Associazione Tradizione Famiglia e Proprietà Ottobre 2017
La prima denuncia degli errori progressisti fu l’opera di Plinio Corrêa de Oliveira «In difesa dell’Azione Cattolica», pubblicata nel 1943. Alle soglie del 75° anniversario, un suo discepolo lancia un libro che ne riassume dottrina ed efficacia strategica: Juan Gonzalo Larraín Campbell, «Plinio Corrêa de Oliveira denuncia sul nascere la rivoluzione progressista, nel libro “In difesa dell’Azione Cattolica”. Attualità, efficacia e influenza nella storia della Chiesa» (Artpress, San Paolo 2017, 525 pp.). Membro della TFP cilena dagli anni Sessanta, Larraín Campbell risiede adesso a San Paolo del Brasile, dove lo abbiamo intervistato.
Qual è stato il suo scopo nel pubblicare questo libro? Perché ha utilizzato nel titolo l’espressione “rivoluzione progressista”?
Purtroppo, parlare di crisi nella Chiesa è diventato quasi banale. Anzi, a volte si fa più confusione che chiarezza. Molti ne parlano, pochi però sono in grado di spiegare questa crisi, indicandone le radici e lo sviluppo storico, e identificandone i responsabili. Inoltre, molti ignorano l’odio e la persecuzione che si è scatenata contro chi vi si è opposto. Ho scelto l’espressione “rivoluzione progressista” perché l’attuale crisi nella Chiesa si inserisce, come parte integrante, nel processo storico rivoluzionario descritto dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira nel suo capolavoro «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione»; ossia quel processo che, iniziato con l’Umanesimo, ha come meta la distruzione della civiltà cristiana e, in ultima analisi, della Chiesa stessa.
Per capire questa “rivoluzione progressista”, nel suo spirito, nelle sue dottrine e nel suo sviluppo concreto, mi è sembrato opportuno riportare la vicenda del libro «In difesa dell’Azione Cattolica», scritto dal dott. Plinio nel 1943.
Nel Prologo, Lei afferma che il libro di Plinio Corrêa de Oliveira, scritto quasi settantacinque anni fa, continua a essere perfettamente attuale. Potrebbe spiegarsi meglio?
La domanda mi permette di completare la precedente risposta. Sono convinto, specialmente di fronte alla confusione venutasi a creare sotto l’attuale pontificato, che gli errori denunciati nel 1943 dal dott. Plinio continuano a inquinare gli ambienti cattolici, costituendo anzi l’essenza dell’attuale crisi. Tali errori, che allora serpeggiavano in modo surrettizio, oggi si stagliano in tutta la loro malvagità distruttrice.
Ritengo di sommo interesse il fatto che Plinio Corrêa de Oliveira abbia saputo discernere questi errori sul nascere, analizzandoli in modo logico e concatenato, descrivendone poi con lungimiranza le conseguenze, sia nel campo spirituale sia in quello temporale, nel caso i cui le autorità religiose non li avessero combattuti. Soprattutto, egli ebbe il coraggio di denunciarli pubblicamente, pur sapendo che andava incontro a una feroce persecuzione.
Troppi membri della gerarchia ecclesiastica, perfino altolocati, non vollero dare ascolto all’ammonizione di Plinio Corrêa de Oliveira, abbassando piuttosto i ponti della cittadella, e perfino promuovendo gli errori che gli agenti della Rivoluzione mondiale volevano inoculare nella Chiesa. Il clero progressista, o neo-modernista che si voglia, non solo accolse questi errori con entusiasmo, ma ne diventò l’alfiere.
In questo senso, ritengo «In difesa dell’Azione Cattolica» un libro profetico, la cui fondatezza è sempre più evidente, e la cui efficacia si afferma nel tempo. Ecco la tesi centrale del mio libro.
Secondo Lei, come si potrebbero qualificare questi errori?
