corrisponde solo parzialmente alla realtà storica, deformandola. Per questo l’Autore scinde tra effettiva ricostruzione storica e le esaltazioni ed elegie che sfociano nel mito, proponendo modelli politici illusori.

Già nella seconda metà dell’800, infatti, la monarchia asburgica risultava politicamente e militarmente più debole di Stati europei in ascesa come Russia e Germania. Per comprendere però dal profondo l’attivazione delle forze che hanno favorito e in parte provocato Finis Austriae, occorrerebbe secondo de Mattei porsi un interrogativo: donde deriva l’odio contro gli Asburgo?

Come riconosce lo stesso Pasqualucci, «la vera missione storica dell’Austria non era conquistare la pianura padana e dominare in tal modo l’Italia, logorandosi in guerre secolari contro l’espansionismo francese, […] bensì quella di essere la protettrice della religione cattolica contro gli eretici, gli scismatici e l’Islam, l’educatrice dei popoli balcanici e orientali suoi sudditi».

Ecco, per il professor de Mattei, all’origine dello scoppio del primo conflitto mondiale, il motivo politico è secondario, essendo invece centrale l’avversione al cattolicesimo, nella versione dell’ultimo Impero cattolico, incarnato non a caso dall’unico Santo sul Trono del XX secolo, ovvero il beato Carlo d’Asburgo Lorena. Dopo il suo regno, annota giustamente il prof. de Mattei «si aprì il vortice dell’instabilità, che dalla sfera politica oggi è passato a quella religiosa, provocando lo smarrimento di milioni di anime. Ma la Chiesa sopravvive alle tempeste che travolgono gli Imperi» (p. 95).

Roberto de Mattei Infelix Austria? Una risposta al prof. Paolo Pasqualucci Edizioni Solfanelli Chieti 2024 pp. 104, € 10

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