(ICEF, 27 giugno 2014)
Giuseppe Brienza
Investire nella persona. Dall’emergenza al risveglio educativo: è il tema della Convention tenutasi a Roma il 27 giugno 2014, nella quale è stata anche presentata l’attività dell’Associazione Romana di Studi e Solidarietà (http://www.arssroma.org/) che si propone d’intraprendere a partire da settembre un’attività di formazione al servizio di Istituzioni ed enti, pubblici o privati, aziende, scuole od associazioni professionali. L’ARSS-Roma, il cui presidente è il direttore della scuola Elis di Roma Pierluigi Bartolomei, vorrebbe contribuire, con le “armi” della cultura e della formazione, a suscitare un “risveglio” educativo che riparta dalla famiglia come primo ed originario nucleo di relazioni umane.
FAMIGLIA, FORMAZIONE E RELAZIONE SOCIALE
1. L’attività che l’ARSS-Roma si propone d’intraprendere a partire da settembre al servizio di Istituzioni ed enti, pubblici o privati, aziende, scuole od associazioni professionali vorrebbe contribuire, con le “armi” della culturae della formazione, a suscitare un “risveglio” educativo che riparta dalla famiglia come primo ed originario nucleo di relazioni umane. L’idea, dunque, è quella di ridire con forza, negli ambienti educativi, sociali e di lavoro, il nostro Si alla famiglia (1). In primo luogo Si alla irrinunciabile relazione padre-madre-fratelli, che è la base,che dovrebbe accompagnare ciascuno durante tutto il corso della propria vita.
Il lavoro della pediatra americana MegMeeker, autrice di numerosi best seller negli Stati Uniti e madre di quattro figli (2), ha documentato in particolare con grande efficacia il ruolo fondamentale del padre nella formazione dei figli, soprattutto nell’attuale quadro di disgregazione della società occidentale, a partire dalla svalutazione dell’unità familiare (3). In secondo luogo Si alla scuola come comunità educante, nella quale i giovani “socializzano”, incontrando persone diverse da loro, per età, per cultura, per origine, per capacità. La scuola è la prima società che integra la famiglia e, quindi, la famiglia, la società e la scuola non possono mai essere contrapposte. E’ vitale, piuttosto, che siano complementari e, dunque, collaborino ciascuna nel proprio ambito specifico.
2. Come formatori, ci rivogliamo quindi in primo luogo ai genitori ed ai gruppi di genitori, che vorremmo affiancare perché ritornino ad essere portatori, anche nel mondo della scuola e della formazione, di valori forti e positivi, così da essere la risorsa di salvezza più importante per i giovani italiani, ormai vittime dell’attuale “dittatura del relativismo” (Benedetto XVI).
LA SFIDA DEL GENDER
1. Parliamo di famiglia ed alla famiglia perché, al presente, ci troviamo nel bel mezzo di una rivoluzione sessuale che ha assunto dimensioni pervasive, e che sta provando per la prima volta nella storia umana a costituire una società Unisex, quindi, all’“uomo senza identità” (4).Uno sconvolgimento che ha naturalmente investito come un ciclone anche il campo dell’educazione e della formazione.
2. Fra le varie conseguenze, “a valle” di questa dinamica, vi è come noto l’attuale“somministrazione” dell’ideologia gender in alcune scuole italiane. Questa ideologia, che nasce da una molto discutibile teoria, soprattutto per gli adolescenti, ha un impatto molto negativo anche perché difficilmente reversibile. Relativizzare l’orientamento (il c.d. “genere”) sessuale in una stagione delicata di crescita, può generare o far degenerare i disturbi classici dell’età, nell’identità personale, nell’educazione alimentare, in termini d’insuccesso scolastico e, infine, di uso od abuso di alcol e droghe (5).Ma è necessario avere e riproporre idee chiare sulla sessualità in ultimo per prevenire le malattie che sono sempre più trasmesse attraverso ambigui e pericolosi comportamenti dei giovani. La formazione che intendiamo riproporre loro, quindi, intende spiegare come l’identità e sessualità personale non è solo questione psicologica o culturale e, tanto meno, una funzione corporale. Si tratta, in entrambe le fattispecie, di una realtà profondamente legata alla natura dell’uomo e della donna, ai rispettivi sentimenti, pensieri e carattere originario.
EDUCARE E FORMARE ALLO SPIRITO CRITICO
Un’autentica crescita umana, sociale e professionale può verificarsi almeno a due condizioni: da un lato, l’esperienza di incontri che siano segnati dall’autenticità e dalla trasparenza, e, dall’altro, da un iter formativo che richieda l’educazione allo spirito critico. Questo attraverso una ridefinizione, quando necessario, delle regole della convivenza civile e mediante una coraggiosa presa di posizione nei confronti delle situazioni particolarmente pressanti dell’attuale emergenza educativa. Liberare quindi i giovani, e meno giovani, da atteggiamenti anti-etici quali il conformismo ed il fatalismo, passando per il riconoscimento di una vera libertà personale, che non sta nel “fare ciò che si vuole”, ma nel “volere ciò che si deve fare”.