È evidente che si tratta di un risorgimento – con molta più forza ed efficacia – degli errori dell’eresia modernista, sintesi e culmine di tutte le eresie precedenti, secondo le parole di papa s. Pio X
Il Santo Pontefice condannò energicamente il Modernismo nel decreto Lamentabili sane exitu e nell’enciclica Pascendi Dominici gregis, ambedue del 1907. Il Modernismo auspicava la totale sovversione della Chiesa, e anche della società temporale, in senso radicalmente rivoluzionario, ugualitario e liberale. In fondo, il Modernismo tendeva verso il socialismo anarchico. Condannato, il Modernismo si nascose in ciò che lo stesso Pontefice denunciò come un clandestinum foedus, una lega clandestina, e che il modernista Antonio Fogazzaro non dubitò nel chiamare “Massoneria cattolica”. Questa massoneria uscì allo scoperto in Europa nei primi anni Trenta. Poco dopo, essa si manifestò in Brasile nell’Azione Cattolica e nel cosiddetto Movimento liturgico.
Lei afferma che, oltre al suo effetto immediato, il libro «In difesa dell’Azione Cattolica» continua a essere efficace. In cosa consiste questa efficacia?
Per dimostrare questa tesi, ho fatto tabula rasa delle mie personali convinzioni, fondandola invece nella testimonianza di autori progressisti, e quindi nemici ideologici del dott. Plinio. Pubblicando quel libro, Plinio Corrêa de Oliveira non solo smascherò i progressisti, che forse avrebbero voluto continuare ad avanzare in modo surrettizio, ma aprì anche gli occhi di innumerevoli persone che fino ad allora avevano solo un’idea vaga delle nuove idee che cominciavano a serpeggiare negli ambienti cattolici. Così, egli divise i campi. Da allora, l’ambiente cattolico in Brasile è scisso da cima a fondo. Tale scissione provocò grande danno alla rivoluzione progressista nella Chiesa, frenandone l’impulso iniziale. Secondo me, questo fu il principale scopo di Plinio Corrêa de Oliveira con «In difesa dell’Azione Cattolica».
La Parte VI del mio libro è dedicata a citazioni di autori, non certo tradizionalisti, che prendono atto della divisione fra progressisti e anti-progressisti in Brasile, fino ai giorni nostri. Riconoscono, inoltre, che la marcia a sinistra nell’Azione Cattolica soffrì una fortissima battuta d’arresto col libro del dott. Plinio. Sono dunque gli stessi autori progressisti che, per così dire, presentano il “conto” dell’efficacia di «In difesa dell’Azione Cattolica».
Questa divisione, però, non fermò il processo rivoluzionario nella Chiesa.
Infatti, il libro del dott. Plinio non distrusse il progressismo, né fermò il processo rivoluzionario nella Chiesa. Costrinse, però, i vescovi progressisti ad andare più piano fino al Concilio Vaticano II. Diversamente, avrebbero causato scandalo, rischiando di perdere la propria influenza sui fedeli. Ho la certezza che, salvo qualche eccezione, il dott. Plinio non si aspettava che l’episcopato nazionale lo appoggiasse in quel frangente. La denuncia, comunque, fu fatta. E adesso è chiaro su quali coscienze ricada la responsabilità della crisi post-conciliare. Lungo i decenni, questa divisione ha impedito che il Brasile precipitasse nel comunismo, tesi ampiamente documentata da autori lontani dalle nostre convinzioni ideologiche.
Quali appoggi ecclesiastici ricevette allora Plinio Corrêa de Oliveira?
All’epoca, Plinio Corrêa de Oliveira era presidente della Giunta arcidiocesana dell’Azione Cattolica di San Paolo. Il più importante appoggio fu, senza dubbio, la lettera di encomio inviatagli nel 1949 a nome di papa Pio XII da mons. Giovanbattista Montini, futuro Paolo VI, allora sostituto della Segreteria di Stato. Ricordo, inoltre, che il libro si fregiava della prefazione del Nunzio apostolico in Brasile, mons. Benedetto Aloisi Masella, futuro cardinale. Il dott. Plinio ricevette ventitré lettere di altrettanti vescovi brasiliani.
