Storia e identità 31 marzo 2016
Classe 1948, lo storico spagnolo Luis Pío Moa Rodríguez è più volte balzato agli onori della cronaca del suo Paese per le sue posizioni sulla Seconda Repubblica e sulla guerra civile spagnola (1936-1939) radicalmente opposte al mainstream culturale e alla vulgata imperante su questi temi, specialmente nell’epoca della presidenza di José Luis Rodríguez Zapatero, dal 2004 al 2011.
Colpisce in particolare la sua evoluzione ideale, che da una appartenenza giovanile al GRAPO (Grupos de Resistencia Antifascista Primero de Octubre, organizzazione terroristica di ispirazione comunista) lo porterà in seguito a un radicale cambiamento di opinione, comprendente la rivalutazione in chiave sostanzialmente positiva del regime franchista e la condanna pressoché totale dell’operato della sinistra spagnola prima e durante la guerra civile. Pur rilevandone alcune imprecisioni, l’opera di Pío Moa è stata difesa da storici ispanisti quali Hugh Thomas, Stanley George Payne e Bartolomé Bennassar.
di Federico Sesia
1. Da quanto tempo ha iniziato a studiare la guerra civile e il franchismo e per quale motivo?
R. Da ventidue o ventitré anni. Mi sono reso conto che nulla si spiegava senza l’insurrezione socialista-separatistica dell’ottobre del 1934. Allora ho iniziato a investigare negli archivi del PSOE [il partito socialista spagnolo] e in molte altre fonti su quella insurrezione. Il PSOE i separatisti catalani progettavano, letteralmente, una guerra civile della massima violenza. Fallirono, però non cambiarono le loro idee e la guerra scoppiò nel 1936.
2. Quali sono i motivi che la portarono a cambiare tanto radicalmente le sue posizioni? A cosa è dovuto il passaggio da una partecipazione giovanile al GRAPO [movimento terroristico di ispirazione marxista] a una riconsiderazione del regime franchista?
R. Fu una lunga tappa di riflessione e ricerca. In Spagna quasi tutti hanno cambiato le loro idee radicalmente, nella maggior parte dei casi per puro e semplice opportunismo. Quasi nessuno ha spiegato la ragione dei suoi cambiamenti di opinione. Credo di essere stato uno dei pochi che si è disturbato nello spiegare le proprie ragioni nel libro di memorie De un tiempo y de un paìs, sull’epoca de GRAPO.
3. Quali sono gli storici che hanno difeso la sua opera? E quali quelli che l’hanno condannata?
R. In Spagna e in Europa da molti anni si è imposta una visione semplicistica e falsa sulla guerra civile: i cattivi erano per forza i franchisti e i buoni, i “democratici”, erano gli stalinisti, i socialisti radicali, gli anarchici, i separatisti razzisti e i golpisti come Manuel Azaña Diaz (1880-1940). È molto difficile cambiare questa visione, perché molti storici hanno basato la loro carriera e il loro prestigio su di essa. Per tanto vedono come una minaccia intollerabile che qualcuno li contraddica, soprattutto se quel qualcuno viene da sinistra e conosce bene le versioni di sinistra e “politicamente corrette”.
Mi hanno difeso Stanley Payne, e altri come Carlos Seco Serrano, José Manuel Cuenca Toribio, e altri, mi hanno citato elogiandomi. Quelli che mi hanno condannato — mediante argomenti ad hominem — sono di più per adesso. Nonostante molti sappiano che la versione comune sulla guerra civile è falsa, pochi osano difendermi apertamente. Il clima intellettuale in Spagna è molto povero e molto viziato di conformismo a causa del “politicamente corretto”. Però qualcosa sta cambiando.
4. Lo storico Paul Preston, nel suo saggio El holocausto español. Odio y exterminio en la Guerra Civil y después, afferma che la violenza del fronte repubblicano fu qualcosa di spontaneo e molte volte una reazione alla repressione e alle minacce della destra o a situazioni di ingiustizia sociale molto marcata, mentre quella del fronte nazionalista fu una violenza sistematica. Qual è la sua opinione su questa affermazione?
R. Preston falsifica i fatti dall’inizio alla fine. L’ho criticato con dati e documenti e, beninteso, non mi ha risposto. La violenza e il terrore della sinistra iniziarono appena inaugurata la Repubblica nel 1931, con l’incendio di più di cento chiese, biblioteche e centri di insegnamento cattolici. Continuò con omicidi, incendi e attentati negli anni seguenti. Nelle campagne elettorali praticamente tutte le violenze fùrono perpetrate dalla sinistra. Nell’insurrezione del 1934 più di cento chierici e persone di destra furono assassinati nelle Asturie, nel Léon e a Barcellona, in Catalogna. Dopo le elezioni del febbraio del 1936, che furono fraudolente, non democratiche, le violenze divennero di massa: incendi di chiese, di registri di proprietà, di locali di destra, omicidi, trecento morti in soli cinque mesi, culminati con l’assassinio del leader di destra José Calvo Sotelo (1893-1936), e così via. Contrariamente a ciò che dice Preston, il terrore provenne da sinistra, accompagnato da una furiosa propaganda di odio. La destra sopportò con impotenza e indignazione, e al ricominciare della guerra civile nel luglio del 1936 — di fatto era già stata iniziata dalle sinistre nell’ottobre del 1934 —, gli odi si divisero tra i due fronti. Però il terrore della sinistra raggiunse dei livelli di sadismo senza precedenti, peggiori che quelli dell’attuale Stato Islamico. Per di più, le stesse sinistre si ammazzarono abbondantemente fra di loro. Dare credito a Preston dimostra solamente una mancanza elementare di criterio e di conoscenza dei fatti.
