3 Novembre 2017
di Anna Bono
Da alcuni giorni in Gabon, Africa occidentale, la Conferenza episcopale ha avviato una campagna contro i sacrifici umani e i crimini rituali, pratiche frequenti che si intensificano in coincidenza con certi eventi, ad esempio le elezioni, quando i candidati ricorrono alla stregoneria per aumentare le probabilità di vittoria. Si ritiene infatti che gli organi umani siano ingredienti che rendono particolarmente efficaci talismani e riti propiziatori acquistati per avere successo, fare carriera, avanzare di grado.
“Cerchiamo di moltiplicare il nostro impegno all’approssimarsi di ogni scadenza elettorale” ha detto il 6 ottobre durante una conferenza stampa Monsignor Jean-Vincent Ondo Eyene, presidente della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale, ricordando che la Chiesa gabonese si batte da tanto tempo, organizzando ogni anno giornate di preghiera. Da quest’anno inoltre, per sensibilizzare leader politici e popolazione, il 28 dicembre, festa dei Santi innocenti martiri, diventerà giornata nazionale di commemorazione delle vittime di sacrifici umani.
Dal 2005 collabora con la Chiesa l’Associazione per la lotta ai crimini rituali, fondata dai genitori di due bambini uccisi a scopo rituale. Ma i loro sforzi non stanno tuttavia dando i risultati sperati. Dal 2000, anzi, i crimini sono aumentati, favoriti dal fatto che raramente gli autori degli omicidi e chi li commissiona vengono puniti. L’azione giudiziaria è ostacolata da tanti fattori: minacce e pressioni sulle famiglie delle vittime, corruzione dei funzionari statali, non di rado complici essi stessi degli omicidi, costo elevato delle procedure investigative… Si stima che ogni anno circa 100 persone siano vittime di crimini rituali e nel 70% dei casi si tratta di bambini.
I sacrifici umani si praticano in tutta l’Africa subsahariana. Gli organi ritenuti più potenti sono quelli degli albini, acquistati per migliaia di dollari. Si va dai 2.000 dollari per un arto ai 75.000 per un corpo intero, cifre allettanti che a volte inducono gli stessi parenti a vendere i famigliari albini. Si dissotterrano persino i morti, nei cimiteri. In alcuni stati, per impedirlo, si raccomanda di rinforzare le tombe con gettate di cemento.
L’omicidio di albini più recente di cui si ha notizia è stato commesso in Mozambico a metà settembre. La vittima è un ragazzo di 17 anni il cui corpo è stato rinvenuto privo di braccia, gambe e cervello. Ma proprio in Mozambico intanto si è diffusa una nuova credenza secondo la quale la testa degli uomini calvi contiene dell’oro che gli stregoni sono in grado di estrarre. Le prime tre vittime, trovate decapitate, risalgono a maggio. Altri tre uomini calvi sono stati uccisi a giugno. A fine luglio in un cimitero sono stati riesumati e trafugati cinque cadaveri di uomini calvi. Secondo le autorità mozambicane a commissionare gli omicidi sono degli stregoni stranieri, quasi tutti residenti in Malawi, Tanzania e nella regione dei Grandi Laghi.
Da settembre non si registrano altri omicidi, ma le forze di polizia esortano a non abbassare la guardia. Nel frattempo però la superstizione ha prodotto altre vittime in Mozambico e nel vicino Malawi. In entrambi i paesi si è infatti sparsa la voce che dei vampiri si aggirano per città e villaggi assetati di sangue. Il 19 ottobre nella provincia mozambicana di Zambezia, al confine con il Malawi, il panico ha scatenato una vera e propria caccia al vampiro.
Nella città di Gile, per disperdere una folla agguerrita, la polizia ha sparato in aria e tuttavia un bambino è stato colpito a morte da una pallottola. L’intervento delle forze dell’ordine non ha messo fine ai disordini. Al contrario, convinta che le autorità stessero proteggendo i vampiri, la gente ha dato fuoco alle case di alcuni funzionari e poi ha compiuto atti vandalici contro una stazione di polizia e contro l’abitazione del direttore della prigione.
Nel distretto di Mulevana a provocare le violenze sembra sia stato l’arrivo di una equipe sanitaria incaricata di irrorare dell’insetticida nell’ambito di un programma ministeriale di prevenzione della malaria. Chissà come, i suoi componenti sono stati accusati di lavorare per i vampiri. La situazione è degenerata al punto che l’amministratore distrettuale si è dovuto mettere in salvo allontanandosi dalla zona. In Malawi, il 10 ottobre, a dover lasciare due distretti per motivi di sicurezza è stato il personale delle Nazioni Unite e di alcune organizzazioni non governative.
Lì la caccia ai vampiri era iniziata a metà settembre. Da allora nove persone sono state uccise, linciate da folle accecate dall’odio. Il 19 ottobre alla periferia della capitale, Blantyre, un “vampiro” è stato bruciato vivo. La folla è riuscita a entrare nella stazione di polizia dove si era rifugiato e lo ha trascinato all’esterno. Nessuno è ricorso a cure mediche per essere stato vampirizzato, non ci sono prove di aggressioni.
Tuttavia lo stato di paura – c’è gente che non osa neanche più dormire a casa propria – si sta estendendo ad altri distretti e con esso la caccia ai vampiri. La polizia ha già arrestato 140 persone coinvolte nei disordini. Il presidente Peter Mutharika si è recato il 20 ottobre in visita nei distretti più colpiti, per rassicurare che il problema verrà risolto e chiedere alla popolazione di rinunciare a farsi giustizia da sé. La gente è convinta che i vampiri usino il sangue per diventare ricchi.