di Franco Cardini
Ma a parte le menzogne nelle quali cadono anche tanti cattolici che saranno anche in buona fede, ma che sono ignoranti come capre, in una parola si sta rimproverando a Colombo di non essere andato in America in aeroplano e alla Chiesa del Quattro-Cinquecento di non aver rispettato o spirito del Concilio Vaticano II.
Mi spigo melio. Che lo spirito del Vangelo e la sostanza della fede siano metastorici e metatemporali, siamo tutti d’accordo. Ma i modi di vivre l’uno e l’altra, questi no: qui non siamo nella costante immota, nella misura assoluta, bensì nelle variabili dello spazio e del tempo. Siamo nella storia, che forse non è «progresso», però è «processo», è dinamica.
Rimproverare alla Chiesa del Quattro-Cinquecento (che non è, attenzione, la gerarchia ecclesiastica, bensì la comunità ei fedeli, la società cristiana tuta) di non aver pensato e agito come avrebbe dovuto pensare e agire oggi , bensì di averlo fato secondo i parametri del tempo – che prevedevano fra l’altro, appunto, inquisizione e crociate…- è altrettanto assurdo che rimproverare Colombo per non essere arrivato a San Salvador in aereo.
Per il resto, per carità, chiediamo pure perdono ai mani degli aztechi massacrati da Cortes; a patto che lo chiedano anche loro ai toltechi e ai tlaxcaltechi, e che i romani chiedano perdono ai cartaginesi, e gli ebrei ai moabiti, e gli arabo-mussulmani ai persiani zoorastriani…
Ma prendiamo una delle cose che attualmente fa più rumore: la cacciata degli ebrei dalla Spagna nel marzo 1492. Quando ci si straccia le vesti al riguardo, si dimenticano alcune cose. Primo: non la vollero affatto né la Chiesa né i Re Cattolici, che furono obbligati a consentirla per evitare il peggio; la pretesero alcune lobbies di prestatori a usura cristiani ai quali gli ebrei, che prestavano più onestamente, davano ombra.
Secondo: anche se vi furono violenze e raggiri di ogni genere, in quella pur vergognosa pagina non si perse del tutto la misura cristiana: agli ebrei si consentì di vendere le loro proprietà e di uscire portando con sé i loro beni, nonostante il drenaggio di ricchezza che da ciò derivò alla Spagna; gli episodi di conversione forzata furono scarsi, e gran parte del successivo problema dei marranos fu sollevata proprio dai convertiti di fresco, che temevano una presenza di criptoebrei la quale avrebbe messo in forse le loro stesse posizioni.
Terzo: la persecuzione della fine del Quattrocento fu tanto più dura quanto liberale era stata la società spagnola fino ad allora: la corona di Pastiglia aveva per secoli usato gli ebrei come appaltatori e collettori di imposte, e questo aveva naturalmente convogliato contro di loro l’odio della gente alla quale la diversità di religione servì da alibi; del resto nel Duecento gli ebrei erano stati cacciati in massa o quasi dalla Francia ed erano riparati in Spagna. Il cognome Franco significa proprio questo: ebreo francese. Dovette ricordarsene il generale Franco, che impedì costantemente al suo regime di accogliere le istanze antisemite del suo pur alleato Hitler e distribuì durante la guerra migliaia di passaporti agli ebrei.
Si dice che una delle ragioni per le quali la beatificazione della regina Isabella segna il passo risieda nel fatto che ebrei e musulmani se ne indignerebbero. Può darsi; e, se è così, bene fa la Chiesa cattolica nel mostrarsi prudente e nell’evitare scandali che potrebbero turbare il dialogo tra le tre fedi abramitiche. Ma, verrebbe da pensare, forse noi cattolici ci sentiamo offesi se l’Islam onora tanto la memoria del Saladino, che ha cacciato i cristiani occidentali da Gerusalemme?
O forse ammiriamo meno certi maestri del pensiero giudaico per il solo fato che hanno detto cose ferocissime contro i cristiani? Cari fratelli in Abramo, fondiamolo sulla comprensione e sul rispetto reciproco, il dialogo. Cari fratelli in Cristo, studiamo meglio e senza pregiudizi la nostra storia, la storia di noi cristiani. Ci guadagneremo tutti