Kyrill un uragano? La solita bugia per far pensare che il clima europeo sia ormai tropicale. Un intensificarsi dei fenomeni estremi? Non sembra proprio guardando alla storia delle “bufere”. La verità è che si sta cercando di strumentalizzare dei normali eventi atmosferici a fini politci e ideologici. E questo comporta dei pericoli. Un Fisico dell’atmosfera ci spiega Kyrill.
di Fabio Malaspina
I meteorologi, quando l’intensità del vento supera i 117 Km/h parlano di “venti da Uragano”, ma mai finora avevamo ascoltato che misurando ad esempio il “vento da uragano” chiamato Bora (tipico di Trieste, dove può arrivare anche a 170 km/h) qualcuno dicesse che la causa fosse un uragano tropicale; confusione che invece è accaduta con il vento causato da Kyrill. Ma davvero un fenomeno come Kyrill è senza precedenti?
Eventi simili si sono presentati nel corso del tempo, cito a salti alcuni casi nell’ultimo centinaio di anni: 1-3 febbraio 1898 con una decina di morti in Italia nella sola Lombardia; il 28 gennaio 1927 ci furono 12 morti solo a Glasgow; 12 e 16 febbraio 1962, 15 gennaio 1968 con 9 morti solo a Glasgow; 1 novembre 1965, il 2-3 gennaio 1976 (provocò il crollo anche delle dighe olandesi, in Europa si stimarono 2100 morti); 16 ottobre 1987, la tempesta distrusse un quinto degli alberi in Inghilterra e uccise 19 persone (la tempesta fu famosa anche perché non fu prevista, il “The Guardian” titolò “computer under the weather”); 25 gennaio 1990, per venti fino a 180 Km/h morirono un centinaio di persone di cui 40 a Londra, a fine febbraio 1990 soffiò sull’Europa del Nord la tempesta soprannominata “Vivian” con venti che sulle vette delle Alpi toccarono i 270 Km/h (le vittime furono 86 e fu abbattuto in Germania un numero di alberi altissimo); il 26 e 27 dicembre 1999 la tempesta fu detta “Lothar” e nel periodo natalizio uccise 12 persone ed in Svizzera abbatté più di 12 milioni di metri quadrati di foresta.
Più lontano nel tempo, lo scrittore Daniel Defoe (colui che scrisse anche “Le avventure di Robinson Crusoé”) raccontò nel suo primo libro “La tempesta” l’incredibile violenza del vento che sconvolse l’Inghilterra la notte del 26 novembre 1703 (vento stimato 200 km/h), l’acqua marina entro per chilometri nel letto dei fiumi, si stimarono 8.000 morti tra i marinai ed un centinaio in città (Londra all’epoca era abitata da circa seicentomila persone contro i quasi otto milioni attuali).
La tempesta riuscì ad abbattere il Faro di Eddystone sul Canale della Manica, costruito da pochi anni e ritenuto indistruttibile tanto che il progettista Winstanley scomparse ingoiato dal mare insieme al faro all’interno del quale era rimasto tranquillo a dormire.
Ritornando alla tempesta del 1898, un giornale italiano così riportava: “Preannunziata dai bollettini astro-meteorici, stanotte è sorta improvvisa una terribile bufera che fece sentire la sua spaventevole violenza specialmente stamattina”. Grazie al telegrafo, nei giorni successivi si seppe che la bufera aveva colpito pesantemente Austria, Ungheria e tutto il nord Italia causando decine di morti. Sul Lago di Como “onde furiose alzavansi tanto da sembrare colline vaganti, sprigionanti vere nuvole d’acqua”.
Più indietro nel passato ci furono fenomeni intensi come ad esempio nel 1287, nel 1413, il 1 ottobre 1250, etc. Anche l’invincibile Armada spagnola fu costretta a fare i conti nel 1588 con le “grandissime tempeste” sul mare del Nord, descritte da Sir Francis Drake. Molte delle loro navi, ed anche il loro carico, fecero analoga fine del cargo “Napoli” durante il recente ciclone Kyrill. Filippo II disse:”Io so combattere contro gli uomini non contro gli elementi”, mentre Elisabetta I fu convinta che:”Dio soffiò ed i nemici furono dispersi”.
E’ passato oltre mezzo secolo da quando Rascel cantava:”È arrivata la bufera, è arrivato il temporale, chi sta bene e chi sta male, e chi sta come gli par…”. All’epoca tutti conoscevano la pericolosità della bufera e cercavano di organizzare un sistema di prevenzione e protezione efficace ed efficiente, ma nessuno pensava che fosse dovuta al “global warming”.