In questo contesto, nella nostra proposta formativa diamo importanza ad un ambito non sempre valutato dai genitori e dalle istituzioni educative e formative classiche, cioè l’educazione ai new media. Come documentato in un recente libro, viviamo infatti sotto il Mass effect, in un Paese nel quale per esempio si vendono trenta videogiochi al minuto e due famiglie su tre hanno una console in casa (6).Non scordiamoci, quindi che, come in tutte le realtà umane, il male è presente anche nella rete ed, a tutti i navigatori (tanto più se giovani) va insegnata ed è richiesta attenzione, formazione, prudenza e discernimento. Così da riconoscere, da soli od insieme ad latri, la “zizzania” che abbonda anche on line (7). Il mondo dei videogiochi, in particolare, si sta sovrapponendosempre più con quello dei social network, perché sempre più videogames ed ad vergames sono anche reti sociali e luoghi d’incontro.
Approfondirne le dinamiche e svilupparne una conseguente proposta educativa può servire a comprendere ed orientare la complessità coinvolgente di un linguaggio al quale quasi nessuno oggi può rimanere estraneo. Orientarsi nel mondo dei media digitali è una necessità, quasi un dovere ormai, per chi abbia un ruolo di responsabilità educativa, in primo luogo genitori e insegnanti.
2. Quello dei videogames è ormai il vertice “qualitativo” della grande innovazione linguistica che ci ha investiti con l’era digitale. Prima del web e meglio del web questi hanno infatti saputo utilizzare l’interattività multimediale mettendo il giocatore nei panni di un protagonista e affascinandolo con due dimensioni umanamente essenziali: il gioco e le storie. Entrambe si sono perse nella società competitiva e turbo-capitalista dell’ultimo mezzo secolo. Si tratta di riconquistarle, anche alla dimensione educativa, comunitaria e formativa.
3. Ma un altro caposaldo, sia nelle nostre proposte formative rivolte alla scuola ed all’università, sia in quelle riguardanti specificamente la comunicazione e la bioetica, è quello di apertura alla vita, in tutte le sue prospettive (8).L’educazione, sui temi della nascita e della morte, non può essere infatti neutra. O è positiva o è negativa; o arricchisce o impoverisce;o fa crescere la persona o la deprime, persino corrompendola.In questo modo la formazione in tutti i campi può coltivare nelle persone il vero, il bene e il bello, spiegando come queste tre dimensioni non vadano mai separate, perché sono sempre profondamente intrecciate. E insieme questi tre elementi fanno crescere ed aiutano ad amare la vita, anche quando si sta male, anche in mezzo ai problemi.
La vera educazione e formazione umana dovrebbe quindi portare ad amare la vita, aprendo alla pienezza della relazione e della comunità familiare, sociale e professionale. Nel bel mezzo di una crisi economica scatenata dalla finanziarizzazione dell’economia mondiale, con élites di Paesi forti che creano bolle finanziarie e poi le fanno pagare ai Paesi più deboli, con dislocazione dell’industria in aree asiatiche dove il costo del lavoro è molto inferiore a quello occidentale, la “cultura della morte” dei nostri giorni è rivelativa anche di un timore spesso ricorrente. Quello, cioè, di certe minoranze di privilegiati, di venir schiacciate dallo straripamento della natalità dei popoli emergenti. In questo senso, anche riprendendo le valutazioni in merito della Caritas in veritate, un nostro “pacchetto” di conferenze da proporre riguarda la crisi di funzionamento e l’ideologia denatalista delle principali organizzazioni internazionali.
FORMAZIONE, NON SOLO CONOSCENZE
1. Nella formazione e nella proposta culturale che come ARSS vorremmo rilanciare non si dovrebbero offrire solo conoscenze, nozioni e contenuti, ma anche abitudini e valori. Si educa, infatti, per conoscere tante cose, cioè molteplici contenuti importanti, per avere determinate abitudini, ma soprattutto per assumere i veri valori. Così è possibile imboccare una strada che permetta di conoscere e far crescere i “tre linguaggi” sociali, che una persona matura dovrebbe saper parlare: quello della mente, quello del cuore e quello dell’operare (“delle mani”).
2. Alla base della crescita vi è infatti l’uomo come essere completo, con bisogni ed aspettative materiali e spirituali, non la visione riduttivistica del consumismo che lo vede nient’altro che come un fascio di stimoli da saturare. E’ proprio all’esasperazione di questo approccio che è derivato il grande cambiamento che è in atto nel mondo dell’educazione rispetto a quanto, fino a pochi anni fa’, veniva chiamata la situazione di “emergenza educativa” italiana.
3. Il primo a parlare di emergenza educativa è stato, come si ricorderà, Benedetto XVI, nella Lettera alla diocesi di Roma sui problemi dell’educazione, resa nota il 21 gennaio 2008, nella quale scrisse che le difficoltà ad educare da parte della famiglia, della scuola e della società intera derivavano dal fatto che non si sa più chi educare e a cosa educare. Ma, ora, l’accelerazione dei fenomeni di degenerazione nell’educazione ha purtroppo superato una tale, già drammatica, visione, perché «Il fronte dell’emergenza educativa è ormai diventato un altro, al punto che bisogna ormai parlare di nuova emergenza educativa o, meglio, di allarme educativo. Il fatto nuovo è stata l’irruzione dell’ideologia del gender nell’educazione, soprattutto nelle scuole» (9).