Possiamo poi parlare dell’appoggio, implicito ma sostanziale, rappresentato dalle encicliche Mystici Corporis Christi (1943) e Mediator Dei (1947), e dalla Costituzione Apostolica Bis Saeculari Die (1948). Nell’insieme, questi documenti confutavano e condannavano gli stessi errori segnalati nel volume «In difesa dell’Azione Cattolica». Posso menzionare anche la Lettera della Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università al Venerando Episcopato brasiliano, del 1950, in cui la Santa Sede condannava di nuovo tali errori. Questa lettera segnò una battuta d’arresto alla rivoluzione ecclesiastica in Brasile. Tutto ciò è documentato nel mio libro, per lo più con citazioni di autori progressisti.
Lei ha parlato del Brasile. «In difesa dell’Azione Cattolica» ebbe qualche influenza anche all’estero?
Indubbiamente il libro ebbe una profonda influenza in America Latina e, di riflesso, nel mondo. Smascherando il progressismo, il libro impedì che parte del clero brasiliano scivolasse velocemente verso il comunismo. Nell’altra sponda, dalla reazione contro il progressismo nacque e si sviluppò il movimento di “Catolicismo”, guidato da Plinio Corrêa de Oliveira, che si trasformò nel 1960 nella Società per la difesa della Tradizione Famiglia e Proprietà – TFP.
La prima campagna della TFP brasiliana fu contro la Riforma Agraria socialista e confiscatrice, attraverso la pubblicazione del libro «Riforma agraria questione di coscienza», scritto dal dott. Plinio insieme a due vescovi e all’economista Luiz Mendonça de Freitas. Questa campagna ravvivò il sentimento anticomunista dei brasiliani, impedendo che il Paese cadesse nell’orbita sovietica. Per l’enorme importanza strategica, economica e politica, la caduta del Brasile avrebbe trascinato altri Paesi dell’area nel comunismo. Ciò avrebbe dato enorme forza politica ed economica all’URSS, postergando, o addirittura evitando, il suo collasso.
Basta pensare al profitto che l’URSS trasse dalla piccola Cuba per farsi un’idea di quanto un Brasile comunista avrebbe alterato completamente il quadro geopolitico.
Qual è la conclusione del suo libro?
Nostro Signore disse agli Apostoli che erano il sale della terra e la luce del mondo. Quando il sale non dà sapore e la luce non illumina, la conseguenza può essere solo caos e confusione. È quanto sta succedendo oggi, in ambito ecclesiastico e in ambito civile. È la triste conseguenza del progressismo, abbracciato oggi, con meritevoli eccezioni, dalla stragrande maggioranza del clero. Non ci possiamo meravigliare che, a Fatima, la Madonna abbia parlato di immani castighi. La domanda è terribile, ma non abbiamo il diritto di non farla: chi è ancora cattolico, nel senso pieno della parola?
Dall’altro lato, però, è evidente che nel mondo di oggi vi sono potenti reazioni cariche di speranza, che trovano esponenti anche nell’alto clero. Credo che queste reazioni debbano molto all’esempio di Plinio Corrêa de Oliveira, che già nel 1943 lottava contro le infiltrazioni neomoderniste nella Chiesa, soffrendo perciò un’atroce persecuzione che egli accettò con spirito di rassegnazione cristiana.
Nell’auge della persecuzione, egli scrisse una lettera all’episcopato brasiliano, dalla quale traggo questa frase, che potrebbe riassumere il senso del prossimo 75° anniversario di «In difesa dell’Azione Cattolica»: “Se questa non è la dottrina cattolica, allora condannatemi. Se, però, questa è la dottrina cattolica, vi condannate voi stessi”.