di Andrea Piccolo
La legge Taubira, che ha legittimato i matrimoni omosessuali in Francia, come analoghe proposte avanzate in Italia e non ultima la sentenza della Corte Costituzionale degli Stati Uniti, rappresentano uno spartiacque significativo: le unioni omosessuali non sono più una eccezione, seppure consentita, ma una condizione normata e istituzionalizzata.
Le relazioni umane, in quanto umane appunto, ovvero proprie di persone corporee, comportano sempre e necessariamente una fisicità che non è accessoria, ma intrinseca dell’entrare in relazione. Questa componente “fisica”, che può essere più o meno rilevante e contribuisce a caratterizzare la relazione, non va pensata limitatamente al contatto fisico, ma comprende tutti i modi in cui la nostra materialità si manifesta e esprime ciò che siamo.
Da quelle più formali, dove una presenza composta e ingessata può rinunciare facilmente al senso del tatto, fino alle manifestazioni più complesse e articolate in cui il corpo comunica quanto la parola e il contatto manifesta confidenza, le relazioni si intessono in forme molto diverse. Si pensi ad esempio alle differenze tra un incontro del G8, una cena tra amici e il rapporto madre figlio che nei primi anni è un continuo, necessario e insostituibile contatto fisico.
Nel novero delle relazioni, quella coniugale occupa una posizione unica rispetto alla fisicità. Nel coniugio non solo sono coinvolte tutte le forme espressive del corpo umano, al punto che la coabitazione non è una prassi ma un requisito, ma il contatto fisico assume un ruolo e una capacità di comunicare che non si ritrovano in nessun’altra dinamica io-tu.
Il linguaggio corporeo coniugale che arriva fino all’unione della carne, spaziando dalla più pudica intimità all’aperta condivisione comunitaria, testimonia come la coppia sia bastante a sé stessa e parimenti sia orientata fuori di sé aprendosi al mondo delle relazioni terze.
Questa componente fisica è così sostanziale ed è a tal punto la trama del matrimonio, che la ritualità sponsale, con poche eccezioni e indipendentemente dalla cultura e dal contesto religioso, celebra sia l’epifania comunitaria del legame personale tra gli sposi, sia il momento del segreto celato.
A ben vedere, nelle tradizioni e usanze delle culture con una storia, accade spesso che il rito del matrimonio termini solo in apparenza sulla soglia dell’abitazione degli sposi: nel rito della Chiesa Cattolica, ad esempio, il consenso pubblicamente scambiato tra gli sposi, che costituisce il matrimonio, ha compimento nel loro diventare “una carne sola”. Solo allora il matrimonio non può più essere sciolto.
Vorrei far notare per inciso che, proprio in virtù della varietà di relazioni umane, le frasi sul genere di “Love is love” o fanno riferimento a uno specifico orizzonte esperienziale, noto e condiviso per chi ascolta, e in questo modo il segno del vocabolo si arricchisce di una valenza simbolica, oppure, come avviene nell’uso che ne ha fatto Obama per rallegrarsi della demolizione del matrimonio, chiunque può metterci dentro il significato che preferisce, e allora le parole diventano solo slogan.
In altri termini, se io dico che “l’amore è amore” senza riferirmi a un preciso contesto di storie personali, faccio una affermazione che vale quanto dire che “i rapanelli sono rapanelli” o che “la seconda guerra mondiale si è verificata dopo la prima”, formalmente ineccepibile e niente più.
Madre Natura o, per chi preferisce un approccio meno romantico, un miliardo di anni di evoluzione, ha stabilito (effettivamente pare che in questo caso non si possano usare i verbi “consiglia” o “raccomanda”) che l’uomo si riproduca per via sessuata. Non vale solo per l’uomo, ma non vale per tutte le specie. Gli etologi mostrano come già negli ordini inferiori lo sviluppo della progenie non solo risenta ma addirittura dipenda dal contesto socio-relazionale in cui ha origine e si sviluppa.
Da quando esistiamo i bambini nascono e diventano uomini respirando l’essenza della relazione più ricca di dinamiche e fisicità. E’ accidentale il fatto che in tutte le civiltà, quelle con una storia, la relazione coniugale sia stata elevata al rango di istituzione, con una sacralità non soltanto religiosa?
Questo terreno è umanesimo, non valgono le regole delle scienze positive per cui un controesempio invalida la tesi; l’esistenza di persone cresciute e maturate in ambienti difficili non rende superflue le condizioni favorevoli: se ci sono bambini che, ad esempio, giungono a una maturità responsabile pur nascendo e crescendo in teatri di guerra, non si può per questo dire che la pace cessi di essere una condizione necessaria e prioritaria per l’infanzia.
Ora, penso si possa essere tutti d’accordo sul fatto che l’omosessualità non sia solo la frequentazione di una persona dello stesso sesso, e neppure un rapporto di predilezione senza altro aggiungere. Nella comune accezione, ed unica esistente per quel che mi sia capitato di leggere o sentire, presuppone l’esistenza di una relazione carnale, intenzionale e consapevole, tra le due persone dello stesso sesso.
La vita comunitaria, l’amicizia, il cameratismo, la goliardia e tutte le altre relazioni “coinvolgenti”, che pure esprimono notevole fisicità, sono indubbiamente altro dall’omosessualità. Il matrimonio mantiene però un primato su tutte perché lì uomo e donna creano la vita e generano nuove relazioni di genitorialità e figliolanza, perché solo nell’intimità di quella unione si possono celebrare voti per un figlio quand’anche non dovesse mai arrivare.
Adesso si vuole rivoluzionare il fondamento delle relazioni personali, sulla base dell’idea che un miliardo di anni di evoluzione sia sostanzialmente equivalente ai condizionamenti culturali ricevuti da famiglia e scuola nei primi 10-15 anni di vita. Ma se si alzano le saracinesche della diga, bisogna capire dove si riverserà l’acqua e cosa incontrerà sul cammino. Aprendo matrimonio e adozione a tipologie di relazioni meno intense (intensità relazionale, non emotiva), qual’è l’argine ? Cosa resta fuori?
Se non è un’unione potenzialmente capace di generare, chi ha detto che deve essere un’unione carnale? Se le parole dicono ancora qualcosa, la legge Taubira non ha introdotto il matrimonio omosessuale, dato che viene chiamato mariage pour tous: matrimonio per tutti. É puerile non indagare in anticipo le conseguenze, è criminale non farlo su decisioni di questa portata.
Deve essere chiaro se ci stiamo avviando verso un’epoca in cui amici, affiatati da goliardico entusiasmo, potranno approfittare dell’istituto giuridico per farsi assegnare un bambino che consenta loro di gratificare tutta la gamma dei sensi e delle esperienze narcisistiche autocelebrative.
E perché lasciare fuori i single annoiati? Sono sicuro che saprebbero dare tanto amore a quei bambini altrimenti abbandonati negli orfanotrofi. Ma questo solo dopo che avranno equiparato orfanotrofi e canili, e l’affetto per i cani a quello per i bambini. Dopotutto, love is love.