In Italia, la “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” , elaborata dal Ministero per le pari opportunità e dall’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali a difesa delle differenze), sta producendo i suoi effetti nelle scuole: i corsi per docenti sono impostati secondo l’ideologia del gender. A ciò contribuisce la RE.A.DY, la Rete delle pubbliche amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, che fornisce sostegno e patrocinio. Sul piano locale c’è una collaborazione educativa ideologicamente orientata tra aziende sanitarie locali, comuni, scuole statali e associazioni Lgbt.
4. L’ulteriore e connesso allarme deriva dalle modalità con le quali viene proposta ed attuata l’educazione sessuale nelle scuole italiane.Nella delicata sfera della corporeità e dell’affettività viene applicata quell’impostazione di cui abbiamo detto prima che riduce la formazione esclusivamente ad istruzione. L’educazione sessuale, dunque, diviene nella migliore delle ipotesi contenitore e dispensario di nozioni e conoscenze avulse dall’antropologia e dalla dignità della persona e, nella peggiore, propagandano in modo subdolo e para-scientifico un pensiero ideologico pro-contraccezione, omosessualità e aborto.
5. L’impostazione di fondo dell’ARSS sui temi sopra accennati e sugli altri che rientrano nella nostra mission formativa, vuole assumere una connotazione di laicità che non si identifica nel relativismo. Ed una apertura alle novità della tecnologia e della scienza che non cada nell’indulgenza alla tecnocrazia ed allo scientismo. Nell’ambito di un rispettoso equilibrio tra materialità e sostrato spirituale della persona, insomma, ciascuna delle nostre proposte culturali e seminariali ambisce ad invertire quest’eliminazione della solidarietà e dell’umano cui come in vicolo cieco ci ha condotto la società liquida (10). Si tratta, in ultima analisi, «di una grande testimonianza di carità che ci viene richiesta. Sì, di carità e non solo di verità» (11).
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1) Cfr. MASSIMO INTROVIGNE, Si alla famiglia! Manifesto per una istituzione in pericolo, Sugarco Edizioni, Milano 2014.
2) MegMeeker, con quasi 30 anni di esperienza come pediatra e consulente familiare, è componente dell’“American Board of Pediatrics” e docente per l’“American Academy of Pediatrics”. I suoi libri sono stati tradotti in numerose lingue, l’ultimo libro edito in italiano, è Boys. 7 segreti per crescere figli maschi (Edizioni Ares, Milano 2014).
3) Cfr. MEGMEEKER, “Papà, sei Tu il mio Eroe”. 10 segreti per papà con figlie che crescono, Edizioni Ares, 2a ed., Milano 2012.
4) Cfr. ENRICA PERUCCHIETTI-GIANLUCA MARLETTA, UniSex. La creazione dell’uomo “senza identità”, Arianna Editrice, Bologna 2014.
5) Cfr. ALBERTO TORRESANI, Ideologia di gender & rivoluzione sessuale, in Fogli – Itinerari mensili di costume, n. 405, Milano maggio 2014, pp. 4-9.
6) Cfr. GIUSEPPE ROMANO, Mass effect. L’interattività ludica e narrativa: videogame, advergame, gamification, social organization, Lupetti editore, Milano 2014. Il libro riprende il titolo da Mass effect, uno dei più diffusi videogame degli ultimi anni, al fine di evocare appunto la straordinaria forza di attrazione di questi strumenti che, solo apparentemente, sono di utilizzo ricreativo.
7) Cfr. MICHELE DOLZ, Il web, il grano, la zizzania, in Studi Cattolici, n. 638, Milano aprile 2014, pp. 280-283.
8) Cfr. SERGIO FENIZIA, Scuola di vita & di perdono, in Fogli – Itinerari mensili di costume, n. 405, Milano maggio 2014, pp. 14-15.
9) OSSERVATORIO CARDINALE VAN THUÂN SULLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA, Dall’emergenza educativa all’allarme educativo, Comunicato, Trieste, 15 novembre 2013.
10) Cfr. ZYGMUNTBAUMANN, Modernità liquida, 5 ed., Editore Laterza, Roma-Bari 2011.La “società liquida”è concezione sociologica che considera l’esperienza individuale e le relazioni sociali segnate da caratteristiche e strutture che si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, in modo vacillante e incerto, fluido e volatile. La metafora della liquidità, da quando il filosofo polacco ZygmuntBauman l’ha coniata, ha marcato i nostri anni ed è entrata nel linguaggio comune per descrivere la modernità nella quale viviamo. Individualizzata, privatizzata, incerta, flessibile, vulnerabile, nella quale a una libertà senza precedenti fanno da contraltare una gioia ambigua e un desiderio impossibile da saziare.
11) OSSERVATORIO CARD. VAN THUÂN, Dall’emergenza educativa all’allarme educativo, cit.