5. Secondo la sua opinione, quali furono le cause che scatenarono la guerra civile spagnola?
R. La causa fu la distruzione della legalità repubblicana, iniziata nel febbraio del 1936 dalle sinistre, con Io scopo di stabilire un regime di tipo sovietico o anarchico. Ci avevano provato nel 1934 e avevano fallito. Le elezioni del 1936, fraudolente — come riconobbe lo stesso Azaña — diedero loro la “legittimità democratica” per imporre un sanguinoso processo rivoluzionario, una vera dichiarazione di guerra a metà della popolazione che doveva o sottomettersi al dispotismo rivoluzionario o ribellarsi. Dopo cinque mesi di tentativi di stabilire un accordo pacifico, le destre si ribellarono. Ribellione legittima, beninteso.
6. Che cosa pensa della Ley de memoria histórica? [emanata nel 2007 durante il governo socialista di Zapatero che equipara le vittime della repressione franchista e repubblicana]
R. Ha tre caratteristiche fondamentali: a) è totalitaria, perché nessuna democrazia impone una interpretazione della storia, b) E moralmente perversa, perché identifica come democratici e vittime del franchismo” le migliaia di assassini dellechecas[dalla CEKA sovietica] che alla fine della guerra civile fùrono giudicati e fucilati di nazionalisti. È sicuro che nella repressione caddero anche alcuni innocenti, però abbassarli al livello dei criminali definendoli tutti come “vittime” già rivela la qualità morale degli autori della legge, c) È una legge che demolisce tutto il sistema politico creato nella transizione democratica e resuscita gli odi del Fronte Popolare, con i quali si identificano i suoi autori. Una delle sue conseguenze è la crescente ingovernabilità in Spagna.
7. Qual è la sua opinione sulla “transizione spagnola”? [termine usato per indicare il processo che dopo la morte di Franco nel 1975 ha portato il paese dal franchismo alla democrazia]
R. La transizione inizialmente è stata ben disegnata, “dalla legge alla legge”, che significa dalla legittimità franchista a una legittimità democratica. La legittimità franchista consiste nell’aver sconfitto una rivoluzione, nell’avere salvato la Spagna dalla Seconda Guerra Mondiale e nell’avere lasciato un Paese prospero e senza gli odi che strangolarono la repubblica. Su questa eredità si doveva costruire, e non sull’eredità del Fronte Popolare, che fu la violenza, l’odio, la rovina e la disgregazione del Paese. Però Adolfo Suárez González (1932-2014) [politico di destra e capo del governo dal 1976 al 1981], che era un politico sommamente incolto e che, secondo una sua stessa confessione, non ha mai terminato un libro e non sapeva niente di storia — re Juan Carlos I gli assomigliava —, fece troppe concessioni alle sinistre e ai separatisti, che erano in realtà molto deboli. Le sinistre e i separatisti volevano la “rottura” per allacciarsi legalmente con il Fronte Popolare. Non ci riuscirono, però non hanno abbandonato i loro obiettivi da allora, e oggi sembrano prossimi a raggiungerli, creando una situazione pericolosa.
8. Qual è in Spagna la situazione attuale della memoria delle vittime della repressione repubblicana? Sono imparziali le istituzioni nelle commemorazioni delle vittime di entrambe le parti?
R. Tutto ciò che concerne la “memoria storica” è un puro inganno, che per molti è diventato un affare sovvenzionato. Il suo vero scopo è resuscitare gli odi del passato, che già non esistevano più in Spagna dagli stessi anni 1940. Mi ripugna profondamente la miseria morale di questa gente.
9. Esiste oggi un qualche tipo di commemorazione per le vittime della persecuzione religiosa
R. Credo che non ci siano commemorazioni ufficiali di questo genere, eccetto quelle che fa la Chiesa al suo interno. Però, chiaramente, quando si è sopraffatti dalle false commemorazioni delle supposte vittime del franchismo, è necessario ricordare le vittime reali del Fronte Popolare.
10. Molti la accusano di essere revisionista e franchista. Qual è la sua risposta di fronte a queste accuse?
R. Revisionare la storia è un compito scientifico essenziale. Chi usa il termine “revisionista”, come fanno i comunisti con i socialdemocratici, rivela così il suo dogmatismo, il suo fanatismo, lo non sono franchista, perché non credo, né desidero che il franchismo ritorni. Quello che difendo è la verità sul franchismo, radicalmente falsificata per i “professionisti della menzogna”, come li chiamava il filosofo — per niente franchista — Julián Marías Aguilera (1914-2005). Sulla menzogna è impossibile costruire una convivenza in libertà.
