Dal blog di Robi Ronza 28 dicembre 2017
di Robi Ronza
C’è una fake news, una falsa notizia grande come una casa che campeggia, più forte di ogni ragionevole smentita, al centro della cronaca politica italiana: si tratta dello jus soli. In un momento in cui si fa un gran parlare del problema delle false notizie il fatto che questa resista intoccabile merita qualche preoccupata osservazione. L’episodio sembra infatti dimostrare che nel mondo in cui viviamo se l’intero ordine costituito accredita come vero un dato falso tale falsità diviene incrollabile.
Per opposti motivi oggi sia il centrosinistra che il centrodestra hanno interesse a far credere che grazie all’eventuale nuova legge cosiddetta “dello jus soli” i minori stranieri nati e cresciuti in Italia potrebbero diventare nostri concittadini mentre finora la cittadinanza italiana viene loro negata. Lo vuol far credere il centrosinistra nella speranza che ciò gli susciti consensi utili a ricuperare voti a sinistra; lo vuol fare credere il centrodestra nella speranza che ciò gli susciti timori utili a ricuperare voti a destra.
Ebbene, non è affatto così: sin dal 1992 i figli minori “di chi acquista o riacquista la cittadinanza italiana, se convivono con esso, acquistano la cittadinanza italiana, ma, divenuti maggiorenni, possono rinunciarvi” (legge n. 91 del 1992, “Nuove norme sulla cittadinanza”, art.14). Ciò che di nuovo il Pd vorrebbe introdurre con la sua proposta di legge “dello jus soli” è la possibilità per questi minori di diventare cittadini italiani anche se i loro genitori continuano a conservare la cittadinanza originaria.
Tenuto conto che i figli minori di stranieri regolarmente residenti in Italia godono esattamente di tutti i diritti civili e sociali riconosciuti in ogni campo ai cittadini italiani minorenni, non si capisce che bisogno ci sia di offrire ad essi la possibilità di divenire cittadini italiani mentre i loro genitori continuano a restare stranieri.
Viceversa sono evidenti le conseguenze negative di una tale innovazione: si andrebbero a creare delle famiglie attraversate al loro interno da due diverse legislazioni, e con dei cittadini italiani minori soggetti alla patria potestà di cittadini stranieri. Non è difficile immaginare tutte le aggrovigliate conseguenze giuridiche e patrimoniali che ne deriverebbero.
Non si capisce dunque perché non si possano lasciare le cose come stanno, tanto più che al sopraggiungere della maggiore età le ragazze e i ragazzi stranieri nati o comunque cresciuti in Italia possono comunque acquisire molto rapidamente la cittadinanza italiana in forza degli anni che già hanno trascorso nel nostro Paese.
In tema di diritti civili e sociali – ribadiamo — in Italia tra uno straniero con permesso di soggiorno a tempo indeterminato e un cittadino non c’ è alcuna sostanziale differenza. La differenza attiene ai diritti politici, che però rileva solo quando si raggiunge la maggiore età. Prima infatti il cittadino li detiene in astratto ma non li può esercitare; quindi anche da questo punto di vista i minori stranieri regolarmente residenti sono sullo stesso piano dei cittadini minorenni. Si sta facendo insomma molto rumore per nulla.
La questione è stata comunque rinviata alla prossima legislatura e può darsi che non se ne parli più. Resta però attuale il problema della verità e della libertà di discussione nel mondo in cui viviamo.
Se un domani, per qualche contingente motivo tattico, l’intero ordine costituito della politica avrà interesse a sostenere che gli asini volano, su tutti i grandi giornali e telegiornali diventerà impossibile sostenere il contrario? E sarà inutile farlo su giornali e telegiornali “outsider” perché comunque ciò non basterà a convincere il grande pubblico che gli asini continuano a non volare? La prospettiva è preoccupante.