Juan de Castillo

“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”

[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].

San_Juan_Del_Castillo

di Rino Cammilleri

Nobile spagnolo nato a Belmonte, in diocesi di Toledo, nel 1614 si fece gesuita a Madrid. Due anni dopo chiese di partire missionario e fu mandato in Argentina a completare gli studi. Nel 1626, su sua richiesta, venne assegnato alla reducción di San Nicolò di Piratiní. Quando, nel 1628, il b. Rocco Gonzalez fondò la reducción dell’Assunzione, si pensò di affidarne la direzione al Castillo.

In quella reducción stavano quattrocento indios del Yjuí, ma riuscì a infiltrarvisi anche il payé (stregone) Nezú, che non intendeva rinunciare alle sue vecchie prerogative né lavorando come tutti né licenziando le sue numerose concubine. I padri gesuiti della reducción pazientarono, come d’uso, perché, ovviamente, ci voleva tempo e convinzione per “ridurre” gli indios a vita sedentaria, al lavoro organizzato e, soprattutto, alla mentalità cristiana.

Ma la consueta tattica missionaria in quel caso si tramutò in un boomerang perché il payé incrementò l’ostilità contro i padri e cominciò, anzi, a sobillare gli indios. A un certo punto si alleò con l’ex capo Patiravá e scatenò una rivolta. I gesuiti Gonzalez e Alonso Rodríguez furono massacrati per primi.

Poi toccò al Castillo, che venne sorpreso mentre pregava e immobilizzato. Trascinato nella foresta, fu ucciso a colpi di ascia e poi bruciato. Gli indios ritornarono al nomadismo e alle loro pratiche tribali: incesti, cannibalismo rituale, infanticidio. Ma, soprattutto, alle incessanti migrazioni, spinti dai loro payé, alla ricerca della mitica “terra senza il male”: una specie di paradiso primordiale che, ovviamente, non trovavano mai.

Il Giornale 22 giugno 2005