11. Che pensa delle opere di Hugh Thomas [storico ispanista inglese, uno dei primi a scrivere sulla guerra civile] e di Stanley George Payne [storico ispanista americano]? E che opinione ha di quelle di Preston?
R. L’opera di Hugh Thomas fu importante nei suoi anni, però oggi è superata. Stanley Payne ha affinato progressivamente i suoi studi, che mi sembrano ogni volta più eccellenti, nonostante vi siano in essi delle discrepanze su questioni minori. Di Preston ho già parlato: è il paradigma della manipolazione settaria di sinistra, che pretende di essere civile.
12. L’ultimo governo del Partito Popolare ha fatto qualcosa per la memoria storica?
R. Uno dei fatti più gravi attribuibili a Suàrez è stata la rinuncia della destra a difendere la verità. Ha iniziato pensando che replicare alle grossolane falsità della sinistra potesse causare tensioni sociali e ha finito con il seguire interamente la politica del PSOE di Zapatero. Si è creata l’idea, veramente stupida, che la democrazia e l’antifranchismo fossero sinonimi. In realtà, né il Fronte Popolare fu democratico, né vi fu opposizione democratica al franchismo: infatti furono i comunisti e i terroristi gli unici che veramente combatterono contro Franco. E neppure gli antifranchisti di oggi sono democratici. Al contrario, sono un pericolo per la democrazia. Il più grande pericolo.
13. Qual è l’opinione comune oggi in Spagna sul franchismo e sulla Seconda Repubblica
R. L’opinione più frequente creata in questi anni è la condanna del franchismo e la lode alla Repubblica, che viene confusa con il Fronte Popolare. Però questa opinione sta cambiando, fortunatamente. La Repubblica fu parzialmente democratica e abbastanza caotica. Il Fronte Popolare fu un tentativo rivoluzionario che distrusse la legalità repubblicana. Tentava di impiantare un nuovo regime, però non ci riuscì perché perse la guerra e perché in esso vi erano tendenze contrastanti, che causarono due piccole guerre civili dentro di essa, dentro la guerra civile generale.
14. Lei crede che i principali accademici di oggi che si occupano di questi temi siano imparziali?
R. Il mondo accademico spagnolo, in generale, o è in maniera predominante di sinistra o soffre di un grande terrore nei confronti della “correttezza politica”. Per questo è ben lontano dall’essere brillante, e pochi sono quelli che osano sostenere un criterio imparziale.
15. Esiste una posizione unanime nel mondo accademico sulla Guerra Civile e su Francisco Franco Bahamonde (1892-1975)?
R. No, e ogni volta meno, per fortuna. Nonostante per adesso predominino le posizioni di sinistra.
16. Secondo la sua opinione, il regime di Franco ebbe una evoluzione verso la democrazia?
R. Il franchismo si liberalizzò progressivamente e creò condizioni per una democrazia liberale, senza essere democratico. Una democrazia non funziona bene in un Paese con molta miseria e un forte odio politico come fu la Repubblica. La transizione democratica fu possibile senza molti traumi grazie alla eredità sociale e economica lasciata dal franchismo. E oggi, per disgrazia, lo stato di cose si sta evolvendo in senso contrario.
17. Quale è stata l’opera che lei ha scritto che ha creato più scandalo e per quale motivo?
R. Fu Los mitos de la Guerra Civil, del 2003. Lo scandalo che il libro creò fu enorme, con petizioni per censurarlo, negazioni del diritto di replica, attacchi personali, inclusi tentativi di mettermi in prigione da parte dei “democratici”. Ancora adesso non hanno avuto successo nel ribattere una sola tesi lì esposta: non una. Io stesso ho dovuto correggere alcuni errori di dettaglio nel mio libro, inevitabili in un’opera tanto densa. La ragione dello scandalo fu che il libro ebbe una vendita straordinaria, rivelatrice della nausea di molte persone nei confronti della versione corrente. La loro rabbia ha contribuito alla diffusione del libro e da allora hanno capito la lezione: è molto più efficace il silenzio. Da alcuni anni nessuno dei miei libri è commentato nei grandi mass media.
18. Può dirci qualcosa sul suo ultimo saggio Los mitos del franquismo?
R. Si tratta di una revisione radicale di quasi tutto quello che si è scritto su quel regime. Detto molto schematicamente, la Spagna si rialzò da una situazione disastrosa, superando enormi difficoltà e sfidando, dopo la Seconda Guerra Mondiale, ostilità e le pressioni di quasi tutto il mondo, iniziando per le superpotenze sovietica e nordamericana. Sconfìsse il maquis, la guerriglia comunista che voleva tornare alla guerra civile, sconfisse l’isolamento internazionale decretato dall’ONU, una misura criminale che voleva imporre al Paese la fame di massa, e lasciò un Paese prospero e per la maggior parte senza odi. Mi piacerebbe che venisse tradotto in italiano, dato che Spagna e Italia condividono alcuni problemi politici e storici importanti.
Intervista di Federico Sesia. Revisione di Carmen Garcìa de Vinuesa.